La fine dell'amore. Bracco Roberto
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Del resto, la vostra colazione, è durata pochino. (Dopo aver messo il cappellino incomincerà ad infilare i guanti.)
Come il vostro colloquio con Giuliano.
Preciso.
(con gli occhi sul giornale) Una bistecca e un po' di frutta: ecco la mia colazione.
Un po' di frutta, senza la bistecca: ecco il mio colloquio. Mi do anch'io all'erba!..
Lo avete… bocciato?
Chi?
Giuliano.
Non l'ho neppure esaminato.
Sicchè, è soppresso.
Perchè sopprimerlo? È un gentile giovane.
Certo.
Alquanto… vaporoso. (Fa lo stesso gesto complicato che ha fatto dianzi.)
Spiritualista e vegetariano.
(sincera) Quel che c'è di più moderno, sapete.
E chi lo nega? Molto moderno, e quindi niente affatto… esigente.
Ah, questo sì!
Compiango lui e compiango anche voi.
Credete che per una donna sia così penoso l'essere saggia?
Credo solamente che sia meno penoso il non esserlo.
(dopo una pausa) Dottore…
(leggendo) Marchesa?
Disturbo?
Anzi.
(avvicinandosi con amichevole dimestichezza) In confidenza… secondo voi, chi è che potrebbe farmi oltrepassare i confini della saggezza?
(subito) Chiunque.
(offesa) Come?!
Lasciatemi finire. Chiunque… sapesse chiedere… nel momento propizio.
(allontanandosi stizzita) Eccoci alle solite insolenze!
«Pulsate, et aperietur vobis» scrisse uno che se ne intendeva.
Non capisco di latino!
Sono io qui apposta per tradurvelo. «Picchiate e vi sarà aperto». La condizione del «momento propizio» non c'è nel testo; ma… oh Dio!.. si legge tra le linee. (Alzandosi) E io vi dimostrerò che…
(interrompendolo esasperata) Basta! Basta! Basta! Non mi irritate di più. Coi vostri quarant'anni suonati, dovreste giudicarmi meno superficialmente. Le condizioni speciali della mia vita non possono escludere, è vero, la probabilità, vicina o lontana, d'una dedizione; ma da questo a quello che dite voi, ci corre! ci corre!
Io dico lo stesso in sostanza, perchè tutte le donne, quando stanno per cadere, credono in buonissima fede di trovarsi nelle condizioni speciali che non solo giustificano ma esigono la caduta. E penso io forse che esse abbiano torto? Oibò! Io non faccio che applicare a voi una legge naturale, comune a tutta la femminilità militante: – «non sono veramente sagge che le donne a cui non si chiede niente».
(scattando) Badate, però, che possono essere sagge, malgrado loro, anche quelle a cui si chiede troppo!
Io vi auguro che s'indovini sempre la misura giusta della richiesta.
Ed io auguro a voi che s'indovini sempre la misura giusta del rifiuto! (Presa dalla rabbia) Siete un impertinente!.. Siete disgustevole!.. Siete insopportabile! Siete mostruoso! (Batte a terra i piedi d'una seggiola, e poi vi siede. – Una lagrimuccia spunta nei suoi occhi.)
(sorridendo sotto i baffi) Calmatevi, via, ve ne prego, calmatevi…: tanto più che (guardando alla finestra) sta per arrivare il conte… in un magnifico costume di occasione.
Io ho bisogno di graffiare qualcuno!
Profittate di me, marchesa, perchè, col conte, non c'è da cavarsi di questi capricci. Quello lì è troppo ben fatto: si guarda e non si tocca!
SCENA V.
DIONIGI, ANNA, e SALVETTI
(in un pretto costume di sportsman, entrando elegante e brioso) Marchesa, le cavalcature sono pronte.
(bisbetica) Finalmente! Di chi vi siete occupato, sinora? Della vostra toilette? Credevo che non veniste più. Non mi direte, spero, che il fare aspettare una signora sia «molto chic!»
(confuso) Marchesa…
Il vostro braccio, subito!
(senza badare a Dionigi e senza metterglisi al braccio, si rivolge al dottore, seccamente:) È deciso dunque che non ci venite?
Ne sono dolente, ma è proprio deciso.
È permesso di saperne almeno la ragione?
È una ragione… pedestre: non so andare a cavallo.
Imparerete.
Troppo tardi!
Cascherete.
Ah!.. Troppo presto!
(a Dionigi) Conte, il vostro braccio…
Sono qui a offrirvelo, marchesa…
(mettendoglisi a braccetto con violenza e quasi trascinandolo via) Diventate scortese anche voi!
Io?!
Mi dareste una smentita?!
No!