Il Fiume Di Gennaio. Enrico Tasca
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La parola "Portela" suscitò in Federico un mare di ricordi. Con Luma una volta avevano sfilato proprio nella Portela, una delle scuole di samba più famose di Rio. Si era divertito come un pazzo, anche se non avevano vinto. Sfilare nel sambodromo tra due ali di folla acclamante era stata un'esperienza indimenticabile. Cosa avrebbe dato per poter tornare indietro nel tempo, rivivere anche una sola giornata di quell'epoca felice! Un' ombra di tristezza offuscò per un attimo la sua mente. L'impatto dell'aereo con il terreno lo fece tornare nella realtà . Avevano finalmente raggiunto la prima e più lunga tappa del viaggio.
Appena in aeroporto videro un cartello che invitava i passeggeri in transito per il nord Europa a ritirare i bagagli. Federico chiese ad un addetto dell'aeroporto se Malpensa era chiusa per la neve ed ebbe la conferma che tutti i voli erano cancellati. Un fronte freddo in arrivo dalla Siberia stava paralizzando mezza Europa. Era evidente che regnava una confusione generale ed era meglio cercare almeno di recuperare le valige, cosa che fecero in tempi brevi. Pensando alle lunghe attese di Malpensa, Federico si rese conto che anche il piccolo Portogallo, considerato uno dei fanalini di coda dell'Europa, almeno in questo riusciva a battere l'Italia. Una bella consolazione. Con i bagagli al seguito cercarono un banco della TAP per decidere cosa fare. Estela era combattuta tra restare ed approfittare della sosta forzata per andare a trovare la sua amica e visitare Lisbona oppure seguire gli altri due nella buona o nella cattiva sorte. Alla fine pensò che non poteva autoinvitarsi a casa dell'amica senza preavviso ed erano quasi le 7 ora locale, quindi troppo presto per telefonarle e poi in fondo non le importava di vedere Lisbona. Avrebbe avuto altre occasioni.
Il tempo intanto passava e Beatriz stava evidentemente sulle spine: si era attaccata a Federico come una patella su uno scoglio. D'altra parte a cos'altro servivano gli uomini se non a darsi da fare in occasioni come questa?
Federico aveva chiamato il suo amico a Malpensa. Non l'aveva trovato, ma un collega lo aveva informato che sia Malpensa e Linate che Orio al Serio, l'aeroporto di Bergamo, erano chiusi per una tempesta di neve mai vista a memoria d'uomo.
Agli sportelli dell'aeroporto li avevano messi in lista d'attesa sui voli di altre compagnie sia per Genova che Nizza, ma avevano precisato che c'erano scarse possibilità , considerata la situazione di emergenza. Intanto il tempo passava, in Italia erano già le nove del mattino.
Il suono di un sms in arrivo sul cellulare di Beatriz fu sentito da tutti come se fosse stato un allarme o una sirena dei pompieri. Il viso della biondina si illuminò in un sorriso che mostrava due file di denti bianchi e ben curati e, senza rendersene conto urlò: «Hanno cancellato la riunione a causa della neve! Mi ha avvisato un collega dopo aver parlato con il Direttore della Filiale.»
Come per incanto l'atmosfera si rasserenò, diventarono tutti euforici e come liberati da un incubo. Estela, ma ancor più Federico, si erano immedesimati nella ragazza di São Paulo a tal punto che la sua preoccupazione era diventata anche la loro. Decisero di festeggiare andando al bar. Federico pagò per tutti.
L'aeroporto di Lisbona, che prende il nome dalla vicina cittadina Portela de Sacavém, è molto confortevole e moderno. à collegato al centro della città con la metropolitana, la linha vermelha, e per un attimo a Federico venne in mente che magari potevano fare un giro veloce per la città . C'era però il problema delle valigie, del controllo passaporti, della dogana, poi era opportuno restare pronti nel caso si fosse liberato qualche posto nei voli del mattino. Quindi non lo propose neppure alle ragazze. Si sedettero su delle poltroncine preparandosi ad una lunga attesa.
