Dannato Malloppo!. Mario Micolucci

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Dannato Malloppo! - Mario Micolucci

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per Agua Dulce prima che albeggi» stabilì Hugg.

      «Non capisco pa': visto che è a due passi da lì, perché non andiamo direttamente a El Paso? E’ una città, e un paio di gringo in più non si notano. Ad Agua Dulce sono quattro gatti e ci metteranno subito gli occhi addosso. Sei stato tu a insegnarmelo!»

      «Non credere che, adesso che hai una pistola, possa permetterti di darmi dei consigli! Se sono stato io a insegnarti quelle cose, vuol dire che so qualcosa più di te. Molte delle persone dirette a El Paso fanno una sosta a Agua Dulce per rinfrescarsi e per abbeverare i cavalli. Quindi, pulcioso insolente, passeremo piuttosto inosservati anche lì. Inoltre, come hai appena detto, non sono che quattro gatti e ciò significa che riduco il rischio di imbattermi in un fottuto cacciatore di taglie che conosca la mia faccia. Sai? Quella bagascia di tua madre e l’altro imbecille di tuo fratello non sono le uniche persone che si sappia abbia ammazzato.»

      «Perdonami, ho ancora molto da imparare.» Negli occhi di Donnola divampò una fiamma fugace. Però, il suo sguardo era basso, come sempre d’altra parte; così l’uomo non ebbe modo di notarlo.

      Calò la notte e con essa, il gelo. Quel dannato deserto era sempre così: ti arrostiva di giorno per poi assiderarti dopo il tramonto; tuttavia i due abitavano lì da anni e non viaggiavano mai senza portarsi dietro una coperta. Anche Finn ne aveva una tutta sua: certo, era mezza tarlata e ospitava più di qualche pidocchio, ma era calda e ciò era sufficiente.

      Non attesero molto. Nella piana sottostante si palesò, alla luce della luna, un gruppo di otto individui. Fermarono i cavalli a una certa distanza dal paese e mandarono in avanscoperta uno di loro. L'uomo, liberatosi della giacca, si rotolò nella polvere e procedette a piedi. A quanto pareva, dovevano essere a conoscenza della curiosa accoglienza che Little Pit era usa praticare con gli ospiti che recavano con sé doni appetitosi. Il tizio, così conciato, appariva come un malcapitato di nessun interesse e ciò gli avrebbe consentito di attingere indisturbato acqua dal pozzo e indizi dai suoi stessi occhi.

      Giunse in paese e subito fu approcciato da Studd Mash, detto Saloon. L'uomo aveva una gamba più corta: ebbero modo di riconoscerlo da quella distanza e alla penombra, proprio, grazie alla caratteristica postura inclinata da un lato e all'andatura sbilenca che lo facevano assomigliare all'insegna penzolante della vecchia locanda di Joe su cui, appunto, pareva ci fosse scritto "Saloon". Videro lo storpio avvicinarsi all'ospite, perquisirlo per poi andarsene scuotendo le braccia in segno di frustrazione. Nell'allontanarsi, gli cadde il copricapo a terra e lo raccolse.

      «Pa', quel fesso porta il cappello del nostro generoso finanziatore!»

      «Per l'alito di Giuda, figliolo! Come fai a vederlo!»

      «Non l'ho visto, l'ho intuito. Il suo non sarebbe mai caduto a terra perché ha un nastrino che glielo assicura al mento. Ce l'ha messo per non stare sempre a raccoglierlo. Quel poveraccio, non riesce proprio a stare con la testa dritta.»

      «Penso che tu abbia ragione: solo Studd è così idiota da fare sfoggio di un oggetto appena rubato con il primo sconosciuto che gli capiti a tiro. Be', a questo punto, penso che la festa sia inevitabile.»

      L'esploratore in incognito si sedette a terra con la schiena contro una parete di legno fingendo di riposarsi. Passato un po' di tempo, si alzò guardingo e sparì dietro il granaio. Un istante dopo, divampò un incendio: doveva aver nascosto l'olio infiammabile nell'otre. Quello era anche il segnale. Mentre gli abitanti del villaggio si riversavano sullo spiazzo per cercare di domare le fiamme, il gruppo di fuorilegge si lanciò al galoppo. Giunsero cogliendoli di sorpresa e, come un'onda di morte, spararono all'impazzata facendo strage di tutti coloro che ebbero l'impudenza di estrarre l'arma. Bastarono pochi concitati attimi e già i pochi abitanti di Little Pit, quelli superstiti, erano stati disarmati e allineati per essere interrogati. Degli assalitori, solo uno sembrava averci rimesso le penne.

