Resa a discrezione. Giacosa Giuseppe
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Sono le nove.
Tu mi cederai un tuo salotto per riceverlo.
E perchè non in questo?
Non sarebbe caritatevole lasciargli indovinare le delizie del soggiorno di Roma, nel momento che sta per intraprendere un viaggio da cui è miracolo se torna.
Ma se lo credi un viaggio così pericoloso, perchè lo aiuti ad andarci?
Io non sono il custode del genere umano, e tanto meno dei signori professori, dottori, scrittori, compositori, seccatori e compagnia bella: ci pensino da sè, che la sanno lunga. La spedizione è allestita dal governo Svedese che avea promesso un posto al dottor Sarni. Ma i posti sono pochi ed all'ultimo momento due ufficiali Russi sollecitano l'imbarco: se l'ottengono, il Sarni è scartato. La cosa sarà decisa fra otto giorni e il dottore sapendo che io fui ministro a Stoccolma e che sono amicissimo di quel Presidente del Consiglio, venne da me per una commendatizia un po' calorosa presso quest'ultimo. Ho promesso di scriverla e m'è venuto un fiore d'eloquenza. Nel mio mestiere ho imparato che bisogna sempre aver l'aria di dar molta importanza agli uomini di studio. Quando sapremo se esiste un mare chiuso piuttosto che un mare libero e che ragione hanno i fenomeni elettrici, non avremo rubato il bacino al barbiere e non occorrerà allo Stato nè uno scrigno di più, nè un carabiniere di meno. Ma gli uomini che hanno il coraggio di affrontare un simile viaggio è meglio che lo facciano. Rimanendo in patria, sarebbero capaci di vagheggiare Dio sa che progressi di civiltà e di metterci sossopra ogni cosa.
Oh, oh, lo credi da tanto?
Avessi sentito con che fuoco perorava la sua causa! Neanche per andare a nozze. Con che serietà parlava del dovere che ha ogni uomo di giovare agli uomini e di mettere la vita per lo scoprimento di una verità. Non c'è che dire, è un uomo forte.
Oh! un uomo forte! sentite, Marchesa?
E con ciò?
Un uomo forte. E il vostro proposito di poc'anzi di far andare la testa in giro al primo che aveste incontrato?
Parte.
Buon per voi che non siete esposta…
Ad uno scacco? Oh sì che sarebbe così difficile!
Andiamo colle bravate! Ora ti vanteresti di non lasciarlo partire?
Gran cosa! Che ne dite D'Almèna?
Non dico nulla.
Non credete che se volessi?
Ma non vuoi.
Quando parte il tuo dottore?
Posdomani.
Presto. È ben deciso di partire?
Irrevocabilmente.
Se riuscissi a trattenerlo, che ne direste, D'Almèna?
Non sarebbe il modo d'ispirargli l'eroismo.
Ma vi mostrerei che si possono ottenere dei sagrifizi. Va la scommessa?
Scherziamo, eh?
Io ci avrei un gusto matto.
E le vostre paure come agitatore?
Oh! in quelle mani…!
Intendiamoci. È un uomo di mondo?
Conosco dei duchi che lo sono meno di lui.
Quel viaggio non gli deve fruttar denaro?
Glie ne costa.
Va la scommessa? Chi tiene?
Io…
Tu? Tu sostieni che parte?
Certo.
La contessa è la sola persona qui che possa senza scortesia dubitare della riuscita.
Oh, state pure dalla sua; non me n'ho per male. Va la scommessa?
In che termini?
Io sostengo che quel signore che deve venir qui ora, il Dottor… non rammento nemmeno il nome, guardate.
Sarni.
Il dottor Sarni, non partirà per il suo viaggio polare.
Io sto per la Marchesa.
No, no. Voglio esser sola. (a Gemma) Vada fra noi due.
Che va?
La statua in bronzo della Tuffolina che mi volevano regalare il giorno della mia festa.
Ah! per la vita d'un uomo!
Glie la salvo la vita.
È detta.
Siate testimoni. (le due si stringono la mano). Zio, dammi la lettera commendatizia. (a Gemma) Ti do la mia parola d'onore che quella lettera… (a Teodoro) Quando hai detto che intende partire?
Posdomani mattina.
Ebbene che prima di domani sera il sig. Sarni avrà quella lettera.
Va bene.
Me la dài?
Eccola. (le consegna la lettera).
Oh, Marchese!
Detesto gli uomini superiori.
E ora, zio, ti mando via.
Ah!
Naturale, se ci sei tu non posso rimettere a domani la consegna della lettera.
Giusto.