La legge Oppia : commedia togata in tre atti. Barrili Anton Giulio

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La legge Oppia : commedia togata in tre atti - Barrili Anton Giulio

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style="font-size:15px;">      Or dunque, un gran colpo! Si va incontro al nemico. Tu, mamma, bada a Licinia; chè la va da consolessa a consolessa. Noi ci incaricheremo di Fulvia.

SCENA VLicinia, Fulvia e Detti, con Birria in disparte

      (Licinia e Fulvia indossano la stola, stretta all'imbusto da due cinture. Quella di Licinia, di color bruno; quella di Fulvia di color cenerognolo, o bianco. Ambedue portano in capo il ricinio).

Claudia

      (muovendo incontro a Licinia)

      Ben vieni, o Licinia. La casa di Lucio Valerio è tua.

Licinia

      Tu sei sempre cortese, o nobile Claudia. Marco Porcio rammenta sempre ciò che deve a Lucio Valerio.

Claudia

      E noi, mogli a tai valentuomini, ci siamo sempre amate.

Licinia

      Bontà tua! Noi povere campagnuole…

Claudia

      Zitta! La virtù non conosce differenze di villa e di città, di patriziato e di plebe. Tuo marito dalla sua virtù fu tratto in alto, non dal favore di Lucio Valerio.

      (sotto voce a Marzia)

      Me ne fate dire, voi altre!

Volusia

      (a Fulvia)

      Come ti sei fatta bella!

Fulvia

      Ah, credi? Ne godo.

Annia

      (a Marzia)

      Come lo dice: «ne godo!» Vedete che contadina rifatta!

Marzia

      La bellezza, te lo dirò con mia madre, non conosce differenze di villa e di città…

Annia

      Salvo le lentiggini!

Marzia

      Ah sì, ne ha qualcheduna; ma certi uomini vogliono che sia questa una bellezza di più.

Annia

      Che gusti!

Volusia

      (a Fulvia)

      Ti rammenti di Tuscolo e dei nostri bei campi? E di quella fontana, dove c'era un'eco meravigliosa, che ci rimandava tante belle cose? Io ero molto piccina…

Fulvia

      Ed io molto grande.

Volusia

      Oh, vediamo! Quanti anni hai!

Fulvia

      Indovina.

Volusia

      Diciotto. Io ne ho quasi sedici.

Fulvia

      Sono più vecchia.

Volusia

      Venti?

Fulvia

      Va innanzi.

Volusia

      Ventuno?

Claudia

      Zitta là! non si chiedon gli anni a nessuno.

Fulvia

      Perchè, nobilissima madre? Lasciala dire. Amo parerle giovine tanto; ma in verità, carina mia,

      (volgendosi a Volusia)

      ne ho venticinque.

Marzia

      Eh via!

Fulvia

      Certamente. Son nata colla seconda guerra punica, sotto il consolato di Livio Salinatore… quando incominciò tanta carestia d'uomini. Il che non era di buon augurio per me.

Claudia

      Cara ed ingenua sempre!

Licinia

      Ma, una così leggiadra adunanza?..

Marzia

      Comizii femminili!

Fulvia

      Come sarebbe a dire?

Marzia

      Che qui si congiura.

Fulvia

      (mostrando di vedere Fundanio)

      Ah, per altro, fino a tanto egli c'è un tribuno della plebe, la repubblica non ne avrà detrimento.

Annia

      (sotto voce a Marzia)

      Ben detto, per una contadina!

Marzia

      Or dunque, sediamo, con gravità romana. Vi dirò ora il perchè vi abbiamo qui convocate. Tu, Licinia, e tu, madre, siete i consoli. Fulvia, Annia, Luscina e Volusia, son le centurie… un po' smilze…

Fundanio

      (sotto voce a Marzia)

      Di numero?

Marzia

      Ci s'intende. Io, poi, sarò il tribuno, con tua licenza, o Fundanio.

Fundanio

      Oh, di gran cuore; ma io?

Marzia

      E tu sarai il littore.

Fundanio

      Sta bene; dunque incomincio. Non vengo attorno, o centurie, a distribuirvi le tavolette pel voto, perchè questo già s'indovina.

Fulvia

      Che ne sai tu, littore?

Fundanio

      Possibile? Daresti tu il voto contrario alla dimanda… d'un tribuno? Basta, lasciamola lì. Dirò invece che non distribuisco tavolette, perchè non ne ho. Sono côlto alla sprovveduta. Il voto lo darete ad alta voce, nè ci sarà confusione.

      (imitando il far dei littori)

      Ora, se vi pare, fate silenzio, o Quiriti. Tribuno, esponi la causa.

Marzia

      (alzandosi)

      Incomincio. Egli fu dopo la rotta di Canne, consoli Quinto Fabio Massimo e Tito Sempronio Gracco, che i padri nostri votarono la sciocca legge, proposta da Caio Oppio tribuno. Che dico sciocca? scellerata ed iniqua. «Niuna donna abbia ne' suoi ornamenti più che una mezz'oncia d'oro; nè usi vesti ricamate di varii colori; nè possa andare in cocchio per Roma, o per altre città, ovvero a mille passi in giro di quelle, se non per cagione di pubblici sacrifizii». E v'ebbero cittadini, che la diedero vinta a quel pazzo!..

Fundanio

      Per non dirne altro!

Marzia

      Le madri nostre si comportarono degnamente. La patria era in pericolo. Rinunziarono agli ornamenti loro, non pure al superfluo, ma al necessario eziandio; certe che gli uomini non sarieno stati da meno di loro e che, rifiorite le sorti della patria, la legge sarebbe stata cassata. Vent'anni sono trascorsi, e questa bellezza di legge è viva pur sempre. E perchè, perchè si conserva, ora che le sorti di Roma sono di tanto cangiate? Vônno ricondurci ai vieti costumi dei pastori del Lazio; pretendono che i nostri ornamenti, il lusso nostro (se lusso può dirsi un limbello di porpora, due libre d'oro lavorato sulla persona e un cavalluccio da tiro, due alle più grave, per fare le nostre visite) guasterebbero, farieno tralignare questi forti Romani! Ma, per Quirino e per Venere genitrice, chi è che li fa, questi forti Romani?

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