Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9. Edward Gibbon
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VI. Il Patriarca cofto, ribelle ai Cesari, o schiavo dei Califfi, poteva sempre insuperbirsi dell'ubbidienza figliale dei Re della Nubia e dell'Etiopia; ne esagerava egli la grandezza per pagarne l'omaggio; osavano i suoi partigiani asserire che quei principi poteano mettere in armi centomila cavalieri, e altrettanti camelli174; ch'eran padroni di spandere, o di fermare le acque del Nilo175, e che dalla mediazione del Patriarca dependevano la pace e l'abbondanza dell'Egitto, anche trattandosi di perorare presso un sovrano del Mondo. Mentre stava in esilio a Costantinopoli raccomandò Teodosio alla sua protettrice, la conversione del popolo nero della Nubia176. Dal tropico del Cancro fino alle frontiere d'Abissinia, potè l'Imperatore indovinare l'intenzion di sua moglie, e più zelante di lei per la Fede ortodossa volle partecipare a questa gloria. Due missionari rivali, un Melchita e un Giacobita, partirono ad un tempo; ma, fosse amore o timore, Teodora fu meglio obbedita, e il presidente della Tebaide ritenne presso di sè il sacerdote cattolico, mentre in gran fretta furono battezzati nella comunion di Dioscoro il Re di Nubia, e la sua Corte. Giunto troppo tardi l'Inviato di Giustiniano, venne accolto e rimandato onorevolmente; ma quando denunciò l'eresia, e il tradimento degli Egiziani, il Neofito negro era già stato ammaestrato a rispondere, che mai non abbandonerebbe i suoi fratelli, i veri credenti, ai ministri persecutori del Concilio di Calcedonia177. Pel corso di vari secoli nominò il Patriarca d'Alessandria, ed ordinò i Vescovi della Nubia; vi dominò il cristianesimo fino al secolo duodecimo, e si scorgono ancora cerimonie ed avanzi di questa religione nelle borgate di Sennaar e di Dongola178. Ma i Nubii alla lunga mandarono ad effetto le lor minacce di ritornare al culto degli idoli; voleva il clima una religione che permettesse la poligamia, e quindi preferirono il trionfo del Korano all'umiliazion della Croce. Forse una religion metafisica supera l'intendimento d'un Popolo nero; si può per altro avvezzare un Nero non altrimenti che un papagallo a ripetere le parole del Simbolo di Calcedonia o di quello dei Monofisiti.
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Erasi già più profondamente radicato il cristianesimo nell'Impero d'Abissinia, e quantunque sia stata interrotta la corrispondenza per più di settanta o di cento anni, quella Chiesa sta sempre sotto la tutela della metropoli d'Alessandria. Di sette vescovi era composto per l'addietro il Sinodo etiopico; se fossero stati dieci costantemente, avrebbero potuto eleggersi un primato independente; venne in capo ad uno dei loro re di dare ad un suo fratello questo primato, ma si previde la cosa, e fu ricusata la fondazione di tre nuovi vescovadi; a poco le incumbenze episcopali si sono concentrate nell'Abuna179 o Capo de' sacerdoti dell'Abissinia ordinati da lui: vacando questo posto, il Patriarca d'Alessandria nomina ad occuparlo un monaco egiziano, avvegnacchè un forestiero investito di quella dignità sembra agli occhi del volgo più rispettabile, e meno pericoloso a quei del monarca. Quando nel sesto secolo si palesò apertamente lo scisma d'Egitto, i Capi rivali, coll'assistenza de' lor protettori Giustiniano e Teodora, fecero ogni potere per rapire l'uno all'altro il conquisto di quella provincia remota ed independente. Anche questa volta la scaltrezza dell'Imperatrice vinse la pruova, e la pia Teodora stabilì in quella Chiesa lontana la fede e la disciplina de' Giacobiti180. Circondati per ogni lato da' nemici della loro religione, sonnecchiarono gli Etiopi quasi per dieci secoli, senza pensare al rimanente del Mondo, che non pensava a loro. Furono svegliati da' Portoghesi, che dopo avere superato il promontorio meridionale dell'Affrica comparvero nell'India, e sul mar Rosso come se discesi fossero da un pianeta lontano. A prima giunta i sudditi di Roma, e que' d'Alessandria rimasero sorpresi più dalla conformità che dalle differenze della lor fede, e ognuna delle due nazioni sperò