Jolanda, la figlia del Corsaro Nero. Emilio Salgari
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Jolanda, la figlia del Corsaro Nero - Emilio Salgari страница 10
Carmaux e Wan Stiller erano addirittura furiosi. «Sono stati presi ed impiccati» ripeteva il primo. «Non rispettano nemmeno i nostri parlamentari. Eppure siamo belligeranti patentati, essendo la Spagna in guerra colla Francia e coll’Inghilterra».
«Il capitano li vendicherà, amico Carmaux» rispondeva l’amburghese.
«Raderemo Maracaybo al suolo. Questa volta non la risparmieremo, come quando ci siamo andati col Corsaro Nero e coll’Olonese».
Altre dodici ore trascorsero in continue impazienze ed in attese vane. Già Morgan, d’accordo con Pierre le Picard, suo secondo nel comando della squadra, si accingeva a dare il comando di salpare le àncore, quando agli ultimi raggi del sole fu scorto un piccolo canotto indiano montato da un solo uomo e che arrancava faticosamente, cercando d’imboccare la piccola baia.
Gli fu mandata incontro una scialuppa montata da dodici uomini, e venti minuti dopo quell’uomo si trovava a bordo della nave ammiraglia, dinanzi a Morgan.
Un grido di sorpresa e di rabbia era sfuggito a tutti i marinai, riconoscendo in lui uno degli otto filibustieri incaricati di scortare il piantatore.
«Dove sono i tuoi compagni?» chiese Morgan, dopo d’averlo lasciato vuotare una tazza di rum, tanto quel povero diavolo appariva sfinito dalla fatica.
«Impiccati, capitano» rispose il filibustiere. «Essi penzolano da sette forche erette sulla Plaza Maior di Maracaybo, nell’istesso luogo ove diciott’anni or sono fu preso il Corsaro Rosso, il fratello del signore di Ventimiglia».
Un lampo terribile era guizzato negli occhi dell’Almirante della squadra.
«Impiccati! …» gridò con voce terribile.
«Per ordine del governatore».
«Malgrado la bandiera bianca?»
«Che hanno subito stracciata sotto i nostri occhi, dopo averci fatti sbarcare e averci accolti come parlamentari».
«E non vi siete difesi?»
«Ci avevano prima invitati a deporre le armi, promettendo di rispettarci come messi di pace».
«Miserabili!… E perché ti hanno risparmiato?»
«Perché vi recassi la risposta del governatore».
«L’hai?»
«Eccola» disse il filibustiere levandosi dalla fascia di lana che gli cingeva i fianchi, un biglietto.
Morgan se ne impadronì vivamente, gettandovi sopra gli occhi.
Non conteneva che due righe:
«Aspetto a Maracaybo i filibustieri della Tortue per impiccarli tutti.
Il governatore della piazza».
Morgan stracciò con ira il biglietto, poi rivolgendosi al marinaio, chiese:
«Ti ha detto nulla della figlia del cavaliere di Ventimiglia?»
«Sì, che andate a prenderla, se ne avete il coraggio».
«E la prenderemo» rispose Morgan.
Poi, con voce tuonante, in modo da poter essere udito anche dai marinai delle altre navi, gridò:
«Si salpino le àncore e si sciolgano le vele. Prima di domani sera Maracaybo sarà nostra».
Un urlo immenso, alzatosi su tutte le navi, rispose:
«A Maracaybo!… A Maracaybo!…»
Mezz’ora dopo le otto navi lasciavano la baia, veleggiando verso il golfo. La Folgore – che era la nave di Morgan, così battezzata a ricordo della valorosa nave del Corsaro Nero – apriva la via.
Era la più grossa di tutte, una fregata a tre alberi, armata di trentasei cannoni di grosso calibro, fra cui alcuni pezzi da caccia e montata da ottanta uomini che nulla temevano.
Le altre, che erano quasi tutte caravelle predate agli spagnoli, ma armate di numerosi pezzi di cannone, di petriere e di grosse spingarde, la seguivano in una doppia colonna, tenendosi ad una distanza di cinque o seicento metri l’una dall’altra, onde aver campo sufficiente per manovrare senza correre il pericolo d’investirsi.
Tutte avevano i fanali spenti. Tuttavia, quantunque la luna mancasse, la notte era abbastanza chiara, essendo l’aria delle regioni tropicali ed equatoriali d’una purezza straordinaria.
Morgan, che si trovava sul ponte di comando, scrutava attentamente l’orizzonte, essendogli stato riferito giorni innanzi che tre grosse navi spagnole avevano lasciati i porti di Cuba per dargli la caccia e assalirlo prima che tentasse qualche altra impresa contro le città del continente.
Carmaux, che era il suo fido, si trovava con lui e scambiavano qualche parola.
«Mi viene però un dubbio, capitano» disse Carmaux.
«E quale?»
«Che il governatore, conoscendo lo scopo della nostra spedizione e sapendoci vicini, approfitti del nostro ritardo per far trasferire altrove la figlia del signor di Ventimiglia».
Una ruga profonda si era disegnata sull’ampia fronte di Morgan.
«Se non ritrovassi quella fanciulla» disse con voce minacciosa, «non darei una piastra di tutte le pelli degli spagnoli di Maracaybo. Tu sai che so essere gentiluomo come il signor di Ventimiglia; ma anche tremendo ed implacabile come Pietro l’Olonese, che fu il più feroce e spietato filibustiere della Tortue».
«Quel cane di governatore, che mi fu dipinto come un uomo avidissimo e che fu un tempo amico intimo del duca Wan Guld, il suocero del signor di Ventimiglia, sarebbe capace di farla scomparire».
«Sventura a lui. Come il Corsaro Nero fu implacabile contro il duca, io non lo sarò meno col governatore di Maracaybo e lo perseguiterei fino alla morte. Ah! Se la figlia del nostro vecchio condottiero ci avesse avvertiti del suo arrivo in America, gli spagnoli non l’avrebbero presa. Tutti i più celebri filibustieri della Tortue si sarebbero tenuti onorati di scortarla e di proteggerla. È strano che non si sia ricordata che suo padre contava fra noi un numero così immenso di amici e di camerati devoti e che ignorasse che alla Tortue egli possiede ancora una villa e delle piantagioni che io solo amministro da diciassette anni».
«Forse era sua intenzione di giungere fra noi improvvisamente e, senza l’incontro colla fregata spagnola che ha catturata la nave olandese, sarebbe già la regina della Tortue».
«Ah!… Guarda Carmaux!…»
«Che cosa, capitano?»
«Dei fanali laggiù che navigano verso il nord».
«Che siano i tre vascelli che sono incaricati di darci la caccia? Ho udito a raccontare che sono navi grosse, d’alto bordo, equipaggiate da biscaglini e capaci d’affrontare una squadra ben più numerosa della nostra. In guardia con quei lupi, capitano».
«Quei fanali vanno verso il settentrione, quindi non li incontreremo sulla