La legge Oppia : commedia togata in tre atti. Barrili Anton Giulio
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Ma, domando io, che cosa gli avean fatto le donne? E' doveva esser brutto, ma brutto assai, questo Caio Oppio! Tu certamente lo hai conosciuto, nobilissima Claudia, poichè la legge è… recente.
Eh… Di venti anni fa. Li ho contati tutti, io, e con essi se n'è andata la mia gioventù. Gli era brutto davvero, più brutto di Annibale, e parve anche peggio, quando la sua legge fu promulgata. I tribuni! Io non li ho mai potuti patire, e quando penso che per voi, pazzerelle, dovrò accoglierne uno in mia casa… Sarà la prima volta, io credo, che un tribuno varchi la soglia di un Console.
Perdonami, Claudia. Anche Lucio Valerio è tribuno, insieme con Marco Fundanio e coi due Bruti. Or non va egli in casa del collega di tuo marito, del ruvidissimo e burberissimo Marco Porcio Catone?
Ah, sì, quegli ci va, se la voce è vera, per sposarne la sorella.
Ma sì! Che te ne pare, bellissima?
(volgendosi ad Annia)
Valerio, l'elegante Valerio, innamorato della nostra Fulvia, di quella campagnuola, che, due mesi or sono, non era anche uscita da Tuscolo!
Ma!.. così è. Catoneggia, sia detto con tua licenza, o Claudia, catoneggia Valerio, console e patrizio; catoneggia Valerio, tribuno e plebeo. Ora, tra i varii modi di catoneggiare, c'è quello di corteggiar la sorella del Tuscolano. Dov'ella è, si può metter pegno che egli sia, o non istia molto a capitarci… L'altro dì, ai giuochi Megalensi, l'avete veduto?
E dove?
In teatro, alla recitazione dell'Epidico, di quel loro Tito Maccio Plauto. In cambio di rimanere a posto co' suoi colleghi, il leggiadro tribuno, già così alieno dalle donne, da passare in proverbio, è andato a sedersi più in alto, presso a lei, cogli occhi rivolti al suo òmero, anzichè alla scena. Si sarebbe detto che volesse contar le pieghe del suo velo… o le lentiggini del suo collo. E si gonfiava, la superba; facea la ruota, come i pavoni di Giunone.
Eh, queste cose s'imparano presto ed ella si fa in breve agli usi delle gran dame. Tu la vedrai, Annia Luscina; tra poco ella sarà qui… A proposito, veniamo all'essenziale. Ci abbiamo di grandi cose… che sono in relazione colla nostra congiura. Abbiamo… sta attenta!.. abbiamo un grande arrivo dalla Grecia.
(facendo il viso scontento)
Ah, filosofi?
Meglio ancora.
Manco male; mi avevate già fatto paura. E chi dunque?
Una…
Una?
Te la darei alle cento, e non ti apporresti. Una mercantessa di mode.
Qui? colla legge Oppia?
Sì, e per merito della legge Oppia ne avremo noi le primizie. Figùrati; appena giunta, l'avean fatta carcerare. Ma Caio Atinio Labeone, nostro marito, non è pretore dei forastieri per nulla. Egli l'ha fatta chiamare a sè ed ha sequestrato la merce. E la greca e la merce, saranno qui, per opera mia, entrando dall'uscio sul vicolo. Tutto ciò per vedere, s'intende… e per toccare eziandio.
Ah, sia lode agli Dei immortali! La legge Oppia avrà fatto una cosa buona… l'unica da vent'anni in qua. Vediamo dunque; io spasimo dalla voglia.
Tosto che giunga. Chetati ora! Ma che è? Forse la greca?
(vedendo Birria comparso dalla fauce a destra)
No; è Marco Fundanio, tribuno.
Per te, figliuola, per te!
(volgendosi a Marzia)
Grazie, ed anche un pochino per te. Non sei tu sempre più bella di noi?
Adulatrice!
(Marco Fundanio indossa una tunica bianca, listata di porpora, che scende poco oltre il ginocchio. Calzari allacciati sul collo del piede con striscie di porpora. Toga portata con garbo sugli òmeri. Cappello di feltro a tesa stretta, che toglie nello entrare. Mazzetta nera tra mani).
Tra male gatte è capitato il sorcio!
(tra sè)
Salve, speranza e presidio delle matrone romane.
Meglio amerei esser desiderio di una tra esse; ma valgo troppo poco, lo so. Comunque sia, son cosa vostra.
(sotto voce a Claudia)
Senti, mamma, com'è carino? E' non par nemmeno uno di quelli che mettono il veto da per tutto.
(che ha udito le ultime parole di Volusia)
Bella fanciulla, io, se potessi, non metterei che un veto solo in mia vita.
E a che cosa?
Alle tue nozze con Claudio Pulcro. Ma, per ciò fare, oltre il tuo beneplacito, mi bisognerebbe esser nobile, come uno della gente Claudia, della nobilissima tra tutte.
(dopo un grazioso inchino)
Egli è pur vero che, di cotesti veto voi ne pronunziate troppo spesso, o tribuni.
Ma egli è vero altresì che se fossero consoli le matrone, il laticlavio ci avrebbe più ossequenti a gran pezza.
Oh, egli dee pur venire, il gran giorno! Dimmi, tribuno, non c'è' egli un'isola, dove le donne regnano sole, dopo aver messo gli uomini al bando?
Dicono, e invero, mi pare un po' troppo.
Ah, non dico già di mandarli via inesorabilmente…
Meno male!
Ma di tenerli in freno e di far le leggi un po' noi.
Dolcissime leggi! Esse hanno la mia tribunizia approvazione fin d'ora.
Or dunque, Marco Fundanio, poichè a queste giovani donne la è girata così, e tutta Roma femminile lo vuole, siedi e narraci come stanno le cose.
Ah, sentiamo!
(da sè, stropicciandosi le mani)
(avvedendosi della sua presenza)
Che