La perla sanguinosa. Emilio Salgari

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La perla sanguinosa - Emilio Salgari

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cinque minuti a percorrere un tratto di pochi metri, poi finalmente si trovarono sull’angolo del tetto.

      Non vi era che un salto di tre metri da spiccare sopra delle aiole dove i guardiani avevano piantato dell’insalata d’Europa, che cresceva stentatamente, nonostante le assidue cure dei coltivatori. La terra, che veniva smossa ogni giorno, doveva attenuare ogni rumore.

      Prima di lasciarsi andare, Will guardò attentamente in tutte le direzioni, temendo che qualche sentinella s’avanzasse improvvisamente sotto il viale. Non scorgendo nessuno stava per spiccare risolutamente il salto, quando udì a cinquanta o sessanta passi una voce gridare:

      «Chi vive?»

      I due fuggiaschi, credendosi scoperti, si appiattirono sull’orlo del tetto. Una voce che rispose subito alla sentinella li rassicurò:

      «Sono io: Jody.»

      «Aspetta un momento a saltare, Palicur,» mormorò rapidamente il quartiermastro della Britannia.

      Si sporse innanzi e vide il macchinista avanzarsi sotto il viale, portando in mano qualche cosa che rassomigliava a una bottiglia.

      Quando scomparve sotto gli alberi, dove lo attendeva il sorvegliante di guardia per bere insieme un sorso di brandy o di gin, Will e Palicur si lasciarono cadere in mezzo alle zolle senza fare alcun rumore, essendo stata la terra smossa di recente.

      «Gambe, ora! – disse il quartiermastro, – e apri bene gli occhi, Palicur. Vi può essere qualche guardiano presso l’imbarcadero.»

      «O il Guercio, – disse il malabaro, stringendo i pugni. – Sarei lieto di poterlo trovare prima di lasciare per sempre il penitenziario.»

      «Per mio conto preferisco non incontrarlo in questo momento, – rispose Will. – Darebbe l›allarme e noi verremmo subito presi. Gettati dietro la siepe e non far rumore.»

      Il viale era fiancheggiato da una doppia linea di cespugli che formavano come delle siepi. I due fuggiaschi raggiunsero quella di destra e si misero a strisciare in direzione della spiaggia.

      Procedevano cauti, cogli occhi sbarrati e gli orecchi tesi non osando quasi alzare il capo e scostando con infinite precauzioni i rami che impedivano loro il passo. Sulla loro sinistra udivano le voci delle due sentinelle e quella di Jody; dinanzi invece il frangersi monotono dell’onda che il mare spingeva incessantemente sulla sabbia.

      Avevano ormai percorso tutto il viale e non udivano più le voci dei guardiani, quando scorsero un’ombra umana immobile dinanzi ad un dammar che cresceva a pochi passi dall’imbarcadero.

      Will frenò a malapena una bestemmia.

      «La via ci è chiusa, – mormorò al malabaro. – Che cosa fa lì quell›uomo? Jody non ci aveva detto che vi era una sentinella anche presso l’imbarcadero. Come raggiungere la scialuppa senza farci scorgere da quello lì?»

      «Signor Will, che sia il Guercio?» chiese il pescatore di perle.

      «È venuto anche a me il medesimo sospetto.»

      «Se è lui vado a ucciderlo, checché debba accadere,» disse Palicur.

      «E guasteresti tutti i nostri affari. Aspetta, vediamo chi è, innanzi tutto.»

      Scostò dolcemente i rami e guardò attentamente quell’uomo che si trovava a soli dieci passi e che volgeva loro le spalle, stando appoggiato, con ambo le braccia, sulla carabina che aveva la baionetta inastata.

      «È un guardiano, – disse poi. – Il Guercio sarà nella sua baracca a dormire. Non gli darebbero certo un›arma da fuoco in mano, anche se è la spia del bagno.»

      «Non possiamo passare da un›altra parte?»

      «Quell›uomo ci scorgerebbe egualmente, poiché la scialuppa è legata dinanzi a lui.»

      «Che fare, signor Will? Fra poco Jody sarà qui e la sua presenza potrebbe allarmare quel guardiano.»

      «Dammi la tua sbarra,» disse d›improvviso il quartiermastro, con accento risoluto.

      «Che cosa volete fare, signor Will?»

      «Sorprendere il guardiano e atterrarlo con un colpo solo. Tanto peggio per lui se muore. Se esitiamo, non lasceremo mai più questo inferno.»

      «Lasciate fare a me, signor Will; sono più vigoroso di voi, anche se ho il dorso ancora mezzo fracassato. Noi indiani, nelle sorprese, siamo più abili di voi europei»

      «Sia, ma sarò pronto a prestarti man forte, e soprattutto non dimentichiamo la carabina e le cartucce di quell›uomo. Ci sarà di grande utilità quell’arma.».

      «Seguitemi, strisciando.»

      Il malabaro si gettò a terra e avanzò silenziosamente, trattenendo perfino il respiro. Il guardiano, per fortuna, gli volgeva le spalle e pareva si fosse addormentato sul suo fucile.

      La distanza a poco a poco scemava. Il malabaro aveva già impugnato la sbarra di ferro.

      Stava per scagliarsi, quando il sorvegliante, allarmato forse da qualche lieve rumore, si volse. Vedendosi dinanzi quelle due ombre, fece l’atto di alzare il fucile, ma Palicur non gli lasciò il tempo di adoperarlo, né di dare l’allarme. La sbarra di ferro gli piombò sul cranio e lo fece stramazzare al suolo come fulminato, senza un sospiro.

      Probabilmente non era morto, poiché l’elmo doveva aver attutito in gran parte il colpo.

      Palicur raccolse la carabina, mentre Will s’impossessava della cartuccera che era ben fornita, poi tutti e due si slanciarono verso l’imbarcadero, dinanzi a cui si cullava dolcemente la scialuppa a vapore. Pareva che nessuno si fosse accorto della caduta del povero sorvegliante; d’altronde il rumore prodotto dal corpo nello stramazzare al suolo doveva essere stato soffocato dal frangersi della risacca.

      «Da› fuoco al forno, Palicur, – disse subito Will, porgendogli alcuni zolfanelli, – poi getta dentro tanto carbone da riempirlo. È necessario che la macchina abbia molta pressione o noi…»

      Si interruppe bruscamente. Al largo si udì echeggiare un lungo muggito che pareva prodotto dalla sirena d’una nave a vapore. Un’imprecazione gli sfuggì:

      «Dannato inferno! Chi arriva?»

      In quel momento vide un’ombra precipitarsi fuori da un cespuglio e balzare verso la spiaggia, mentre una voce poco lontana gridava:

      «All›armi! Hanno ucciso Bakson!»

      «Jody!» esclamarono ad una voce Will ed il malabaro, riconoscendo quell›ombra.

      Era infatti il macchinista che giungeva, pallido come un morto e trafelato.

      «Fuggiamo, – disse il mulatto, balzando nella scialuppa. – Sta per giungere il Nizam e le sentinelle hanno scoperto il cadavere di Bakson. Lesti! Prendete i remi e corriamo verso la scogliera prima che ci scorgano!»

      In quel momento una voce imperiosa urlò con tono di minaccia: «Fermi o sparo!»

      «Ai remi, voi! – disse il quartiermastro, armando precipitosamente la carabina strappata al sorvegliante. – Rispondo io!»

      «Fuoco alla macchina, Palicur,» comandò Jody.

      «Avvampa

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