      Nel frattempo, alcuni di quei professionisti si prodigarono a ripulire le sparute abitazioni per evitare di essere cecchinati alle spalle. Il rischio era reale. Infatti, prima che potessero abbatterlo, qualcuno aveva sparato un paio colpi di fucile dalla casa di Sean. Il primo dei due era andato a segno facendo fuori un altro aggressore.

      «Ora, ne rimangono sei» constatò Hugg.

      «Ti sbagli! Non hai contato me.»

      Clack

      L'inconfondibile rumore del cane che veniva armato gli mandò di traverso le parole che aveva in bocca e gli fece contorcere le budella.

      Padre e figlio alzarono le mani e si voltarono lentamente. Un uomo magro e dallo sguardo malizioso li teneva sotto tiro. Con quei baffetti appena accennati e quel sorriso strafottente, era un'autentica faccia da schiaffi; tuttavia stava dal lato giusto della pistola, quindi, aveva ragione lui. Pertanto, Hugg, quella faccia lì, doveva farsela piacere per forza: così, si limitò a fare una smorfia e sputare a terra.

      «Ero salito su questo colle per avere una buona visuale sullo scenario. Sapete? Non ci piace avere brutte sorprese. E guarda che ci trovo appollaiati sulla cima: due brutti avvoltoi pronti a far festa con i cadaveri.» L'uomo si passò la lingua sulle labbra. «Forza! Che fate lì impalati! Slacciatevi i cinturoni e lanciateli sotto i miei piedi. Provate a fare scherzi e vi ritroverete una pallottola tra gli occhi!»

      C'era poco da fare, dovettero ubbidire.

      «Bene! Ora bestione, dai un calcio a quella vecchia carabina e mandala di sotto.»

      Non era una carabina, era un fucile, e di quelli buoni! Hugg esitò per un attimo, cercò istintivamente conforto nello sguardo del figlio, ma non lo intercettò, poiché il ragazzo si guardava i piedi. Era come se gli avessero chiesto di calarsi le brache: senza il suo Jagy si sentiva nudo come un verme. L'indice del suo aguzzino cominciò a fare pressione sul grilletto e anche stavolta, dovette eseguire l'ordine. Mandò l'arma, la sua amata arma, a fracassarsi sulle rocce sottostanti. Se fosse sopravvissuto a quel fatto, avrebbe, come prima cosa, dovuto procurarsi un fucile o, perlomeno, una buona carabina.

      «Forza, ragazzi! Sbrigatevi a raggiungere gli altri al villaggio: non vorrete perdervi la festa!» Badfinger si rese conto di odiare la voce di quel ceffo più della sua faccia.

      «Non è che, per caso, nel corso della giornata, vi siete imbattuti in un pistolero a cavallo? Sapete? Abbiamo attraversato il deserto per trovarlo? Ci teniamo tanto a lui...» indagò l’aguzzino nel discendere l’acclive. Camminava dietro di loro tenendoli sotto tiro.

      In quei casi, la cosa migliore da fare era stare zitti e infatti, i due tacquero.

      «Ho capito: non volete cantare, d'altra parte, non mi risulta che gli avvoltoi lo facciano. Certo, è davvero triste dover partecipare a una festa senza poter stornellare. Ma non disperate: una volta là sotto, vi presenterò Lane, e vi assicuro che saprà farvi cantare come fringuelli.»

      Eh sì, parlava decisamente troppo. Ad ogni modo, Hugg sentì il sangue gelarsi nelle vene alla prospettiva di andare incontro a delle torture.

      Quella giornata era iniziata nel migliore dei mondi, ma si avviava a concludersi nella maniera peggiore.

      Bang!

      «Voi due! Giratevi lentamente.» Decisamente, la voce non era quella di prima.

      Il loro precedente aguzzino fissava la volta celeste da un ripiano roccioso diversi piedi giù dal sentiero. Lo faceva con gli occhi sbarrati e un buco in fronte. Un uomo dallo sguardo di ghiaccio e con abiti da viaggio relativamente curati li scrutava da dietro una Colt. Aveva un’altra rivoltella

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