La Sfida. Guido Pagliarino

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La Sfida - Guido Pagliarino

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“Vangelo della Verità”, Trattato delle Tre Nature”. Sempre di ambiente gnostico cristianeggiante, sono stati rinvenuti a Nag Hammadi il “Vangelo di Tommaso”, il “Vangelo di Filippo”, il “Libro di Tommaso scritto da Matteo” e varie rivelazioni riferite dagli autori agli apostoli Pietro, Paolo, Giacomo e a un segretario di Pietro, Silvano. La giara racchiudeva pure il trattato “Asclepius”, ermetico, non gnostico. Relativamente allo Gnosticismo cristiano sono opere cardinali i tre vangeli di Tommaso, di Filippo e della Verità, tutti traduzioni in lingua copta di originali greci.

      I testi cristiani apocrifi (= nascosti) sono quelli che non furono riconosciuti dalla Chiesa come testimonianze autentiche della predicazione apostolica e non vennero perciò inclusi nel Nuovo testamento8 . A differenza dei Libri canonici, nati nella Chiesa delle origini come scritti fondamentalmente comunitari, gli apocrifi erano opere individuali e connesse a ristretti gruppi di fedeli. Essi rispondevano a due diverse esigenze. Da una parte, (apocrifi non canonici ma non eretici), gli autori erano mossi dal desiderio di presentare alla propria cerchia notizie su Gesú e i suoi parenti e discepoli che i Vangeli canonici non riportavano. Ad esempio, il libro dello Pseudo-Matteo si dilunga, tra l’altro, sulla nascita di Gesú e la fuga in Egitto, parlandoci d’un bue e d’un asinello nella stalla della Natività e precisandoci che questa stalla era una grotta. Dall’altra parte (apocrifi eretici), si trattava di espressioni di dottrine diverse da quella della Chiesa, per lo più esoteriche. Queste opere sostenevano i loro dogmi differenti da quelli cattolici, in particolare a proposito della Trinità e di Cristo, e presentavano idee dualistiche e gnostiche e posizioni estremiste, come un eccessivo ascetismo e l’estrema importanza data alla castità accompagnata dalla condanna del matrimonio e della procreazione, come nel “Vangelo degli Egiziani” che sostiene l’encratismo, una sorta di esasperato moralismo antisessuale; e pure mostravano discriminazione tra gli esseri umani eletti e gli altri non destinati a salvarsi, come si desume dai Vangeli gnostici di Tommaso, di Filippo, della Verità. Si noti inoltre, a proposito di quegli apocrifi che vogliono, anzitutto, rispondere all’esigenza di saperne di più rispetto alle notizie contenute nei Vangeli neotestamentari, che parte di essi contiene comunque una o più impressioni eretiche degli autori, come il “Vangelo di Pietro” che ha sì lo scopo di descrivere nei dettagli la risurrezione di Cristo, ma contiene secondariamente l’eresia doceta: il docetismo considerava il corpo di Gesú un mero fantasma. Oltre che per lo studio dello Gnosticismo, i testi apocrifi sono utili per certe notizie storiche che essi riportano o che se ne possono ricavare. Ad esempio, gli “Atti di Giovanni” c’informano che fin dall’antichità si celebravano messe per i defunti; abbiamo informazioni inoltre sulle modalità del Battesimo e dell’Eucaristia nel Cristianesimo antico; sui nomi dei genitori di Maria, Gioacchino e Anna, notizia forse veritiera e riportata solo oralmente fino al II secolo; sui nomi dei “re” magi, Gaspare, Melchiorre, Baldassarre; apocrifi ci presentano il cerimoniale della Presentazione al Tempio e ci dicono dell’Assunzione di Maria a Dio in corpo e anima alla fine della sua vita; lo “Pseudo-Matteo” ci fa capire indirettamente che la venerazione per lei era già viva ai tempi della stesura di questo libro, fine II secolo / inizio III, dato che immagina idoli pagani che si prostrano alla Madonna. Certi apocrifi influiscono sul costume cristiano; ad esempio, il presepe è ispirato a testi come il citato “Pseudo-Matteo”; ed è la stessa cosa per moltissime opere d’arte come la Natività di Giotto che presenta una cometa in cielo secondo la letteratura apocrifa - fors’anche, peraltro, a causa del passaggio della cometa di Halley negli anni di vita del pittore - mentre il Vangelo canonico secondo Matteo parla semplicemente di una stella; molti affreschi e vetrate di cattedrali e basiliche hanno a base episodi apocrifi, ad esempio nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Inoltre, l’eccessiva pruderie, nel corso della Storia, di alcuni ambienti cristiani, sia cattolici e ortodossi, sia protestanti, è influenzata dalla mentalità sessuale ultrarigorista di certo pensiero gnostico.