Ad un certo punto Estela chiese a Federico se aveva la macchina fotografica con sé.
«Certo - rispose Federico - non mi separo mai dalla mia Fujifilm X100: ce l'ho nel trolley.»
Detto fatto Federico cominciò a scattare qualche foto delle brasiliane. Si vedeva che Estela era abituata all'obiettivo delle fotocamere, mentre Beatriz non collaborava tanto. O teneva gli occhi chiusi o faceva facce strane. Insomma farle delle foto decenti avrebbe richiesto tempo e pazienza.
A un certo punto Estela chiese a un passante se poteva fare una foto a tutti e tre con il suo cellulare e fu così che si cominciò a parlare di fotografie. Federico mostrò alcuni dei suoi scatti meglio riusciti che conservava sul tablet e le ragazze rimasero impressionate dalla sua bravura. Le immagini riuscivano a trasmettere delle storie, arrivavano dritte al cuore.
Fu allora che Estela volle mostrare le sue foto, ignara che il suo gesto avrebbe scatenato una vera catastrofe.
«Questa è la mia amica Elza, qui siamo insieme a Botafogo, questa sono io sul lago di Como con il mio ragazzo Dado.»
A Beatriz non interessava affatto guardare le foto di Estela, ma per educazione buttò un occhio sullo smartphone di quella che cominciava a considerare più di una conoscenza occasionale. Federico stava osservando Beatriz e la vide sbiancare di colpo, mentre osservava più da vicino la foto di quel bel ragazzo dai capelli neri e lisci. Se la voce non le fosse rimasta in gola avrebbe probabilmente cacciato un urlo.
Cominciò a piangere sommessamente e tutti se ne chiesero il motivo.
«Conosci quel ragazzo?» chiese Federico che aveva cominciato ad intuire la verità «come si chiama?»
«Si chiama Davide» rispose Beatriz continuando a singhiozzare «è il mio fidanzato.»
Estela, che in genere era piuttosto veloce a capire le cose, in quel frangente non afferrò subito che il suo Dado altri non era che Davide. Appena si rese conto della situazione si limitò ad esclamare filho da puta e non disse altro. Cercava di pensare. Forse poteva cavare gli occhi a quella paulistana che le aveva rubato l'innamorato, ma forse poteva anche non essere colpa sua.
La tensione si poteva tagliare con un coltello. Dall'allegria per la notizia della riunione rinviata si era passati ad una tragedia da teatro greco. Federico avrebbe voluto consolare le due ragazze, ma preferì tacere, anche perché non avrebbe trovato parole adatte.
Beatriz aveva smesso di piangere e vinta ogni forma di timidezza cominciò a tempestare Estela di domande, usando la sua lingua madre: «Si può sapere quando l'hai conosciuto, da quanto tempo vi frequentate? Non hai mai avuto il sospetto che facesse una doppia vita, quel bastardo?»
Estela aveva la testa in confusione totale. Era abituata a diffidare degli uomini, ricordava ancora quello che Giulio le aveva fatto, ma Dado le era sembrato diverso, sembrava così innamorato!
«Mi parli come se fossi io che ti ho rubato il ragazzo» sbottò «ma forse è vero il contrario!»
A quel punto, vedendo che l'atmosfera si stava surriscaldando Federico decise di intervenire.
«Sentite ragazze, mi sembra inutile che litighiate cercando di darvi reciprocamente la colpa di quello che è successo. Mi pare che l'unica colpa ce l'abbia questo Dado o Davide che dir si voglia, che vi ha ingannato per tutto questo tempo. Siamo poi sicuri che sia la stessa persona? Beatriz forse non hai visto bene la foto!»
«Senti signor fotografo, non ti impicciare! Dado è il diminutivo di Davide, ma a me non piaceva chiamarlo così e