Dannato Malloppo!. Mario Micolucci

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Dannato Malloppo! - Mario Micolucci

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di uno sbirro.

      «Sono Cardigan Smith e sono un Texas Ranger. Mi dite cosa ci facevate in compagnia di quel criminale?» Era proprio uno sbirro e di quelli pericolosi. Non si trattava del solito pallone gonfiato con i gradi: era un ranger, quindi, un abile pistolero o un ex cacciatore di taglie che aveva deciso di lavorare per lo Stato. Il braccio operativo della legge.

      «Grazie di averci salvati, Signor Tenente. Noi non siamo che povera gente, contadini in questa terra maledetta» esordì Hugg.

      «Non sono un tenente... magari. Comunque, continua.»

      «Sì, Signore. Abitiamo qui vicino, a Little Pit. Lì su, ho sepolto la mia amata moglie e l'altro mio figlio quando morirono di vaiolo.» Hugg indicò un'altura vicina dove sapeva che effettivamente ci fossero due tumuli senza iscrizione. I corpi della sua coniuge e la sua prole, invece, li aveva lasciati a marcire nella vecchia dimora in Louisiana: commesso il delitto, era fuggito per darsi alla macchia. Strozzò un singhiozzo, finse di pulirsi una lacrima e continuò: «Oggi sarebbe stato l'anniversario del nostro matrimonio, sedici anni. Così, io e il mio figliolo siamo andati lì per stare tutti insieme... in famiglia. Al calar della notte, ci siamo riavviati verso casa, ma abbiamo visto del fumo levarsi dal nostro villaggio. Temendo il peggio, abbiamo risalito questo monte per accertarci di cosa fosse accaduto. Purtroppo, quell'uomo ci ha teso un agguato. Voleva sapere da noi notizie su di un pistolero: proprio non ho capito cosa intendesse. Noi non sapevamo cosa rispondergli, allora ha detto che ci avrebbe portato da un certo Lane che ci avrebbe fatto cantare.» Una mezza verità era sempre meglio di una bugia.

      «Lane, Lane Sadlann, suppongo. Allora, finalmente, ci siamo!» disse tra sé.

      «Come? Non ho capito?» cercò di speculare Hugg.

      «No, nulla che vi riguardi. Grazie, mi hai risparmiato di dover recuperare il cadavere di quel fuorilegge lì sotto: ho già appurato ciò che mi serviva. La vostra faccia, non mi sembra che sia tra i ricercati, almeno tra quelli che ricordo. Comunque, non mi fido ancora di voi: quindi, dovrete venire con me all'accampamento della mia squadra. Se siete ciò che dite di essere, non avete nulla da temere. Dove avete messo i cavalli?»

      «Ma Signore, noi non possediamo cavalli! Magari averne uno: potremmo attraversare questo dannato deserto in poche ore.»

      «Lo immaginavo. Maledizione, a piedi impiegheremmo troppo a raggiungere gli altri a Cactus Cross!» L'uomo temeva che potessero essere in combutta con la banda di fuorilegge a cui dava la caccia e quindi, onde evitare che facessero scherzi, avrebbe preferito portarli con sé. Tutte le evidenze facevano pensare che non fosse così, ma in certi casi, la prudenza non è mai troppa. D'altro canto, intendeva raggiungere al più presto la sua compagnia d'armi per ottenere i rinforzi necessari. Se fosse stato il cacciatore di taglie di una volta, nel dubbio, li avrebbe fatti fuori per avere campo libero; tuttavia era ormai un uomo di legge e aveva messo da parte un gran parte del suo cinismo.

      «Ragazzo, lega tuo padre a quell'albero» ordinò lanciandogli una corda. Quando vide il giovane esitare aggiunse: «Non preoccupatevi, è solo una precauzione: devo prima sbrigare una faccenda, poi verrò a liberarvi. Guardate, vi presto anche la mia coperta per ripararvi dal freddo.»

      Mestamente, Donnola eseguì.

      «Ora devo legare anche te. Mi raccomando, non fare idiozie e non provare a dartela a gambe.»

      «Non scapperò! Voglio restare col mio pa'!» piagnucolò emulando la voce di quel cetrullo di Denner, l'altro ragazzo di Little Pit.

