Morrigan. Laura Merlin

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Morrigan - Laura Merlin

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pensieri cambiarono rotta all’improvviso e un campanello d’allarme si fece sentire nello stomaco. ‹‹Aspetta! Come fai a sapere il mio nome? Non ti ho mai detto come mi chiamo››.

      â€¹â€¹Tutti sanno chi sei, Sofia. O preferisci che ti chiami Neman?››

      Neman? Mi stava prendendo in giro?

      Non era affatto una cosa divertente!

      Ero appena ritornata da un viaggio negli inferi e non avevo la minima voglia di scherzare.

      â€¹â€¹Solo Sofia, grazie››, dissi nel tono più acido possibile.

      â€¹â€¹Va bene, Sofia››, disse Gabriel rivolgendomi un sorriso alquanto misterioso, ‹‹ora ascoltami, queste sono le regole. Potrai uscire di qui solo accompagnata da me o dalle tue sorelle: potresti perderti facilmente e non devi andare nella zona d’ombra per nessun motivo. Né da sola né accompagnata, ci andrai quando sarai pronta. Hai capito?›› concluse puntandomi un dito addosso.

      Trattenni una risata dopo aver ascoltato quella serie di raccomandazioni assurde. Ma capii che non stava scherzando. Anzi, era fin troppo serio.

      â€¹â€¹Ãˆ tutto chiaro. Solo che forse ti stai sbagliando: io non ho sorelle››.

      â€¹â€¹Nel mondo reale sei figlia unica, qui ne hai due. Sono Sara, la custode dei poteri di Badb, e Sonia, la custode dei poteri di Macha››.

      Mi grattai la testa confusa. ‹‹Okay, c’è altro che devo sapere?››.

      Era di sicuro una situazione surreale. Troppe cose nuove, troppe regole, troppa confusione, troppi cambiamenti.

      Le carte avevano ragione.

      Avevano maledettamente ragione!

      â€¹â€¹Sì, c’è altro›› disse in tono serio. E vedendo che i miei pensieri erano altrove, mi prese con delicatezza il mento e mi fece voltare verso di lui.

      Il cuore cominciò a battere all’impazzata, tanto mi colse di sorpresa quel gesto.

      Sul suo volto passarono una serie di emozioni: stupore, tormento e rabbia. Tolse la mano e puntò lo sguardo fisso davanti a sé, in direzione dello specchio.

      â€¹â€¹C’è una cosa che non devi fare, una regola che non potrai infrangere››. Il suo tono mi spaventò. ‹‹Non devi cercarmi e non devi fare affidamento su di me. Non sono il tuo baby sitter. Non ti seguirò passo passo nella tua transizione. Sono l’Angelo della Morte, ho un bel po’ di anime di cui nutrirmi, e devo portare a termine una missione, quindi non voglio problemi. E poi…›› si fermò. Un’ombra calò nei suoi occhi e serrò la mascella. ‹‹E poi standomi accanto ti procurerai solo guai. Io faccio del male alle persone che mi sono vicine››. Strinse i pugni e si alzò di scatto per andare ad aprire la porta.

      Non riuscii a dire nulla. Quelle ultime parole mi rimbalzarono in testa, non riuscivo a dar loro il giusto significato.

      La voce di Gabriel mi fece ritornare con i piedi per terra. Stava chiamando qualcuno che era fuori della stanza. ‹‹Sara, Sonia. Potete entrare ora, è sveglia››.

      La prima ragazza che entrò aveva i capelli rosso fuoco, lunghi fino alla vita. I suoi occhi neri sembravano quelli di un corvo.

      Mi ricordava qualcuno… L’avevo già vista, ma non riuscivo a ricordare dove.

      Guardai la seconda ragazza. Aveva i capelli lunghi fino alla vita anche lei, però i suoi erano di un biondo chiaro, così chiaro da sembrare bianchi. Più di tutto, però, colpivano lo sguardo i suoi occhi: due occhi come il ghiaccio, limpidi e sinceri. Sembravano tristi e anche lei mi ricordava qualcuno. E come con l’altra non ricordavo chi.

      La ragazza dai capelli bianchi superò quella dai capelli rossi che si era fermata a metà stanza e mi osservava con le braccia incrociate. Si fiondò sul letto e mi abbracciò come una bimba quando vede la sua mamma. ‹‹Neman! Sei qui››, gridò.

      â€¹â€¹Forse ti stai sbagliando, io mi chiamo Sofia››, dissi, tentando di sciogliere l’abbraccio con gentilezza.

      â€¹â€¹Certo, Neman, lo so che gli umani ti chiamano Sofia. Il mio nome umano è Sara, ma quando si rivolgono a me come Dea mi chiamano Badb. Sono la guardiana del pozzo sacro, custode della conoscenza infinita››. I suoi occhi si intristirono di colpo. ‹‹Sappi che mi dispiace tanto. Ho dovuto mostrarmi a te come Dea, dovevi morire per raggiungerci, ma ora sei qui, sana e salva. Non mi detesti, vero?›› Me lo stava chiedendo con il labbro inferiore sporgente e gli occhioni spalancati, talmente chiari da sembrare quasi bianchi.

      Mi faceva tenerezza. Poi capii: era lei la vecchina che avevo visto al parco!

      I suoi occhi di ghiaccio mi guardarono in lacrime.

      Fui colta da un attimo di rabbia e decisi di respirare a fondo per calmarmi.

      Poi, con un falso sorriso ben riuscito, dissi: ‹‹No, Sara, non sono arrabbiata con te. Stai tranquilla››.

      Le posai una mano sui capelli per calmarla: era disperata sul serio.

      La guardai meglio e mi chiesi quanti anni avesse. Ne dimostrava quindici per via del suo viso dolce da bambina.

      Fui richiamata all’attenzione dall’altra ragazza che si schiarì la voce e disse: ‹‹Il mio nome umano è Sonia, ma in realtà sono la reincarnazione di Macha, regina degli incubi. Io sono quella che ti ha avvisato. Ho rischiato parecchio per venire da te: quelli del Regno di Tenot, il lato oscuro, ci stanno tenendo sotto controllo. Sanno chi sei, ormai, e soprattutto sanno che sei qui››. Non si era mossa di un centimetro. Era rimasta ferma a metà stanza con le braccia incrociate.

      â€¹â€¹Oh, sei tu quella che ho visto nel sogno. Una metà di me, giusto? Solo che… non mi assomigli molto. Perché eravamo così uguali?›› chiesi, confusa.

      A dire il vero un po’ potevamo assomigliarci, solo che i miei occhi color oliva non avevano niente a che fare con le sue due sfere nere e il suo portamento non era di certo come il mio. Lei, a differenza di Sara che sembrava una bambina, era una donna fatta e finita. L’avrei vista bene come una leader o a capo di qualche gruppo. Si vedeva benissimo che le piaceva comandare e controllare la situazione. Comunicava con Sara solo guardandola e, infatti, con uno sguardo la fece alzare e uscire dalla stanza per andare chissà dove.

      Ritornò dopo poco con un mucchietto di carte e me le porse. Solo allora Sonia si sedette accanto a me e a Sara. Cominciò a sfogliare le carte e tirò fuori un foglio di pergamena ingiallito con su scritto dei nomi. Sfogliai in velocità la lista con lo sguardo.

      Alla fine vidi il mio nome accanto a quello di Sara e Sonia.

      Alzai lo sguardo stupita. ‹‹E questo cos’è?››.

      â€¹â€¹Una

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