Sperduti nel buio: Dramma in tre atti. Bracco Roberto
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Читать онлайн книгу Sperduti nel buio: Dramma in tre atti - Bracco Roberto страница 3
(a Paolina:) Va via, sacrebleu! Lo sai che qui dentro non ti ci voglio!
(facendo un cenno alla piccola mendicante) Vieni qua.
(le si accosta sogguardando Franz.)
(dolcemente) Come ti chiami?
Paolina.
Prendi. (Le mette qualche soldo nella mano.)
E scappa subito, se no, con un calcio, per farti capire, ti mando dritto all'ospedale dei Pellegrini! (La insegue minaccioso.)
(fugge di qua e di là fra i tavolini e le sedie sempre inseguìta da Franz, e poi sparisce.)
(Gli avventori cominciano ad andarsene. – Un po' di cicaleccio confuso. – Emilia, dal comptoir, piegando il capo, saluta con sussiego coloro che se ne vanno. Da qualcuno, nondimeno, si lascia stringere la mano.)
(seguitando a ciarlare, s'interrompe, strisciando riverenze e salutando ossequiosament.) Io, l'elemosina, la comprendo e ci sto. Il mendicante lo rispetto per legge e regola e l'ho rispettato anche all'estero, dove l'accattone, per farvi capire, è un cittadino come tutti gli altri e non si distingue neppure dal vestito… (A qualche avventore che se ne va:) Servo, signore! Buon riposo!.. (Seguitando a discutere) Ma come esercente di pubblico locale, io ho la responsabilità dinanzi ai bravissimi galantuomini che mi onorano della loro consumazione. Il pubblico locale, capite bene, è la casa umilissima dei consumatori, ed io, che sono il padrone, sono l'ultimo di tutti, e me ne vanto… (A qualche altro che va via:) Buona notte, signore! Grazie e a ben rivederla. (Indicando un avventore che aspetta in piedi) Emilia, vedi qua che paga.
(svogliatamente esegue.)
Professore, un galoppo finale non ce lo regalate?
(immediatamente attacca un galoppo.)
(al suo amico:) Ci siete, voi, don Lorenzino?
Sì, ci sarei, ma, mio caro don Achille, è tardi.
Appena le due.
E alle sette in punto devo trovarmi al Cimitero: sono di guardia io alla sala di deposito.
Un giretto solamente.
(Nunzio suona stringendo il tempo. I due uomini, un po' per la musica vertiginosa, un po' per gli urti della gente che se ne va, si confondono in tentativi vani.)
(al 2º Avventore, che s'avvia per uscire:) I miei complimenti, signore. E non dubiti, chè mendichi qua non faranno più apparizione. Già, se io fossi il governo, con la debita civiltà e considerazione, li impiccherei tutti!.. A rivederli, signori… Buon riposo!..
(che è l'ultima ad uscire ed è sola, passando per vicino la coppia, batte lievemente con la mano sulla spalla di Don Lorenzino) A rivederci, don Lorenzino!
Maestro! Maestro!.. (Va verso il Cieco per insegnargli il tempo, cadenzandolo con le mani.)
(s'interrompe.)
(a Ida:) Io non vi conosco.
Non importa. Può essere che mi rivedrete presto.
E dove?
(uscendo) Al Cimitero: nella sala di deposito.
Be'!
(riattacca il galoppo.)
(riafferrando per la vita Don Lorenzino e cercando di prendere l'aire) Questo è il momento: taran, taran, taran…
(a mezza voce, assestando un pugno sul dorso di Nunzio) E finiscila, che non c'è più nessuno!
(cessando di suonare) M'era parso che…
(bruscamente) Che t'era parso, imbecillissimo?!
(non sentendo più la musica, siedono, aspettando che ricominci.)
(discende dalla pedana, e resta con gli occhi spalancati, senza sguardi, senza colore, senza lucentezza, con l'espressione vaga e tetra di due simboli del vuoto.)
(sul comptoir, sonnecchia.)
(non si cura dei due uomini e comincia in fretta a sbarazzare i tavolini, riunendo bicchieri e bottiglie vuote sulla credenza, posando qualche bottiglia di liquore, qualche piatto di pasticcini sul comptoir.) Così non si può marciare in avanti. Si scombussola tutto il macchinario, e l'onore del locale diventa schifosissimo! Parlo con te, professore dei miei stivali! L'avventore paga il suo denaro, e vuole trovarci il suo tornaconto, che è nostro dovere di fornire.
(in tono pigro, sbadigliando) Se non hai amor proprio tu, ne abbiamo noi.
(umile) Le canzonettiste le ho accompagnate sempre abbastanza bene.
Le canzonettiste cantano con le gambe, e ognuno è buono ad accompagnarle con qualunque sinfonia. Ma la musica danzante? Là si vede il cervello del maestro! E tu la musica danzante non la sai maneggiare. E mi lasci anche il pianoforte aperto, animale! Non lo sai che se ci entra l'aria, si sfiata e perde ogni particolarità?
(rimonta sulla pedana, chiude il pianoforte e ridiscende.)
(ora smorza i lumi, lasciandone solo uno acceso. Si toglie la giacca e mette le sedie sui tavolini per poi spazzare.)
(che è rimasto finora stupidamente imbambolato) Dunque, professore, questo galoppo?
(pone una sedia capovolta sul tavolino presso cui sono seduti i due uomini.)
(a Franz:) Che c'è?
(continuando a sollevare seggiole) Si fa pulizia e poi si va a cuccia.
Non c'è più musica?
Sicuro! (Affaccendatissimo) Domani sera.
Curioso! (A Don Lorenzino:) Dobbiamo andare?
Per forza.
(mettendosi