La Sfida. Guido Pagliarino

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La Sfida - Guido Pagliarino

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del secolo XX però, primo Rudolf Bultmann, era stato il Cristianesimo a derivare dallo Gnosticismo. Ci sono ancor oggi, da cattedre universitarie di Storia comparata delle religioni, ricercatori che sospettano la stessa cosa. Era, di fondo, la tesi di positivisti del XIX secolo, anche se non si riferivano espressamente allo Gnosticismo, ma in generale alle categorie della filosofia e della mitologia greche e delle teosofie orientali. Per il fondatore del positivismo Auguste Comte, era stato Paolo, nato a Tarso nell’ambiente giudaico ellenista della diaspora e che conosceva altrettanto bene il greco e l’ebraico, a creare il Cristianesimo13 , richiamando un oscuro personaggio nazareno, Gesú, assai diverso dalla persona risultante dalle Lettere paoline, figura da Paolo definita del Cristo-Messia-Dio (l’Unto-Dio) tradendo, oltretutto, la tradizionale figura del messia atteso dai giudei, il quale avrebbe dovuto sì essere dotato di grandi carismi e governare un millenario regno di pace, ma essere solo uomo: Paolo, sempre secondo il Comte, aveva creato la nuova religione connotandola di pensiero e di miti ellenici. Si trattava però di ipotesi non sostenute da documenti, ché il punto di riferimento era per il Comte e per gli altri critici positivisti il Nuovo testamento di cui rifiutavano quale invenzione quanto non corrispondeva alle loro tesi. Individuavano nella dispersione del popolo ebraico la condizione oggettiva del notevole e relativamente celere sviluppo del primo Cristianesimo14 : qualunque nuovo movimento religioso fosse nato fra i giudei della diaspora, dicevano, avrebbe avuto notevole probabilità di diffusione grazie alla medesima, dato che in moltissimi centri del bacino del Mediterraneo, soprattutto in Egitto, nell’Asia Minore, in Italia, c’erano comunità ebraiche che ogni tanto visitavano Gerusalemme ed erano in contatto epistolare con altri ebrei. Il movimento si sarebbe espanso presto e grandemente all’ambiente gentile greco-romano, debordando dal Giudaismo ellenizzato grazie, fin dall’inizio, alla frenetica attività di Paolo e alla sua grecità, nonché all’opera dopo di lui di altri cristiani giudeo-ellenizzati o greco-romani, fra cui un presunto autore elleno del Vangelo secondo Giovanni. Vedremo invece che l’ellenizzazione vera e propria del Cristianesimo non è precedente, al più presto, gli anni 135 - 140 del II secolo, periodo nel quale entrano in gioco i primi apologisti greco-cristiani. Era stato supposto pure che Gesú, durante i suoi anni oscuri, all’incirca fra i dodici e i trent’anni, avesse studiato dottrine spirituali in Oriente; tuttavia, quest’idea era ormai in decadenza prima della metà del XX secolo: come riferiva Alan Bouquet in una sua Storia delle religioni scritta nel 1941 15 , “gli studiosi del Nuovo Testamento che ci precedettero errarono nel supporre che il Cristianesimo iniziasse con l’attività di un maestro di tipo socratico, o confuciano, che dovesse alla sua capacità dialettica il proprio notevole successo e che poi si corrompesse trasformandosi nel culto esoterico di un eroe divino”.

      La sfida tra Cristianesimo e Gnosticismo cristiano non s’è chiusa nel passato, anche se ufficialmente il secondo è stato sconfitto dalla Chiesa già nel V secolo, dopo aver cominciato a indebolirsi fin dal III. In realtà risorge più volte in eresie16 cristiane ed è ancora vivo sotto altri nomi, in certe sette e nella persona di membri della stessa Chiesa. Anzi, nel movimento New Age - Next Age costituisce per il Cristianesimo un forte avversario.

