Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12. Edward Gibbon
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Il loro stile d'intitolarsi era
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Il Ducange (
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Bonifazio vendè l'isola di Candia ai 12 agosto dell'anno 1204.
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Nel 1212, il Doge Pietro Zani inviò nell'isola di Candia una colonia tolta dai differenti rioni di Venezia: ma i nativi Candiotti, per la salvatichezza de' lor costumi, e per le frequenti ribellioni, poteano essere paragonati ai Corsi sotto il dominio de' Genovesi; e allorchè io metto in paragone i racconti del Belon, e quelli del Tournefort, non ravviso molte differenze tra la Candia de' Veneziani, e la Candia de' Turchi.
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Il Villehardouin (n. 159, 160, 173-177) e Niceta (p. 387-394) raccontano la spedizione del Marchese Bonifazio in Grecia. Il secondo ha potuto essere informato di queste particolarità dal suo fratello Michele, arcivescovo di Atene, che ei ne dipinge siccome un eloquente oratore, un uomo di Stato abilissimo, e soprattutto siccome un santo. Dai manoscritti di Niceta, che trovansi nella biblioteca bodleana, avrebbero potuto ritrarsi l'elogio che egli fa di Atene, e la descrizione di Tempe (Fabricius,
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Napoli di Romania, o Nauplia, l'antico porto di Argo è tuttavia una Fortezza assai rilevante; giace sopra una penisola circondata di scogli, e gode di un ottimo porto.
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Ho mitigata l'espressione di Niceta che si studia di ampliare colle sue tinte la presunzione de' Franchi (
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Questa città, bagnata dall'Ebro, distante sei miglia da Andrinopoli, a motivo del suo doppio muro ottenne da' Greci il nome di Didymoteicos, cambiato a poco a poco in quelli di Dimot o Demotica. Ho preferito il nome moderno di Demotica. Fu l'ultima città abitata da Carlo XII soggiornando in Turchia.
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Il Villehardouin con tuono di franchezza e di libertà ne dà conto de' litigi di questi due Principi (n. 146-158). Lo Storico greco (p. 387) non defrauda di lodi il merito e la fama del Maresciallo μεγα παρα Λατινον δυναμενου στρατευμσσι,
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La colonna d'Arcadio, che ne' bassi rilievi raffigura la vittoria di lui, o quella del padre del medesimo Teodosio, vedesi tuttavia a Costantinopoli. Viene descritta, colle sue proporzioni, nelle opere del Gillio (
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La ridicola novella del Gunther intorno la
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Il Ducange (
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Eccetto alcuni fatti contenuti in Pachimero e Niceforo Gregoras, che noi citeremo in appresso, gli Storici bisantini, non si degnano far parola dell'impero di Trebisonda, o del principato de' Lazi. Nè manco i Latini ne parlano, se non se ne' romanzi de' secoli XIV, XV. Nondimeno l'instancabile Ducange ha scoperto a tale proposito (
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Niceta fa un ritratto de' Francesi-Latini, ove scorgesi per ogni dove l'impronta dell'astio e del pregiudizio ουδεν των αλλων εθνων εις Αρεος εργα παρασυμβεβλησθαι ηνειχοντο αλλ’ουδε τις των χαριτων η των μουσων παρα τοις βαρβαροις τουτοις επεξενιζετο, και παρα τουτο οιμαι την φυσιν ησαν ανημεροι, και τον χολον ειχον του λογου προτρεχοντα.
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Qui incomincio a valermi con fiducia e libertà degli otto libri della
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Nella risposta che Giovannizio fece al Pontefice, possono vedersi le rimostranze e le querele di questo principe (
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I Comani erano un'orda di Tartari o Turcomanni che, nel duodecimo o nel tredicesimo secolo, accampavano sulle frontiere della Moldavia. Trovavansi fra essi un grande numero di Pagani ed alcuni Maomettani. Luigi, Re d'Ungheria, nel 1370, convertì l'intera tribù al Cristianesimo.
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Niceta, sia per odio, sia per ignoranza, accagiona di questa rotta la viltà del Doge (p. 383); ma il Villehardouin chiama a parte della propria gloria il suo venerabile amico,
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La Geografia esatta e il testo originale del Villehardouin (n. 194), mettono Rodosto lontano tre giornate (
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Il Villehardouin e Niceta (p. 386-416) raccontano il regno e la morte di Baldovino; il Ducange supplisce alle loro ommissioni nelle
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Dopo avere allontanate tutte le circostanze sospette e improbabili possiamo trar prove pella morte di Baldovino, I. Dall'opinione de' Baroni che non ne dubitavano (Villehardouin n. 230). II. Dall'affermazione di Giovannizio o Calo-Giovanni che si scusa sul non avere posto in libertà l'imperatore,
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Vedasi come raccontino la storia di questo impostore gli scrittori francesi e fiamminghi, nel Ducange (