La perla sanguinosa. Emilio Salgari

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La perla sanguinosa - Emilio Salgari

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remi, arranca!»

      La medesima voce di prima echeggiò nel silenzio della notte:

      «All›armi! I forzati fuggono!»

      Poi un lampo ruppe le tenebre, seguito da una detonazione, e una palla fischiò sopra le teste dei fuggiaschi.

      Palicur e Jody si precipitarono sui remi, mentre la macchina cominciava a russare sonoramente. Il quartiermastro della Britannia, coricato sul banco di poppa, colla carabina in mano, aspettava che i sorveglianti di guardia si mostrassero, per aprire a sua volta il fuoco.

      Al largo la sirena della nave a vapore continuava a muggire lungamente, per annunciare ai guardiani del penitenziario il suo arrivo. I suoi fanali, verde e rosso sulla prora e bianco sull’albero di trinchetto, splendevano nettamente sul tenebroso orizzonte.

      «Quando giungerà, noi avremo lasciato la scogliera e avremo la pressione necessaria per fuggire, e se quella nave vorrà darci la caccia, la faremo correre, – disse il macchinista. – Forza, Palicur! La scialuppa è pesante, ma fra poco filerà meglio di uno sword-fish

      Un secondo sparo lo interruppe.

      «Briganti! – esclamò. – Un po› più basso e la mia testa scoppiava come una noce di cocco.»

      «A voi! – gridò il quartiermastro della Britannia, puntando la carabina. – Anche noi siamo armati e abbiamo il diritto di difenderci.»

      Un sorvegliante scendeva verso la spiaggia a tutta corsa urlando a squarciagola:

      «All›armi! All›armi!»

      Will puntò il fucile, mirò per qualche istante, poi premette il grilletto lentamente.

      Il sorvegliante cadde, mandando un urlo, mentre verso il viale si udivano parecchie voci gridare:

      «Dove sono?»

      «Verso il bosco?»

      «No, scappano sulla scialuppa.»

      «Alt! Alt o vi caliamo a fondo!»

      «Sì, prendeteci!» gridò il quartiermastro, che aveva ricaricato rapidamente la carabina.

      «Da› dentro, Palicur! – urlò Jody. – Il Nizam s’avanza e può calarci a fondo con un paio di cannonate.»

      La scialuppa, spinta da quelle quattro braccia vigorose, in quel frattempo aveva guadagnato tre o quattrocento metri e correva addosso alla punta meridionale della scogliera, dove i fuggiaschi contavano d’imbarcare le loro provviste. La pressione necessaria per mettere in moto la macchina non l’avevano ancora ottenuta, ma l’acqua non doveva tardare a vaporizzarsi, poiché le materie grasse e la legna bagnata abbondantemente di petrolio spandevano, ardendo, un calore intenso.

      «Gettati dietro agli scoglietti!» gridò il quartiermastro della Britannia a Jody, vedendo cinque o sei guardiani precipitarsi verso l’imbarcadero, mentre altri si dirigevano, correndo come cervi, verso il bacino dove stavano le scialuppe del penitenziario. Fra poco ci daranno la caccia.»

      «E rimarranno subito indietro, – rispose il mulatto, facendo scivolare la barcaccia dietro uno scoglio. – La macchina è pronta a funzionare.»

      Una scarica partì dalla riva e parecchie palle rasentarono la poppa della scialuppa che era ancora allo scoperto.

      «Troppo tardi, miei cari,» gridò Will, deponendo la carabina per prendere anche lui i remi, mentre Jody si slanciava dietro la macchina.

      «Abbiamo la pressione?» chiese Palicur.

      «Sì, – rispose il mulatto. – Non ci prenderanno più, ora. Neanche il Nizam può raggiungerci, essendo meno rapido di noi.»

      «Presto, imbarchiamo i viveri, – comandò Will. – Dove sono?»

      «Dietro quella punta… in un crepaccio… Satanasso! Che cos›è questo rumore? Udite, signor Will?»

      «Che cosa?»

      «Dei tonfi.»

      Alzarono i remi, mentre l’elica della scialuppa cominciava a mordere le acque. Dietro la scogliera che stavano per girare, si udivano infatti dei tonfi, come se dei pezzi di roccia o altre cose precipitassero in acqua. Il quartiermastro raccolse la carabina, mentre Jody toglieva disotto ad un banco una pistola, la sola arma che aveva rubato alla piccola armeria del penitenziario.

      «Lancia la scialuppa verso il nascondiglio,» disse Will.

      «Ma udite?» chiese Jody.

      «Sì: al timone tu, Palicur.»

      La scialuppa girò intorno alla punta estrema dell’isolotto e si cacciò fra due file di scoglietti, le cui punte emergevano fra le acque tormentate dalla risacca.

      Tosto un grido di furore sfuggì al macchinista. Un uomo era uscito in quel momento dal crepaccio che serviva di nascondiglio alle provviste e aveva gettato in mare una cassa di latta, la quale era subito affondata.

      «Ah! Miserabile!» urlò Jody, scaricando la pistola.

      L’uomo che aveva gettato la cassetta mandò un grido, poi balzò verso le rocce superiori, cercando di raggiungere un gruppo di cocchi.

      «Il Guercio! – urlò Will. – Muori, cane!»

      Il cingalese che, con quella rapida mossa, era sfuggito al colpo di pistola del macchinista, non poté salvarsi da quello della carabina. La detonazione non si era ancora spenta, che i fuggiaschi lo videro stramazzare dietro la cresta e sparire dall’altra parte dell’isolotto gridando:

      «Sono morto!»

      Poi si udì un tonfo come d’un corpo che cade in mare.

      Jody balzò subito a terra e si inerpicò fino al crepaccio che formava una minuscola caverna, appena sufficiente a dare asilo a due uomini.

      «Ah! Furfante! – gridò cacciandosi le mani nei capelli con un gesto disperato. – Ha gettato tutto in mare! Ci ha rovinati!»

      «Scendi, non fermarti, – disse Will. – I guardiani giungono! Odo i colpi di remo.»

      «Non abbiamo più nemmeno un biscotto. Ha gettato tutto in acqua.»

      «Non importa, vieni o saremo presi.»

      Il macchinista, comprendendo finalmente che non era quello il momento di disperarsi, ridiscese la riva e balzò nella scialuppa, mentre alcuni spari rimbombavano dall’altra parte della scogliera.

      «A tutto vapore, Jody!» comandò il quartiermastro della Britannia. La scialuppa si scostò dalla riva e s’allontanò rapidissima verso il sud, mentre sulla cima dell’isolotto apparivano alcuni sorveglianti. Nello stesso momento una voce formidabile, quella del Guercio, risuonò altissima fra le tenebre.

      «Ci rivedremo, – egli gridò, – e ti disputerò Juga, cane di Palicur!»

      7. La caccia ai fuggiaschi

      Lo stupore prodotto da quelle misteriose parole, pronunciate da quell’uomo che essi credevano ormai morto in fondo alle acque, fu così profondo,

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