Sperduti nel buio: Dramma in tre atti. Bracco Roberto
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Potresti risparmiare tutto questo lusso buffonesco di scarpe e di calze per la bottega. I piedi nessuno te li vede.
Li vedono, li vedono! (Piglia una sedia e siede dove il pavimento è già pulito.)
Ma è gentaccia che non se ne intende. In Egitto, sì che se ne intendevano.
Non cominciare ad affliggermi, adesso, con la tua prima moglie!
Ne sei gelosa?
Neanche se fosse viva!
Era più bella di te, per Satanasso!
Sì, ma… molti anni di navigazione!
Quando la conobbi io al Cairo, era perfettissima.
Me l'immagino!
Con me si maritò per sentimento amoroso, e per di più mi portò i quattrini.
(accennando col dito pollice della destra verso il retrobottega) Ti portò anche un figlio, bello e fatto!
(lascia la scopa e corre a metterle una mano sulla bocca, guardandola ferocemente e parlandole con una voce rabbiosa e sommessa) Che scopo c'è, pettegola maligna, di far sentire al cieco queste porcherie? Mi faresti venire il prurito maledettissimo di ammaccarti la faccia.
(cercando di parlare sotto la stretta della mano) Fàllo, fàllo!
(in un impulso bestiale) Invece, no: per dispetto, te la voglio baciare.
(sottraendosi al bacio e respingendolo) Questo poi non lo voglio io!
SCENA V
(entrando di corsa affannosamente) Mi vogliono prendere! Mi vogliono prendere! Mi vogliono bastonare! Fatemi nascondere!..
Chi ti vuol prendere?
Mi vogliono prendere quelli della polizia.
Io non permetto il ricovero dei malviventi mascalzoni in casa mia. Fuori! Fuori!
(un uomo robusto, ma agile, mustacchi alla militare, zigomi sporgenti, occhi incavati, calzoni e giacca neri – entra anche lui correndo e, tranquillo, si ferma di botto a poca distanza da Paolina, in un atteggiamento più da burlone che da poliziotto) Credevi di essermi sfuggita, credevi?.. Vi saluto, Franz! Vi saluto, signora!
Servo vostro, brigadiere!
(a Paolina:) Ma io ci vedo anche all'oscuro, come i gatti. E qui dentro sei in trappola, malandrina!
(tremando tutta, si rimpicciolisce come se volesse sparire e cerca il riparo di qualche sedia o di qualche tavolino.)
Voleva che la nascondessimo noi, la sciocca!
Io non so niente! Io non ho visto niente! Lasciatemi andare…
Dove vuoi andare? In galera? (Sulla soglia della bottega, rivolto alla strada, ordina:) Non vi movete di qui voi due. Ora sapremo qualche cosa di preciso. (Chiude l'uscio di legno e torna a Paolina.) Dunque, facevi il palo2 allo sbocco del vico Ronciglio quando quei due manigoldi che sono scappati consumavano la grassazione. Il signore che è stato derubato e che ha avuto anche un colpo di mazza alla regione frontale – ferita guaribile dopo il quinto giorno – dieci minuti fa, all'ospedale dei Pellegrini, ha dichiarato che… «nel mentre due sconosciuti lo aggredivano, una ragazza scalza, che poco prima gli aveva domandata l'elemosina, era fermata sotto il fanale all'angolo del vicolo.»
Santo Dio! Dove siamo arrivati!
(a Paolina:) Che tu bazzicassi con una combriccola di malfattori, lo sospettavo.
(siede nel mezzo della bottega per ascoltare.)
(ostentando di non interessarsi alla cosa per discrezione, continua a pulire e a mettere in assetto bicchieri, bottiglie ed altro.)
Ma che già facessi il palo ai grassatori della combriccola, l'ho saputo in questa occasione e ne ho piacere, perchè ti tengo nelle mani e, se non mi dici chi erano quei due galantuomini, ti tiro il collo come a una gallina.
Io non so niente, non so niente! Non ho visto niente.
(alzando il grosso bastone nodoso) Pensa a quello che fai, ragazzina!
E se mi battete, sempre lo stesso è. Io sono una povera pezzentella. Da me, che ne volete?
(rivolgendosi un po' a Franz e a Emilia:) E poi il torto è nostro, e si dice che maltrattiamo la gente, che facciamo le sevizie, che commettiamo abusi, che questo, che quello…
(a Paolina:) Ma non essere così cocciuta! È anche una vergogna alla tua età! Digli ciò che vuole sapere, e lui te ne manda subito per i fatti tuoi. (Guardando Milone, fa una smorfietta significativa come per dire: «lasciateglielo credere».)
(autorevolmente) Zittisci tu, Emilia! Non t'introdurre in faccende che non riguardano l'esercizio del locale.
Ma questo è nostro domicilio, mio caro.
Il domicilio è una cosa e la giustizia è un'altra! (Dall'alto del comptoir, ripone sulla scansia pasticcini e liquori.)
(a Emilia:) Scusate, signora, mi sbrigo subito.
(a Milone:) Procedete innanzi comodamente con la legge in mano e non vi fate scomporre dalle circostanze.
(a Paolina:) Tu approfitti perchè sei femmina e sei ragazza, ma se credi che non ti faccia sputare quello che hai in corpo, significa che non hai capito bene chi sono io. (Le afferra i polsi, li riunisce e glieli stringe in una sola mano come in una morsa.)
Mi fate male! Mi fate male!
(tenendole sempre i polsi e facendola retrocedere, alza il bastone come per essere pronto a colpirla.) Parla, dunque.
Abbiate compassione! Mi fate male!
Parla! Come si chiamano i due grassatori? Parla! Parla! (La incalza, spingendola fin dietro il pilastro.)
(Spariscono tutti e due. Si odono
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