Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 10. Edward Gibbon
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Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 10 - Edward Gibbon страница 7
Il Dio della natura ha posto in tutte le sue opere la pruova della sua esistenza, e ha scolpito la sua legge nel cuore dell'uomo; i profeti di tutti i tempi hanno avuto la vera o apparente mira di dare a conoscere agli uomini l'Ente supremo, e di rinvigorire la pratica della morale. Maometto non negava a' suoi predecessori quel credito che pretendeva per sè, e riconosceva una serie d'uomini ispirati dalla caduta del nostro primo padre sino alla promulgazione del Corano90. Durante quell'epoca, egli diceva, centoventiquattromila eletti, singolari per favori ricevuti e per virtù, hanno ottenuto qualche raggio della luce profetica; trecento tredici appostoli sono stati specialmente inviati a distogliere i loro concittadini dall'idolatria e dal vizio; lo Spirito Santo ha dettato cento quattro volumi; e sei legislatori d'una fama trascendente hanno annunciato al Mondo sei rivelazioni successive; per cui si variavano le cerimonie d'una religione immutabile. Adamo, Noè, Abramo, Mosè, Gesù Cristo e Maometto sono i sei legislatori gradatamente eminenti in modo, che ognun di loro è superiore a que' che lo precedono. Egli metteva nel numero degl'Infedeli chi odiava o negava fede a qualcuno di questi Legislatori. Non sussistevano le scritture de' Patriarchi se non se nelle copie apocrife de' Greci e dei Sirii91: non s'era meritato Adamo alcun dritto alla gratitudine e al rispetto de' figli; una classe inferiore de' proseliti della sinagoga osservava i sette precetti di Noè92, e i Sabei onoravano in certo modo la memoria d'Abramo nella Caldea, ove era nato il patriarca. Aggiugnea Maometto che fra le miriadi parecchie di profeti da Dio inspirati, Mosè e Gesù Cristo soli viveano e regnavano ancora, e che quanto rimaneva degli scritti inspirati era registrato ne' libri dell'antico e nuovo Testamento. Il Corano93 ha consecrata e abbellita la storia miracolosa di Mosè, e possono i Giudei vendicarsi della lor cattività col vanto di vedere accettati i lor dommi dalle nazioni, delle quali essi beffano i simboli di fede più moderni. Il Profeta dei Musulmani palesa una gran riverenza per l'Autore del cristianesimo94. «Gesù Cristo, figlio di Maria, dice egli, è veracemente l'appostolo di Dio, egli è la sua parola mandata nel grembo di Maria; è uno spirito che da lui procede: merita onore in questo Mondo e nell'altro: egli è di quelli che più s'avvicinano alla faccia di Dio95». Esso poi accumula sul capo di lui le meraviglie e de' Vangeli veri e degli aprocrifi96, nè la Chiesa latina97 ha sdegnato di pigliare in prestito dal Corano l'immacolata Concezione della Vergine madre98. Osserva peraltro che Gesù non era che un mortale, e che nel dì del Giudizio farà testimonianza contro i Giudei che non vogliono riconoscerlo per profeta, e contro i Cristiani che l'adorano come figlio di Dio. La malignità de' suoi nemici macchiò la sua riputazione, e cospirò contro la sua vita, ma non ne fu peccaminosa che l'intenzione; un fantasma o un malfattore99 gli fu sostituito su la croce, e il Santo immacolato salì al settimo cielo100. L'Evangelo fu per sei secoli la via della verità e della salute; ma i cristiani a poco a poco posero in dimenticanza le leggi e l'esempio del fondatore, e apprese Maometto dai Gnostici ad incolpare e la chiesa e la sinagoga d'aver esse corrotto il sacro testo101. Mosè e Gesù Cristo si rallegrarono per la certezza della venuta d'un profeta più illustre di loro. La promessa102 del Paracleto, o Spirito Santo, fatta dall'Evangelo, fu adempiuta nel nome e nella persona di Maometto103, il più grande e l'ultimo degli appostoli di Dio.
