Il Fiume Di Gennaio. Enrico Tasca
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La mattina dopo, sabato, Federico si svegliò di buon ora, come era sua abitudine. Passò una buona mezz'ora nell'unica stanza da bagno perché gli piaceva sentirsi sempre pulito e in ordine, ben rasato e profumato. Uscì senza far rumore e tornò poco dopo con latte, caffè e brioche fresche. Estela si era appena svegliata e stava facendo la doccia, Beatriz dormiva ancora della grossa.
Federico stava preparando il caffè quando Estela fece il suo ingresso in cucina indossando un accappatoio troppo grande per lei e con un asciugamano avvolto intorno alla testa.
«Non ti dispiace vero se ho messo il tuo accappatoio?» domandò senza attendersi una risposta «Ed a proposito di ieri notte vorrei che ti dimenticassi quello che è successo.»
«Perché cosa è successo?» rispose Federico prendendola di contropiede «Per quanto mi riguarda non è successo proprio niente.»
Estela sorrise, sapeva di avere fatto una stupidaggine, ma alle volte agiva guidata più dall'istinto che dalla ragione e la sera prima non riusciva a prendere sonno, aveva avuto un impulso irrefrenabile che l'aveva spinta nel letto sbagliato. Ma era davvero sbagliato? E se invece di Federico ci fosse stato qualcun altro si sarebbe comportata allo stesso modo? Decise di non scervellarsi troppo sull'argomento. Dado in questo momento era il pensiero predominante e andava trovata una soluzione.
Dopo un po' anche Beatriz fece la sua apparizione. Si era già lavata e vestita e sembrava pronta per andare in ufficio, ma aveva gli occhi segnati e lo sguardo non proprio brillante.
«Ho dormito come un ghiro. Era tanto tempo che non mi capitava. Forse non dovrei più bere alcolici per un po', ho anche un leggero mal di testa.»
Due tazze di caffè nero bollente e un Alka Seltzer la aiutarono a rientrare nel mondo dei vivi.
Federico approfittò del fatto che da casa sua poteva chiamare in Italia non in roaming, visto che essendo a pochi chilometri dal confine il suo cellulare prendeva il gestore italiano e fece un giro di telefonate, a Lorena, la sua collaboratrice e al suo amico che lavorava a Malpensa. Ebbe la conferma che la situazione si stava normalizzando e che i voli stavano riprendendo regolarmente.
La sua idea, che espresse alle ragazze, era di mandare a Davide lo stesso messaggio dandogli entrambe appuntamento a Linate, fingendo di aver preso lo stesso volo da Nizza. Su Internet aveva controllato e visto che all'una c'era un volo dell'Air France che faceva scalo a Parigi e che atterrava a Linate alle 16.55. Per quell'ora Davide sarebbe sicuramente stato di ritorno in Italia.
Non era certo questa la vendetta che avevano in mente, era solo la prima mossa, che, tanto per cominciare, avrebbe creato un certo imbarazzo e avrebbe costretto Davide a fare delle scelte. Probabilmente avrebbe trovato una scusa e non si sarebbe neppure presentato a Linate.
Il primo messaggio fu quello di Estela. "Scusa Dado ma ero in un paesino della Provenza e non c'era campo. Parto da Nizza all'una e arrivo a Linate alle 16.55 volo Air France. Puoi venirmi a prendere? Baci Estela. PS: Non telefonarmi, ti chiamo poi io."
Per l'sms di Beatriz aspettarono una mezz'ora e decisero di essere più creativi, per evitare che Davide cominciasse a tempestarla di telefonate. Usando il cellulare di Federico decisero di scrivere così: "Ciao Davide, sto usando il cell. di un signore gentile che me l'ha prestato perché il mio ha problemi di batteria. Volevo solo dirti che ti aspetto a Linate alle 16.55, volo Air France da Nizza. Ciao Beatriz. Puoi rispondere a questo numero."
La risposta di Dado/David non si fece attendere. Ad entrambe rispose che era spiacente, ma era incasinato e che si sarebbe trattenuto a Londra fino a domenica. Evidentemente o era entrato in panico all'idea di poter incontrare contemporaneamente le sue due "fidanzate" oppure aveva subodorato qualcosa. Era comunque una risposta poco convincente, così stupida che poteva essergli venuta in mente solo a causa di uno stato ansioso o di un turbamento mentale.
Federico decise di fare un controllo. Chiamò di nuovo il suo amico che lavorava a Malpensa e gli chiese se riusciva a scoprire se c'era un passeggero di nome Davide Lamberti su un volo da Londra a Milano. L'amico chiese una mezz'ora di tempo e disse che avrebbe richiamato lui.
Mentre stavano discutendo sul da farsi l'amico milanese chiamò per informare che c'era un Davide Lamberti prenotato su un volo della British Airways con arrivo previsto a Linate alle 14.50. Federico ringraziò dicendo «sei forte, l'ho sempre detto, ti devo un favore» e si girò verso le ragazze che avevano sentito la telefonata messa in viva voce.
Davide era seriamente preoccupato. Erano le 9 di sabato mattina, le dieci in Francia e in Italia, e si stava preparando per lasciare l'albergo. Avrebbe preso la metropolitana per Heathrow, molto più sicura di un taxi, viste le condizioni delle strade.
I due sms che ricevette a distanza ravvicinata lo gettarono nel panico. Non poteva essere una coincidenza che le due ragazze con cui lui usciva si ritrovassero sullo stesso volo. Forse era tutto programmato per fregarlo. Ma poi pensò che nessuno poteva prevedere la neve e Beatriz veniva dal Brasile mentre Estela era in Francia. E se si fossero conosciute per caso a Nizza e avessero parlato di lui? Molto improbabile.
I due messaggi comunque suonavano falsi, sembravano delle scuse. Non che la sua risposta suonasse veritiera. Non era riuscito a trovare una motivazione valida, quindi era rimasto nel vago. L'unica cosa certa era che non sarebbe tornato a Linate. Troppo pericoloso. Non poteva andare a prendere l'una senza incappare nell'altra. Sarebbe stato un suicidio e la fine di una situazione che per lui era ottimale, anche se non facile da gestire. E poi aveva sempre il problema della sua macchina. Anche volendo non avrebbe fatto in tempo a correre a Malpensa, ritirare il SUV e tornare a Linate, il tutto con un margine di due ore e con le strade ancora scivolose. E se il suo aereo avesse ritardato?
Travolto da questi pensieri, fece il check out dall'albergo come un automa e si trovò seduto nella metropolitana diretto a Heathrow.
Pensava alla sua doppia vita. Da una parte gli capitava di sentirsi in colpa, ma dall'altra giustificava il suo comportamento considerando le cose che amava nell'una e nell'altra. Beatriz era dolce, intelligente, una compagna piacevole e accomodante. Lo faceva sentire un padreterno. Forse la sua origine italiana o la sua provenienza da una città come São Paulo la rendevano non toppo diversa da tante italiane che aveva conosciuto. Era anche graziosa e a letto, dopo aver superato le prime timidezze, si concedeva con trasporto e partecipazione.
Estela era completamente diversa. Era sesso allo stato puro, una macchina da guerra. Non che fosse stupida, tutt'altro, ma rispetto a Beatriz era molto meno riflessiva, più passionale, più istintiva, più tutto. Aveva un corpo favoloso e ogni volta che ci pensava si sentiva assalito dal desiderio. Però rispetto a Beatriz era molto più sfuggente. Sembrava alle volte che diffidasse di lui, che lo volesse