      Lo sbirro rinfoderò la pistola e lo prese per un braccio con l'intento di legarlo. All'improvviso, Donnola gli piantò un tacco sul piede e fece per fuggire; tuttavia la presa dell'uomo era salda. L'unica cosa che ottenne fu strappargli un'imprecazione, oltre che, naturalmente, distrarlo per quell'attimo necessario al padre per fracassargli il cranio con una pietra. Il ragazzo era abilissimo con i legacci, e il falso nodo era la sua specialità.

      «L'hai ucciso, pa'?»

      «Ti sembra vivo?» Per l'impatto, il bulbo oculare del malcapitato era fuoriuscito dall’orbita.

      «Potevi tramortirlo. In fondo, ci ha salvato la vita.»

      «Certo, e siccome tu gliene sei così riconoscente, andrai ad avvertire i suoi compari al posto suo. Da queste parti, non mi conoscono in molti, ma ciò non significa che non mi conosca nessuno.» Qualora i ranger avessero fatto fuori quei fuorilegge, avrebbe definitivamente scongiurato il rischio che qualcuno lo potesse braccare per la refurtiva.

      

      Dannazione! Il suo vecchio poteva andarci un po' più piano!

      Prima di mandarlo ad approcciare i ranger, per rendere la scena struggente e credibile, il padre aveva praticamente pestato il povero Finn. Probabilmente, non voleva ridurlo così male, ma l'appetito vien mangiando, e quel deviato ci aveva preso gusto a picchiarlo.

      L'idea di base era, comunque, condivisibile: molti sbirri erano corrotti e opportunisti; tuttavia non erano rari quelli che ringalluzzivano quando si trattava di correre in aiuto di un povero ragazzino inerme e massacrato dai fuorilegge. In pratica, si trattava di cretini che volevano sentirsi eroi. Donnola stentava a capacitarsi che esistessero adulti così ingenui: non si stupiva dell'ingenuità, ma del fatto che fossero sopravvissuti tanti anni nonostante quella.

      Giunse trafelato e ansimante all'accampamento di Cactus Cross, non dovette recitare per quello: era realmente messo male. Alzò una mano, implorò aiuto e cadde con la faccia nella polvere: lì, ci mise un po' di suo.

      Erano otto uomini. Subito, uno di loro accorse a sollevarlo e gli versò dell'acqua in bocca per rianimarlo.

      «Figliolo! Cosa ti è successo?» Il tizio era massiccio e dall'aspetto rude, ma si vedeva che si sforzava di essere tenero con lui. "Bingo! Ecco il primo aspirante eroe."

      Aprì gli occhi lentamente e finse di non riuscire a mettere bene a fuoco la scena, poi diede un paio di colpi di tosse e iniziò a piagnucolare frasi convulse e incomprensibili.

      «Dai, ragazzo! Manda giù un altro sorso e parla lentamente. Vuoi o non vuoi che ti aiutiamo?»

      «Uccideranno tutti! Mamma! Papà!» delirò.

      «Chi ucciderà tutti? E dove?»

      «Hanno incendiato il granaio! Pistoleri a cavallo. Sparavano, ammazzavano! Ci hanno messo tutti in fila davanti al muro della vecchia locanda di Joe. Io piangevo e mi hanno picchiato!» Doveva fingere di riaversi dallo shock lentamente fornendo informazioni sempre più sensate.

      «Maledizione, figliolo! Sii più chiaro! Qui, sei al sicuro: noi rappresentiamo la legge. Innanzitutto, da dove vieni?»

      «Da Little Pit, Signore!» Si ricompose e tirò su aria dal naso. «Ero a terra dolorante. Dalla sua soffitta, Sean ha provato a sparare a quei farabutti e io ne ho approfittato per nascondermi nel vespaio della locanda, poi ho strisciato fino all'altro lato e sono fuggito nel deserto.»

      «Così, va meglio! Cerca di darmi più informazioni: è importante! Qualsiasi particolare riuscirai a fornirci ci sarà di grande utilità. Per cominciare: li hai sentiti fare qualche nome?»

      «Lane, così lo chiamavano. Era il più cattivo, ha pestato tante persone. È stato lui a ridurmi così.»

      «Lane dici? Bravissimo, ragazzo!» Fu premiato

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