A comunicare le idee è necessaria la corrispondenza del linguaggio co' pensieri: nulla otterrebbe il discorso d'un filosofo nell'orecchio d'un paesano; ma quale differenza impercettibile è mai quella che si rinviene nelle loro intelligenze paragonate insieme, e quella che si scopre nel contatto d'una intelligenza finita con una infinita, la parola di Dio espressa dalla parola o dallo scritto d'un mortale! Può l'ispirazione de' profeti ebrei, degli appostoli, degli evangelisti di Gesù Cristo, non essere incompatibile coll'esercizio della loro ragione e memoria, e lo stile e la composizione de' libri nell'antico e nuovo Testamento dimostrano assai la diversità del loro ingegno. Si contentò Maometto alla figura più modesta, ma più sublime, di semplice editore; secondo lui e i suoi discepoli, la sostanza del Corano104 è increata ed eterna; esiste nella essenza della divinità ed è stata inscritta con una penna di luce su la tavola de' suoi decreti eterni; l'angelo Gabriele, che nella religione Giudaica aveva ricevuto le più rilevanti missioni, gli recò, in un volume fregiato di seta e di gemme, una copia in carta di quell'Opera immortale, e il fedel messaggero gliene rivelò successivamente i capitoli ed i versetti. In vece di spiegare a un tratto il perfetto e immutabile esemplare del volere di Dio, ne pubblicò Maometto, come glien veniva talento, vari frammenti. Ciascheduna rivelazione è adattata a' bisogni diversi delle sue passioni, o della sua politica, e per sottrarsi al rimprovero di contraddizione pose per massima, che ogni testo era abrogato o modificato da qualche passo susseguente. I discepoli di Maometto scrissero accuratamente sopra foglie di palma, o su omoplati di agnello, le parole di Dio e quelle dell'appostolo, e queste diverse pagine forono gittate senz'ordine e senza connessione in un forziere che il Profeta diede in custodia ad una delle sue mogli. Due anni dopo la sua morte, Abubeker, amico e successore di lui, compilò ordinatamente e diede alla luce il sacro libro: il quale fu riveduto dal califfo Othmano nell'anno trentesimo dell'Egira, e le varie edizioni del Corano partecipano tutte al miracoloso privilegio di presentare un testo uniforme e incorruttibile. Sia fanatismo, sia vanità, dai pregi del suo libro ricava la prova della verità della sua missione: disfida arditamente uomini ed angeli ad imitare la bellezza d'una delle sue pagine, ed osa affermare105 che Dio solo poteva dettare quello scritto106. Siffatto argomento fa grande impressione su l'animo di un devoto Arabo inclinato sempre alla credulità e all'entusiasmo, il cui orecchio è sedotto dal solletico de' suoni, e che per ignoranza è inetto a raffrontare insieme le diverse produzioni dello spirito umano107. Non potrà certamente nè l'armonia, nè la ricchezza dello stile dell'originale passare nelle traduzioni all'udito dell'infedele Europeo. Questi non iscorrerà che con impazienza quella interminabile e incoerente rapsodia di favole, di precetti, di declamazioni che rado inspira un sentimento o un pensiero, che striscia talvolta su la polvere, e talvolta si dilegua per le nuvole. Gli attributi di Dio esaltano l'immaginazione del missionario Arabo; ma i suoi tratti più sublimi son di molto inferiori alla nobile semplicità del libro di Giobbe, scritto nello stesso paese e nella lingua stessa, da tempo antichissimo108. Se la composizione del Corano sorpassa le facoltà dell'uomo, a qual intelletto superiore debbesi attribuire l'Iliade d'Omero, le Filippiche di Demostene? In tutte le religioni, la vita del fondatore supplisce al silenzio delle sue rivelazioni
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Pocock (
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V. Reland (
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I sette precetti di Noè sono spiegati dal Marsham (
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D'Herbelot ha seminato con amenità, ne' suoi articoli
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Corano, c. 7, p. 128, ec.; c. 10, p. 173, ec.; d'Herbelot, p. 647, ec.
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Corano, c. 3, p. 40; c. 4, p. 80; d'Herbelot, p. 390, ec.
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V. l'Evangelo di San Tommaso, o dell'Infanzia, nel
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L'immacolata Concezione della Vergine Maria è in modo oscuro indicata nel Corano (c. 3, p. 39), e più apertamente dalla tradizione de' Sonniti (Sale,
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Quest'accusa si trova oscuramente espressa nel Corano (c. 3, p. 45); ma nè Maometto nè i suoi settari erano abbastanza versati nella lingua o nell'arte critica, per dare a' lor sospetti qualche valore o apparenza di verità. Gli Ariani peraltro e i Nestoriani han potuto spacciare qualche istoria in questo proposito, e l'ignorante Profeta porge orecchio alle asserzioni ardite de' Manichei.
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Tra le profezie dell'antico e del nuovo Testamento, pervertite di senso per la frode o l'ignoranza de' Musulmani, venne applicata al loro Profeta la promessa del
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Credeva una Setta d'Arabi che la penna d'un mortale eguagliar potesse o sorpassare il Corano (Pocock,
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