La perla sanguinosa. Emilio Salgari

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La perla sanguinosa - Emilio Salgari

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bocca della tua fidanzata?»

      «Sì, signor Will. Sono certo che quel nome lo ha pronunciato. Quando? Non ve lo saprei dire.»

      «Spieghiamoci. Prima avevi mai veduto il Guercio?»

      «Non mi sembra, signore,» rispose Palicur.

      «Pensa bene.»

      «Ho pensato molto, signore, e non mi ricordo d’averlo incontrato fuori dal bagno.»

      «E come vuoi che conosca Juga? Il fatto è che quell›uomo è un tuo rivale e deve aver amato la fanciulla del tuo cuore.»

      «Ecco, signor Will. Mi ricordo che una sera il padre della fanciulla mi parlò di un pescatore di perle, che aveva chiesto la mano di Juga, ma io non seppi mai chi fosse, perché più nessuno me ne parlò.»

      «Mi viene ora un sospetto, – disse Will. – Che il Guercio non sia stato estraneo al rapimento commesso dal tiruvamska del monastero di Annarodgburro e che sia stato lui ad additargliela, per vendicarsi del rifiuto avuto.»

      «Sono anch›io del vostro parere, signor Will.»

      «Ma se era perduta per te lo era pure per lui in tal caso,» disse Jody, che fino allora si era limitato ad ascoltare i suoi compagni.

      «Avrebbe potuto riscattarla colla perla sanguinosa, quella maledetta perla che io ho tanto cercato per due mesi di seguito, dopo il rapimento di Juga.»

      «La perla sanguinosa! – esclamò il quartiermastro. – Ecco la seconda volta che io l’odo nominare da te, senza aver potuto ancora sapere di che cosa si tratta.»

      «Era la famosa perla che ornava come un terzo occhio la fronte della statua gigantesca di Godama, che trovasi nel monastero di Annarodgburro,» disse Palicur.

      «E che c›entra con Juga?»

      «Solo colui che può ritrovarla può riscattare una delle fanciulle diventate spose del dio. Se io potessi scoprirla, Juga tornerebbe mia.»

      «E dove si trova?»

      «In fondo allo stretto di Manaar.»

      «Chi ve l’ha gettata?»

      «Colui che l›ha rubata; o meglio, non l›ha gettata, perché essa si trova ancora nell›atroce ferita che quel disgraziato si era fatto nella coscia destra.»

      «Sì, conosco anch›io quella storia, disse Jody.

      «Io invece non capisco affatto, – rispose Will. – Spiegati meglio, Palicur. I fanali del Nizam non sono più visibili, possiamo quindi chiacchierare a nostro bell’agio.»

      «Quella storia rimonta a due anni fa, – disse il malabaro. – In occasione d›un pellegrinaggio, un pescatore di perle, uomo astuto e di fegato, si era fisso in capo di togliere la perla che ornava la fronte di Godama e che tutti ammiravano per la sua grossezza e per il suo splendore. L’impresa non era certo facile, eppure quell’uomo, non si sa in qual modo, riuscì a privare il dio di quell’ornamento.

      «Se era stato possibile commettere il furto, non era invece facile trafugare il gioiello. Dato l›allarme, tutte le porte del monastero vennero chiuse e tutti i passi che conducevano sulla montagna immediatamente occupati, onde nessun pellegrino potesse allontanarsi senza essere prima rigorosamente perquisito.

      «Il ladro riuscì però a condurre a buon fine l›audace furto. Coll›aiuto d›un complice, un vecchio indiano, anche lui pescatore di perle a quanto si suppone, si fece fare una profonda incisione nella coscia destra e nascose dentro l’orribile ferita la perla. Poté quindi lasciare indisturbato Annarodgburro, fingendo di essersi ferito accidentalmente con un colpo di scure; nessuno poteva supporre che portasse la perla sepolta nella sua carne.»

      «Era grossa?» chiese il quartiermastro, che s›interessava straordinariamente a quel racconto.

      «Quanto una noce, mi hanno detto,» rispose Palicur.

      «Quell›uomo doveva soffrire atrocemente con un simile ingombro nella carne.»

      «Certo e dovette arruolare dei portatori per farsi condurre alla costa su un palanchino.»

      «E non vendette colà la perla?»

      «Non ne ebbe il tempo. Il vecchio indiano che gli aveva fatto la ferita, spaventato dagli anatemi lanciati dai tiruvamska contro gli autori del furto, ventiquattr’ore dopo denunciava il pescatore di perle. Questi fu subito inseguito e raggiunto, nel momento in cui stava per prendere il largo su una scialuppa e riparare nel Travancore.»

      «Vedendosi perduto, piuttosto che restituire la perla s›inabissò all›estremità settentrionale del banco di Manaar, dopo essersi sparato un colpo di pistola in un orecchio.»

      «Colla perla rinchiusa nella ferita?»

      «Sì, signor Will.»

      «E non fu più ritrovato il suo cadavere?»

      «No, perché l›acqua colà raggiunge i sessanta e fors›anche i settanta metri di profondità e nessun pescatore di perle può discendere tanto.»

      «Con un buon scafandro avrebbero potuto ripescare l›uomo e anche la famosa perla,» disse il quartiermastro.

      «Che cos›è uno scafandro?» disse il malabaro.

      «Te lo dirò un’altra volta. Continua per ora.»

      «La storia è finita, signor Will.»

      «L›hai cercata anche tu quella perla?»

      «Sì, appena riacquistata la salute, mi sono recato al banco colla speranza di trovarla e di riscattare con quella Juga, ma non riuscii mai a raggiungere il fondo. Fu allora che, avvilito di non poterla rinvenire, tentai di rapire la fanciulla.»

      Will fece colla mano un gesto, poi disse, come parlando fra sé:

      «Se si potesse sapere il luogo preciso dove quell›uomo si è lasciato andare a picco… chissà!»

      «Ma io lo so, signor Will, – rispose il malabaro. – Mi è stato indicato esattamente da uno degli uomini che inseguivano il ladro sul mare.»

      «E se qualche squalo avesse divorato il ladro e la perla insieme? E poi in due anni il corpo si sarà disciolto e chissà dove sarà andato a finire il terzo occhio del dio cingalese. Tuttavia non disperiamo, – aggiunse poi, vedendo che Palicur impallidiva. – La perla può essersi mescolata alla sabbia.»

      Stette un momento silenzioso, poi riprese.

      «Vorrei sapere perché il Guercio si trovava al penitenziario. Vi è un punto oscuro che vorrei dilucidare.»

      «Io lo so, – disse Jody. – Me lo ha raccontato Foster, una sera che era mezzo ubriaco.»

      «Narra dunque.»

      Il mulatto stava per aprire le labbra, quando avvenne un urto violentissimo che fece alzare di colpo la scialuppa, mentre nello stesso momento uno sprazzo di materia nera come l’inchiostro, che tramandava un acuto odore di muschio, si rovesciava sui banchi, mandando a gambe levate i tre forzati e inondandoli da capo a piedi.

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