Un Compito Di Valore . Морган Райс
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Читать онлайн книгу Un Compito Di Valore - Морган Райс страница 7
Tutti gli altri soldati guardarono Erec con sguardi pieni di speranza e rispetto, mentre nella stanza calava un denso silenzio.
“Un piano coraggioso, amico,” disse il duca. “Ma ripeto, tu sei un guerriero coraggioso. Lo sei sempre stato.” Il duca fece un cenno a un servitore. “Portami una mappa!”
Un ragazzo uscì di corsa dalla stanza e tornò da un’altra porta reggendo un grande rotolo di pergamena. La srotolò sul tavolo e i soldati si riunirono attorno per studiarla.
Erec allungò una mano e indicò Savaria sulla mappa, poi tracciò una linea con il dito, a est, fermandosi sulla Gola Orientale. Un crepaccio stretto, circondato da montagne che si estendevano a perdita d’occhio.
“È perfetto,” disse un soldato.
Gli altri annuirono, strofinandosi le barbe.
“Ho sentito storie di poche decine di uomini tenere a bada migliaia di nemici nella gola,” disse un soldato.
“È una vecchia storiella, una favola,” disse un altro, scetticamente. “Certo, avremo a favore l’elemento sorpresa. Ma cos’altro? Non avremo la protezione delle mura.”
“Avremo la protezione di pareti naturali,” rispose un altro. “Quelle montagne sono metri e metri di solida roccia.”
“Niente è sicuro,” aggiunse Erec. “Come ha detto il duca, o moriamo qui o moriamo là fuori. Io dico di morire là fuori. La vittoria va ai coraggiosi.”
Il duca, dopo un lungo momento di riflessione, annuì e arrotolò di nuovo la mappa.
“Preparate le armi!” gridò. “Partiamo stanotte!”
Erec, vestito di tutto punto con l’armatura, la spada attaccata alla cintura, percorreva il corridoio del castello del duca, nella direzione opposta a quella degli altri uomini. Aveva un compito importante prima di partire per quella che poteva essere la sua ultima battaglia.
Doveva vedere Alistair.
Da quando erano tornati dall’ultimo scontro, Alistair aveva aspettato nel castello, in fondo al corridoio nella sua camera personale, attendendo che Erec andasse da lei. Era in attesa di un felice incontro, e ad Erec si spezzò il cuore quando si rese conto che le stava portando la notizia di una nuova partenza. Provava un certo senso di pace almeno sapendo che lei sarebbe stata lì al sicuro, all’interno delle mura della città, e si sentì più determinato che mai a tenerla in salvo, a contenere l’Impero. Le faceva male il cuore all’idea di lasciarla: non avrebbe voluto niente di più che trascorrere del tempo con lei dopo il loro giuramento di matrimonio. Ma sembrava non dovesse andare così.
Quando Erec svoltò l’angolo, gli speroni tintinnanti, gli stivali riecheggianti contro il pavimento nei corridoi vuoti del castello, si preparava a dirle addio, e sapeva che sarebbe stato doloroso. Alla fine raggiunse una vecchia porta di legno e bussò delicatamente con il suo guanto di ferro.
Si udirono dei passi nella stanza e un attimo dopo la porta si aprì. Il cuore gli si gonfiò di gioia, come sempre quando vedeva Alistair. Eccola lì, sulla soglia, con i suoi biondi capelli lunghi e fluenti e i grandi occhi di cristallo che lo guardavano come fosse una visione. Ogni volta che la vedeva sembrava sempre più bella.
Erec entrò e la abbracciò e anche lei lo strinse. Lo tenne stretto a sé a lungo, non volendo lasciarlo andare. Neanche lui l’avrebbe lasciata. Desiderava più di ogni altra cosa poter chiudere la porta e rimanere lì con lei tanto quanto voleva. Ma non era possibile.
Il calore e la sensazione che gli dava il contatto con lei faceva sembrare che tutto andasse perfettamente nel mondo, ed Erec era riluttante a lasciarla andare. Alla fine si discostò e la guardò negli occhi, che stavano scintillando. Lei guardò la sua armatura e l’espressione del volto si fece seria quando si rese conto che non si sarebbe fermato.
“Te ne stai andando di nuovo, mio signore?” gli chiese.
Erec abbassò la testa.
“Non è un mio desiderio, mia signora,” le rispose. “L’Impero sta avanzando. Se rimango qui, moriremo tutti.”
“E se te ne vai?” gli chiese.
“È probabile che morirò comunque,” ammise. “Ma almeno ci sarà una probabilità per tutti noi. Una piccola probabilità, ma pur sempre una probabilità.”
Alistair si voltò e andò alla finestra, guardando il cortile del duca al tramonto del sole, il volto illuminato da una tenue luce. Erec scorse la tristezza che le segnava il viso, si avvicinò a lei e le scostò i capelli dal collo, carezzandola.
“Non essere triste, mia signora,” le disse. “Se sopravviverò a questo, tornerò da te. E poi saremo insieme, per sempre, liberi da ogni pericolo e da ogni minaccia. Liberi finalmente di vivere insieme.”
Lei scosse tristemente la testa.
“Ho paura,” disse.
“Dell’esercito che si sta avvicinando?” le chiese.
“No,” gli disse voltandosi verso di lui. “Di te.”
Erec la guardò confuso.
“Ho paura che mi guarderai diversamente adesso,” gli disse, “dopo che hai visto quello che è successo sul campo di battaglia.”
Erec scosse la testa.
“Non ti penso per niente come diversa,” le disse. “Mi hai salvato la vita e per questo ti sono grato.”
Lei scosse la testa.
“Ma hai anche visto una parte diversa di me,” disse lei. “Hai visto che non sono normale. Non sono come qualsiasi altro. Ho in me poteri che non capisco. E ora temo che tu penserai di me come una specie di mostro. Come una donna che non vuoi più come tua moglie.”
Il cuore di Erec si spezzò a quelle parole, fece un passo avanti e le prese con franchezza le mani, guardandola negli occhi con tutta la serietà che gli era possibile.
“Alistair,” le disse. “Ti amo con tutto me stesso. Non c’è mai stata donna che io abbia amato di più. E mai ci sarà. Amo tutto quello che sei. Non ti vedo diversa da chiunque altro. Qualsiasi genere di potere tu abbia, chiunque tu sia, anche se non lo capisco, ti accetto totalmente. Ti sono grato per tutto. Ho giurato di non fare domande e manterrò la parola. Non ti chiederò mai niente. Qualsiasi cosa tu sia, io lo accetto.”
Lei lo guardò a lungo, poi lentamente sorrise e gli occhi le si riempirono di lacrime di sollievo e gioia. Si voltò e lo abbracciò, stringendolo con forza e con tutta se stessa.
Gli sussurrò in un orecchio: “Torna da me.”
CAPITOLO QUATTRO
Gareth si trovava all’ingresso della grotta e guardava il tramonto del sole, in attesa. Si leccò le labbra secche e cercò di concentrarsi: gli effetti dell’oppio si stavano finalmente attenuando. Si sentiva la testa leggera ed erano giorni che non mangiava o beveva. Gareth ripensò alla rocambolesca fuga dal castello, sgattaiolando fuori attraverso il passaggio segreto dietro al caminetto, proprio prima che Lord