Il Fiume Di Gennaio. Enrico Tasca

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Il Fiume Di Gennaio - Enrico Tasca

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qualche volta la figlia a venire in Europa. Due giorni a Milano e il resto della vacanza a Mentone. Conoscendo l'amore della figlia per il mare ed il sole sapeva che a Milano si sarebbe annoiata. Ogni tanto si divertivano ad andare al mercato di Sanremo, sua città natale, dove gli era rimasto qualche amico dei tempi della scuola. D'estate andavano in giro con il suo gommone e aveva cominciato anche ad insegnarle ad andare sott'acqua con le bombole. Finalmente avevano trovato una passione in comune, e questo li aveva fatti sentire più vicini.

      Infatti Federico era istruttore sub e ogni anno, con un gruppo di amici, faceva un viaggio in mari lontani. Si divertiva anche a fare foto subacquee, ma esclusivamente per il proprio piacere: non erano in vendita.

      Distratto dai suoi pensieri Federico si accorse tardi che Estela gli stava ancora parlando di Lisbona e della sua amica. Per fortuna l'arrivo degli assistenti di volo con la cena lo dispensò dall'obbligo di rispondere.

      Il cibo non era poi così male, considerando il fatto che si trovavano nella classe economica, e gli alcolici erano gratuiti. Dopo cena si concesse un whisky, nella speranza che lo aiutasse a prendere sonno. Il film che proiettavano era una commedia americana demenziale e si rifiutò di vederla.

      Estela dopo cena si coprì con il piumino, mise gli auricolari nelle orecchie, la mascherina sugli occhi e si addormentò di botto, russando leggermente.

      Beatriz appariva nervosa, tentava di leggere un libro sul tablet, ma si vedeva che non riusciva a concentrarsi sulla lettura.

      Â«Anche lei fa fatica a dormire?» le chiese Federico nel tentativo di fare un po' di conversazione. Non voleva sembrare invadente, temeva di essere mal interpretato, ma la sua vicina aveva un viso interessante ed un'aria intelligente e gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio.

      Â«No, sono solo preoccupata per questa notizia della neve a Malpensa.» rispose Beatriz alzando i suoi occhi azzurri e accennando un timido sorriso «Come ho detto devo assolutamente essere a Milano entro domani pomeriggio»

      Â«Posso chiederle che lavoro fa, se non sono indiscreto?»

      Â«Mi occupo di private banking» rispose Beatriz «insomma di investimenti e di Borsa»

      Â«Allora magari può darmi qualche consiglio, io con la Borsa ho sempre avuto un pessimo rapporto e da un po' ne sto alla larga»

      Â«Guardi è semplicissimo, basta comprare quando i titoli sono bassi e poi rivenderli quando salgono»

      Federico non riuscì a trattenere una risata e pensò che, nonostante l'apparente timidezza, la biondina sapeva anche essere spiritosa.

      Â«Ovviamente scherzavo» continuò la ragazza «non è facile investire in Borsa, soprattutto in questi tempi di crisi. Ma non ci sono solo le azioni, ci sono molti altri modi per risparmiare senza correre troppi rischi. Attualmente però i tassi sono molto bassi.»

      Federico ricordava che i primi anni in cui viveva in Brasile l'inflazione aveva raggiunto cifre da capogiro e i tassi di interesse di conseguenza erano pazzeschi. Era difficile lavorare in quelle condizioni e infatti l'agenzia che aveva creato a Rio aveva avuto problemi anche per gli interessi troppo gravosi che doveva pagare alle banche, mentre faticava a riscuotere dai clienti. Tempi veramente difficili.

      Beatriz trovava gradevole conversare con quel signore gentile e simpatico. Magari riusciva a farlo diventare suo cliente, non si può mai dire.

      Il suo compagno, Davide, era di tutt'altro genere. Un po' lunatico, alle volte anche prepotente, però quando era in vena era fantastico e c'erano dei momenti in cui lei si sentiva davvero innamorata. Chissà se sarebbe venuto a prenderla all'aeroporto. Sapeva che era a Londra per lavoro, ma doveva tornare proprio l'indomani. Alle volte sapeva anche essere piacevole, ma era comunque imprevedibile. Si faceva sempre perdonare perché era un bel tipo e sapeva di esserlo, al punto di essere quasi narcisista.