      V’è oggigiorno chi pensa che la via mistico-ascetica alla conoscenza di Dio sia senz’altro superiore a quella dello studio della Parola, il che può vedersi quanto meno come atteggiamento gnostico. Mi pare il caso, ad esempio, di Marco Vannini nel suo saggio “Il volto del Dio nascosto”17 che, salvo alcuni versetti di Giovanni, ignora il Testamento ed esalta la mistica greca. Mi sembra che in sostanza la tesi di quest’autore sia che il migliore cristiano è quel mistico che segue l’esempio di Gesú nell’esperienza dell’Uno, raggiungendo nel sommo intuitivo della propria ragione l’unità profonda con Dio stesso. Fatto è che, come risulta dal complesso dei Vangeli, non è di tipo mistico l’esempio di Cristo che il credente deve seguire, ma pratico, nella carità del giorno per giorno. Solo in alcuni versetti di Giovanni, se estrapolati dall’insieme del suo Vangelo, si può trovare apparente avallo a quella tesi, come dove Gesú afferma che lui e il Padre sono una cosa sola; ma nel Cristianesimo, secondo l’insieme del Nuovo testamento, s’intende che Gesú-Cristo-Figlio è Persona divina dell’unico Dio, non che l’uomo Gesú è giunto misticamente a fondersi con Dio. Mi pare, salvo errore, che il Vannini nutra per la Scrittura una certa qual disistima, che ne rifiuti il sentire ebraico e apprezzi solo quanto, in Giovanni, appare venire da quello greco. Vedremo, oltre, versetti di Giovanni che alcuni studiosi hanno ritenuto scritti da un greco gnostico.

      Pure adesso c’è chi, anche tra cristiani, ignorando che il Cristianesimo ha come base religiosa essenziale la reale risurrezione di Gesú, non una dottrina derivante da speculazioni, afferma che sotto l’insegnamento praticato ai comuni credenti, cioè quasi a tutti, si cela il vero sapere rivelato da Cristo a pochi discepoli e da questi tramandato a una parte sola dei loro allievi. Uno di quegli eletti sarebbe stato l’apostolo Giovanni, per l’essere stato il migliore amico di Cristo - il discepolo che Gesú amava -, e, secondo il Bultmann, perché nel suo Vangelo si situerebbero basilari concetti gnostici. Pure gli apostoli Tommaso e Filippo sono da due millenni ben piazzati fra quei presunti eletti tra gli eletti di Cristo, il primo per aver voluto conoscere a fondo la verità mettendo le dita nelle piaghe del Risorto e il secondo per avergli chiesto di fargli vedere il Padre.

      Vi sono oggi cristiani che praticano riti segreti magico-iniziatici e spiritismo. Li troviamo, oltre che nel movimento New Age -Next Age, fra cattolici integristi dell’estrema destra che aderiscono a conventicole da considerarsi piuttosto gnostiche che cristiane, per l’atteggiamento di disdegno culturale e umano verso le persone più semplici, o soltanto ritenute tali perché non delle loro. Anche protestanti partecipano a sedute spiritiche o sono tentati o addirittura credono nella reincarnazione. Altri cristiani sono membri di confraternite esoteriche, più o meno massoniche, Rosa-Croce, o di cattoliche fratellanze che si rifanno segretamente agli antichi Templari o al Martinismo di fine ‘700.

      L’antico Gnosticismo attraversa tre fasi:

      Il precristiano ha come aderenti pagani e, parallelamente, ebrei.

      Quello intermedio, introducendo la persona di Gesú, usa alcuni concetti cristiani. Riguarda in modo particolare giudei. Il più famoso esponente, anche se non tra i più gnostici, ne è il samaritano Simon Mago.

      Nell’ultima fase, dai primi decenni del II secolo, ha ormai una forte base di concetti cristiani. Questo Gnosticismo cristianeggiante trova adepti soprattutto presso greci e romani colti.

      Nello Gnosticismo precristiano, come ad esempio presso i barbelognostici, la redenzione deriva dal risveglio dell’Uomo primordiale per opera di una Grande madre - Sophia, Sapienza o Barbelos - che discende nel fondo del primordiale abisso; in seguito la funzione di Salvezza è svolta dalla figura maschile di Seth, presso i sethiani; finalmente, con lo Gnosticismo cristiano, è assolta da Cristo.

      Tuttavia, anche nello Gnosticismo cristiano non risulta nulla del mistero della reale incarnazione di Cristo il Figlio-Dio-uomo, della sua vera morte per crocifissione e della sua risurrezione in corpo e anima umani, concetti, anzi per i credenti fatti storici compreso l’ultimo, essenziali per il Cristianesimo. Per quegli gnostici il Salvatore, dopo che è disceso sulla terra, senza incarnarsi, e ha rivelato la vera conoscenza, ascende, senza essere mai morto, attraverso i cieli materiali che Sophia aveva posti a confine del mondo dell’universo fisico, e ricostituisce l’unità dello spirituale pleroma in una finale conflagrazione di luce splendida che elimina la materia e sigilla la redenzione degli esseri

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