La legge Oppia : commedia togata in tre atti. Barrili Anton Giulio

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La legge Oppia : commedia togata in tre atti - Barrili Anton Giulio

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tu adesso? Il padrone è a quest'ora colle legioni sulla via di Reate.

Birria

      Era, ma gli è tornato in fretta e in furia stamane. Lo ha veduto il figliuolo di Erennio littore, che è passato or dianzi di qua, mentre io stavo in sull'uscio. E' pare che il padrone avesse a indettarsi di cose gravi col suo collega Marco Porcio Catone, poichè gli è corso da lui ed eglino sono tuttavia in istretto colloquio. E credi tu che, tornato in città, non vorrà dare una scorsa a casa? Ah, tu la smetti adesso? Or bene, e noi lo avvertiremo, noi che nulla sappiamo; gli diremo noi di una certa porticina sul vicolo, a cui s'è tolto il catenaccio; gli daremo noi la lista delle persone che hanno ad entrar di soppiatto in casa.

Mirrina

      Birria, tu non dirai nulla.

Birria

      E perchè di grazia?

Mirrina

      Perchè… tu sei buono.

Birria

      Rosso di pelo? Eh via!

Mirrina

      Il rosso è color senatorio.

Birria

      Ma io sono un mal arnese, delizia dello staffile… uno schiavo…

Mirrina

      Che può diventar liberto da un momento all'altro, e tra liberti… Ma che siete voi, uominacci stupidi, da non intender mai per loro verso le nostre parole?.. Mirrina, quantunque fatta libera, è sempre Mirrina. Tu pure, se andrai a' versi alle padrone… Una parola detta alla nobile Claudia Valeria dalla sua prediletta ornatrice, mentre sta acconciandole il capo, e la tua sorte è cangiata.

Birria

      (porgendole la guancia)

      Briccona! Dà il pegno!

Mirrina

      Eccotelo!

      (dandogli della mano sul volto)

Birria

      Un altro schiaffo?

Mirrina

      No, una carezza. Non hai notato il divario?

Birria

      Poh, non guari; ma spiegata così, può anche passare. Basta, sappi; non è niente vero del ritorno del Console.

Mirrina

      Ah, furfante di tre cotte! M'hai dunque ingannata?

Birria

      Ti restituisco i tuoi doni.

      (accennandole una guanciata)

Mirrina

      Grazie; non ripiglio mai nulla.

Birria

      Suvvia, Mirrina, figlia di Venere, o sorella, o nipote, che certamente qualcosa le sei, facciamoci a parlar chiaro. Che è questa ascosaglia della porticina? s'inganna il Console qui?

Mirrina

      Oh, non c'è niente di male, sai? Non far giudizii temerarii! Ma ecco le padrone; odo la lor voce; va via; il tuo lavoro è finito.

Birria

      Mi dirai tutto?

Mirrina

      Sì, tutto, ma vattene.

Birria

      Un altro di quegli schiaffi!..

Mirrina

      Va in tua malora!

Birria

      Udite, o Dei Lari, i dolci augurii di quelle labbra di rosa?

      (esce dalla fauce a sinistra)

SCENA IIClaudia Valeria, Marzia Atinia, Volusia e Mirrina

      (Con poche differenze ne' particolari, Claudia Valeria, Marzia Atinia e Volusia, sono vestite ad un modo. Stola di lana bigia, per Claudia, bianca per Marzia e Volusia. Maniche lunghe, serrate al pugno con una fibbia. Due cinture; la prima sotto il seno, l'altra sui fianchi. Capo scoperto. Calzari di cuoio.)

Claudia

      Che ora?

Mirrina

      (guardando in alto, all'orologio solare, fuori della scena)

      Siam presso alla quinta.

Claudia

      Così tardi? Le nostre vigile non istaranno molto a giungere. Bada, Mirrina, tien d'occhio tu stessa l'uscio là in fondo!

      (accennando dietro la scena a Mirrina, che esce dalla fauce a destra)

      Ah che la vada bene, figliuole mie! Ci siam messe ad una bella impresa!

Marzia

      Eh via, di che temi? Il dado è tratto.

Claudia

      Pur troppo! Ma che dirà vostro padre, quando saprà che s'è aspettata la sua partenza, per metter mano in un intruglio cosiffatto?

Marzia

      Eh via! Il babbo ci ama e ci perdonerà questa alzata d'ingegno. – Infine, che gran male si fa? E operiamo noi diverso da quante sono, non dirò matrone, ma femmine in Roma? Tutte, sai, tutte ad una! Albina Lutazia, Giulia Flaminia, le tre di casa Cornelia, il meglio di Roma, sempre dopo la casa Claudia donde tu nasci, dànno l'esempio alle altre. Oramai la è una corrente, e noi non facciamo che andar pel suo verso.

Claudia

      Sì, sì, sta bene; ma tutte quelle che mi hai noverate fin qui, non son donne di magistrati.

Marzia

      Ci vengo. Anna Luscina, moglie a Fabrizio Luscino, pretore civile; io, io Marzia Atinia, moglie di Caio Atinio Labeone, pretor peregrino; eccotene due, donne di magistrati. E non puoi esserci tu, moglie di console, segnatamente dopo che le donne di casa Claudia, tua sorella e tua cognata, hanno mostrato di voler fare lo stesso?

Volusia

      Ed io, mamma?

Claudia

      Tu? sentiamo un poco che cosa sei tu.

Volusia

      Non sarò io moglie, appena torni il babbo, a Caio Claudio Pulcro, mio cugino, eletto e consacrato àugure l'altro dì?

Claudia

      Ah, sì, dimenticavo che esistevi tu pure.

Marzia

      Insomma, non temere. Il babbo tornerà vincitore dei Galli e non gli dorrà troppo di trovarsi vinto in cosa di minor conto. E poi, non saremo noi che glielo diremo, e neppure Marco Fundanio nostro alleato.

Claudia

      Un tribuno! È pur dolorosa! La gente Claudia ha sempre avuto a dirla con questi tribuni; e adesso…

Marzia

      E adesso si è fatta la pace. Storia romana in tre libri! Da principio furono i re. Poi comandò il Senato. Ora, la mercè dei tribuni, comanderanno un pochino le donne.

SCENA IIIAnnia Luscina, e Dette

      (Vestita come le precedenti, ma colla giunta del ricinio sul capo, i cui lembi le scendono sugli òmeri.)

Annia

      Che gli Dei ascoltino l'augurio, mia bellissima, e custodiscano te al nostro amore, nobilissima Claudia, e te Volusia, facciano felice col più leggiadro degli Auguri.

Marzia

      Come sei rossa in volto, Dei buoni!

Annia

      Ah lasciatemi stare! Dal Viminale fin qua! Un tremila passi a piedi, nè più, nè meno. È una indegnità. Vorrei averlo io tra le mani, quel tribuno che ci vietò d'andare in cocchio. A piedi! e con questi cenci, poi…

Claudia

      Ah,

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