      I primi tempi a Milano erano stati veramente duri. Non conosceva nessuno, era sempre sola, lavorava come una pazza e non le piaceva la città. L'unica proposta di uscire le era venuta da un collega, non solo bruttino, ma squallido di testa, con un modo di ragionare da travet che a Beatriz faceva orrore.

      Poi aveva conosciuto Davide, che aveva curato una piccola campagna pubblicitaria per conto della sua banca. Era stata una paquera in piena regola, come dicevano dalle sue parti per indicare il corteggiamento. E lei era caduta come una pera matura, non aveva neppure tentato di opporre un rifiuto al primo sfacciato invito a uscire. E non solo, aveva trasgredito ad una regola che si era imposta e che aveva sempre osservato scrupolosamente: mai andare a letto al primo appuntamento. Insomma aveva fatto proprio la figura che non voleva fare. Apparire come una ragazza facile, proprio lei che invece aveva sempre tenuto i maschi a debita distanza. Ma era rimasta sola per troppo tempo e probabilmente quella sera il suo corpo produceva massicce quantità di estrogeni. Si aspettava poi una reazione tipo "una botta e via" invece Davide l'aveva cercata ancora e avevano cominciato a vedersi con una certa regolarità.

      Mentre correva con il pensiero a quell'incontro accaduto ormai più di un anno prima, l'aereo cominciò a vibrare e poi a subire scossoni causati da vuoti d'aria. Il pilota annunciò la presenza di turbolenze, invitò i passeggeri a tornare ai propri posti e ad allacciare le cinture. A Beatriz venne spontaneo afferrare il braccio del suo vicino di posto. Non che avesse proprio paura, ma la presenza di un uomo al suo fianco la rassicurava. Federico considerò quel gesto normale in una persona che aveva forse un po' di paura di volare e non gli attribuì altri significati. La biondina poteva essere quasi sua figlia. Però il gesto parve rinforzare quel legame "spirituale" che si stava creando tra loro e Federico ne fu felice perché si era accorto che viaggiavano sulla stessa lunghezza d'onda.

      Estela non si era accorta di nulla. Aveva bofonchiato un "qué pasa?" e si era rimessa a dormire. Doveva essere proprio stanca.

      2

       A molti chilometri di distanza l'account executive Davide Lamberti, in missione a Londra per conto della sua agenzia, stava gustando una birra doppio malto al Windsor Castle, uno dei più famosi e antichi Pub di Kensigton. L’atmosfera era quella tipica dei pub inglesi di una volta. Aveva ordinato Sausage and mustard mash, uno dei piatti tipici del locale. Era sera, aveva appena finito il suo lavoro lasciando tutti soddisfatti, e si sentiva euforico.

      Se fosse riuscito ad andare a dormire presto magari avrebbe potuto prendere un volo di prima mattina per Malpensa, dove aveva lasciato il suo SUV. Non aveva ancora deciso se aspettare Beatriz, in arrivo da São Paulo in tarda mattinata. Si sarebbe posto il problema l’indomani. Adesso voleva rilassarsi, pensò mentre assaporava le sue salsicce di maiale con puré di patate. Stava ordinando un’altra birra quando si accorse della bionda che lo stava fissando. Era piuttosto prosperosa, una bonazza, come si diceva dalle sue parti. Aveva l’aria leggermente alticcia, ma non abbastanza da renderla sgradevole, tutt’altro. Emanava una certa sensualità, un po’ insolita per una inglese e comunque anche lui di birre se ne era fatte parecchie e pensava di finire la cena con un bel whisky di malto. D’altra parte quale luogo migliore per gustare una delle sue marche preferite?

      Decise di avvicinarsi alla bionda e offrirle da bere.

      Raramente gli era successo che filasse tutto liscio, di solito lo mandavano a quel paese o facevano le difficili o giocavano per un po’ prima di accettare. La donna invece non aspettava altro, accettò volentieri il drink e iniziò a parlare con una inflessione che Davide non seppe riconoscere.

      Il suo inglese era discreto, riusciva a distinguere l’accento

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