grandissimi vantaggi da un'alleanza con genti cristiane. Gli Etiopi disgiunti dagli altri popoli della terra erano quasi tornati alla vita selvaggia. I loro navili che un tempo approdavano a Ceilan, appena osavano tentare le riviere dell'Affrica: non più vedevansi abitatori in Axum già rovinata, la nazione era dispersa ne' villaggi, e il gran personaggio, pomposamente decorato del titolo d'Imperatore, stava in pace ed in guerra contento d'un campo renduto immobile. Sentendo la lor miseria, avevano saggiamente avvisato gli Abissinii d'introdurre le arti, e l'industria europea181, e ordinarono a' loro ambasciatori in Roma e in Lisbona di spedire colà una colonia, di fabbri ferrai, di carpentieri, di fornaciai, di muratori, di stampatori, di chirurghi, di medici; ma dal pericolo pubblico furono sollecitati a cercare un pronto soccorso d'armi e soldati per difesa d'un popolo pacifico contro i Barbari che portavano il guasto nel cuor del paese, e contro i Turchi o gli Arabi, che con formidabile apparecchio s'avanzavano dalle rive del mare. Fu salva l'Etiopia mercè dell'aiuto di quattrocento cinquanta Portoghesi i quali dimostrarono combattendo quel valore che è proprio degli Europei, e la potenza dell'archibugio e del cannone. In un accesso di spavento avea promesso l'Imperatore di riunirsi co' sudditi alla Fede cattolica; un Patriarca latino rappresentò il Primato del Papa182: credevasi che quell'Impero supposto dieci volte più grande di quello che fosse, racchiudesse più oro che non le miniere d'America, e la cupidigia non che lo zelo religioso fondarono speranze stravaganti sopra la spontanea sommessione de' Cristiani dell'Affrica.
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Ma riavutosi dal timore, non si sovvenne più dei giuramenti fatti coll'animo addolorato. Vietarono gli Abissinii con una costanza invitta la dottrina de' Monofisiti: coll'esercizio della disputa si riscaldò la lor Fede alquanto intiepidita; infamarono co' nomi d'Ariani, e di Nestoriani i Latini; e rimproverarono come adoratori di quattro Iddii coloro, che separavano le due Nature di Gesù Cristo. Fu assegnata a missionari gesuiti la borgata di Fremona per gli ufficii del loro culto, o piuttosto per un luogo d'esilio, nulla giovando a farli stimabili l'abilità che avevano nell'arti liberali e meccaniche, la loro
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Io ricavo questa notizia dalle
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Le cose relative all'istoria, alla religione, ai costumi ec. dei Cofti, si raccolgono dall'opera bizzarra dell'abate Renaudot, che non è nè traduzione, nè originale, dalla
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Verso l'anno 737.
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Ludolfo
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Gli Abissinii che conservano ancora i delineamenti e il color olivastro degli Arabi, provano troppo che non bastan venti secoli a cangiare le tinte della razza umana. I Nubii, che son d'origine affricana non sono che veri Negri, e tanto neri quanto quelli del Senegal o del Congo; hanno egualmente il naso schiacciato, labbra grosse, e testa lanuta (Buff.
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Assemani,
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Il cristianesimo dei popoli della Nubia, (A. D. 1153), è attestato dal sceriffo Al-Edrisi, ed è stato in maniera falsa esposto sotto il nome del geografo di Nubia (p. 18), che li rappresenta come un popolo di Giacobiti. La luce istorica, che s'incontra nell'opera di Renaudot (p. 178, 220-224, 281-286, 405, 434, 451, 464), proviene da nozioni di fatti anteriori a quell'epoca.
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I Latini danno impropriamente all'
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Non capisco il perchè l'Assemani revochi in dubbio (
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Ludolfo,
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Giovanni Bermudez; la sua relazione stampata a Lisbona nel 1569 è stata tradotta in Inglese dal Purchas (Pilgrims, l. VII, c. 7, pag. 1149 ec.), e d'inglese in francese da La Croze (