Per Te, per Sempre . Sophie Love

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Per Te, per Sempre  - Sophie Love La Locanda di Sunset Harbor

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disse, leggendolo.

      “Oh!” esclamò Emily. Era il primo ospite nei nuovi appartamenti! “Si trova nella casa oltre il prato,” disse. “Venga, le faccio strada.”

      “Fantastico,” rispose Paul.

      Emily lo condusse lungo il sentiero. Provò una scossa di entusiasmo nel sapere che quella sarebbe stata la prima di molte volte in cui avrebbe dovuto accompagnare un ospite da Trevor. Era meraviglioso vedere tutto il duro lavoro che avevano fatto alla Casa giungere a compimento, e sapere che il regalo che Trevor le aveva fatto veniva utilizzato, invece di rimanere a illanguidire.

      “Penso di aver sentito la punta di un accento newyorkese,” disse Paul mentre camminavano. “Lei è di lì?”

      “Ha ragione,” rispose Emily sorridendo. “Nata e cresciuta lì. La conosce bene?”

      Paul annuì. “Sì, ci sono cresciuto. Ma adesso sto in Florida.”

      “E ha un’attività?” aggiunse.

      Paul rise, indicando il suo abito dall’aspetto costoso. “Che cosa gliel’ha fatto capire?”

      Raggiunsero la Casa di Trevor ed Emily lo condusse all’interno. La zona principale del pianoterra adesso era completamente open space, con solo un divisorio alto fino ai fianchi in vetro tra il nuovissimo e luminoso ristorante e la via per le scale per portavano agli appartamenti di sopra. Il ristorante non aveva ancora aperto ma ormai non mancava molto, pensò Emily in fibrillazione.

      “È nell’appartamento quattro,” disse Emily indicando le scale. “Ha un’adorabile vista sull’oceano dal balcone.”

      “Perfetto,” rispose Paul.

      Emily lo condusse su per le scale fino al mezzanino, poi fece un cenno in direzione della cancellata in ferro battuto stile parigino con un cartello con una scritta color oro che diceva Solo ospiti. Gli diede la grossa chiave che apriva la cancellata, e poi percorsero il corridoio e si fermarono fuori dall’appartamento quattro.

      Emily ricordò l’entusiasmo che aveva provato la prima volta che aveva visto gli appartamenti nuovi. Erano stati progettati magistralmente dai tre gemelli della Erik & Figli. Sperava che Paul rimanesse impressionato dall’appartamento tanto quanto lo era rimasta lei.

      Aprì la porta, e poi fece segno a Paul di entrare.

      “È fantastico,” disse Paul con un cenno di assenso.

      Sembrava un uomo gentile, ma Emily riuscì a percepire una rudezza da affarista. Era la stessa qualità che aveva Amy, quasi un’abilità da falco di fiutare denaro e qualità, di valutare l’ambiente di una persona e crearsene un giudizio istantaneo. Era un enorme complimento che qualcuno del genere volesse addirittura prenotare nella sua umile locanda!

      Emily gli porse la chiave. “I pasti vengono serviti nella casa principale, al momento,” spiegò. “Perciò ci raggiunga quando lo desidera. Il ristorante del piano di sotto non ha ancora aperto, perciò sarà tutto molto tranquillo.”

      Si salutarono ed Emily tornò alla casa principale. Beccò Lois nell’atrio.

      “Mi sono dimenticata che avevamo un ospite da Trevor,” disse. “È tutto a posto per lui? Lenzuola pulite, accappatoio, capsule del caffè per la macchinetta?”

      Lois annuì seriamente. “Sì,” disse con aria un po’ insultata dall’insinuazione che avesse potuto dimenticarsi qualcosa.

      Emily arrossì. “Scusa, certo che te ne sei occupata.”

      Per Emily non era sempre semplice ricordarsi che Lois non era la sconvolta e sbadata ultra-emotiva di una volta. Era proprio fiorita di recente, cosa dovuta probabilmente in parte alla promozione che aveva ricevuto e all’aumento della paga, ed Emily sapeva che poteva gestire alla perfezione la locanda. Aveva anche preso a gestire bene i fornitori e a mettere bene al loro posto gli acquisti di alimentari e le cose comprate. Anzi, si accorse Emily, probabilmente avrebbe potuto lasciare il paese per un mese e affidare la locanda alle capaci mani di Lois; cosa che una volta non avrebbe mai creduto possibile!

      Emily tornò in cucina. Daniel, Amy e Chantelle erano ancora al tavolo, a chiacchierare animatamente. Non c’erano dubbi che Amy stesse usando il suo cervello affaristico per costringere Daniel a organizzare ogni singolo ultimo dettaglio della nascita di Charlotte alla perfezione, impiegando il tipo di precisione organizzata a cui i bambini prestavano poco orecchio.

      “Eccola.” Daniel si illuminò quando la vide entrare. “Ho una novità.”

      “Davvero?” disse Emily sedendosi. “Ma sono stata via solo un minuto.”

      “Ha chiamato Jack,” disse Daniel riferendosi al suo capo alla falegnameria dove lavorava da un annetto.

      “Oh? E cos’ha detto?” chiese Emily curiosa.

      “È ancora la schiena,” disse Daniel. Jack si era fatto male al lavoro non molto tempo prima, e da allora non era tornato a posto. “Lo sai quanti problemi gli dà. Be’, sua moglie è riuscita finalmente a convincerlo a ridurre le ore di lavoro. Ha ereditato dei soldi e vuole che vadano in pensione anticipata, crociera ai Caraibi, quella roba lì.”

      Emily si accigliò. “La tua eccitante novità è che Jack e la moglie andranno in crociera?”

      Daniel rise. “Sì!”

      “Non ci arrivo,” aggiunse lei, osservando con perplessità le espressioni entusiaste di Chantelle e Amy. “Qual è la battuta? Che cosa mi sono persa?”

      Daniel proseguì. “Pensaci,” la incoraggiò. “Avrà bisogno di qualcuno che gestisca la falegnameria in sua assenza. Qualcuno che si occupi del negozio.”

      Emily trasalì. “Vuoi dire… te?”

      Chantelle non riuscì più a trattenersi. Scoppiò in un’esclamazione gioiosa. “Papà viene promosso!”

      Emily si portò una mano alla bocca. “È fantastico!” esclamò. “Te lo meriti.”

      Non riusciva a credere alla fortuna, e saltò giù dallo sgabello, andando alle spalle di Daniel per abbracciarlo forte.

      Daniel arrossì timidamente. Non era tipo da accettare tranquillamente i complimenti.

      “Mi darà un aumento e un nuovo titolo. Vorrà dire più ore di lavoro, però,” aggiunse, molto serio. “Dovrò essere il primo ad aprire e l’ultimo ad andarsene la sera per chiudere bene tutto. Lì dentro ci sono attrezzature e prodotti di valore, e Jack non permette mai a nessun altro di chiudere, perciò è una gran cosa che molli le redini su quel fronte. Avrò turni davvero strani, quindi. Jack non si è mai fatto problemi ad andare e tornare dalla falegnameria a tutte le ore, ma adesso che dovrò farlo io dovrò adattarmici.”

      Emily non voleva ancora mettersi a pensare alle possibili conseguenze negative della novità. Turni lunghi, responsabilità extra sulla sicurezza, e l’inevitabile stress che gli avrebbe causato erano tutte cose che avrebbe affrontato al momento. Adesso voleva cavalcare il buonumore della bella notizia.

      “Sono molto orgogliosa di te,” disse piazzandogli un bacio in cima alla testa.

      “Dovreste

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