      Gli apocrifi influenzarono, anche di più, l’Islam, fino a entrare nella sua letteratura sacra: gran parte dei temi evangelici del Corano deriva da quei libri.

      L’apocrifo Vangelo di Tommaso (o Raccolta delle parole segrete di Gesú) non dev’essere confuso con un altro apocrifo, già precedentemente noto, detto “Vangelo dell’infanzia dello Pseudo-Tommaso”. Il manoscritto ritrovato è una copia dell’inizio del IV secolo. C’è chi ha ritenuto di poter datare l’originale in lingua greca agli anni 110-130, ma è pure stata formulata l’ipotesi ch’esso sia addirittura dell’ultimo decennio del I secolo, all’incirca in corrispondenza della formazione del quarto Vangelo canonico, Giovanni, da cui peraltro differisce totalmente nello spirito e nella forma. Per molti versetti è assimilabile ai sinottici, cioè ai vangeli di Matteo, Marco e Luca così chiamati perché offrono molti versetti eguali o assai simili, e soprattutto al primo e all’ultimo; anche in questo caso, però, differente è la forma e diverso è il significato grazie a varianti o ad aggiunte di versetti non presenti nei Vangeli neotestamentari. Se sulle prime si potrebbe pensare che all’autore fossero noti i sinottici, c’è pressoché unanimità tra gli studiosi, data la gran differenza concettuale, nel ritenere che ci fosse a base piuttosto, per gli uni e per l’altro, un’antecedente fonte comune, detta convenzionalmente Q (dalla parola Quelle, appunto Fonte in tedesco), poi diversamente dai sinottici utilizzata dall’autore Tommaso inserendo incitamenti alla gnosi. L’opera è una collezione di detti (loghìa) di Gesú, di qualche parabola e di rari dialoghi coi discepoli, mentre i Vangeli canonici, oltre a contenere a loro volta parabole, dialoghi e detti, sono narrazioni, peraltro non in ordine cronologico quanto alla vita pubblica di Cristo, a parte le finali Passione e Risurrezione; queste sono infatti quanto, fondamentalmente, gli evangelisti vogliono annunciare, essendo il Cristianesimo della Chiesa antica basato proprio sulla Risurrezione, da intendersi in senso reale e non simbolico, conseguente alla vera morte di Gesú; il Nuovo testamento dice, inequivocabilmente, che la risurrezione di Cristo non è simbolica ma reale: “Se Cristo non è risuscitato, allora è inutile la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1 Cor 15, 14)9 .

      Il Vangelo di Filippo è contenuto nello stesso volume immediatamente dopo quello di Tommaso. L’esistenza del testo era già nota perché ne aveva parlato lo scrittore ecclesiastico antico Epifanio, vissuto fra il 310 e il 403. La copia in copto di Nag Hammadi dovrebbe risalire al 330, ma gli studiosi ritengono che l’originale in greco sia più o meno coevo rispetto al Vangelo gnostico secondo Tommaso, precisamente, come minimo, dell’anno 90 e, al massimo, dell’anno 130; inoltre, che anch’esso non sia in rapporto diretto coi Vangeli canonici pur avendo non pochi versetti simili. Sarebbe un’opera della scuola gnostica valentiniana (su cui ritorneremo).

      Infine, il Vangelo della Verità si differenzia in quanto consiste in una preziosa trattazione di argomenti basilari dello Gnosticismo – dei quali parleremo tra poco – che costituiscono quella che, secondo l’autore, è la Verità rivelata da Gesú Cristo a proposito dell’origine e del fine delle cose, della cosiddetta emanazione, della caduta degli animi nel buio della materia, dell’ignoranza di sé medesimi quali eoni derivanti dalla Luce divina, dell’errore, della dimenticanza di Dio, della necessità di conoscenza per tornare a lui. A quest’opera avevano accennato anticamente Ireneo e Tertulliano, con riferimento agli gnostici valentiniani; un testo, secondo Ireneo (in “Denuncia e confutazione della pseudo gnosi”), che pur contenendo la parola Vangelo è dissimile da quelli cristiani perché le cose che vengono dagli Apostoli sono tradite. Anche questo codice è dell’anno 330 circa, mentre l’originale è del II secolo, all’ingrosso attorno al 180: ne parla Ireneo, morto verso il 200, dichiarandolo “piuttosto recente”. È all’incirca contemporaneo del cosiddetto Canone Muratoriano cattolico, elenco non ufficiale della maggior parte di quelli che saranno considerati i libri canonici neotestamentari della Chiesa. Più degli altri due, il Vangelo della Verità è strettamente gnostico-cristiano,

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