Per Te, per Sempre . Sophie Love

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Per Te, per Sempre  - Sophie Love La Locanda di Sunset Harbor

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che dovremmo scendere alla spiaggia!” suggerì Chantelle.

      “Be’, mentre il tempo è così non vedo perché no,” disse Emily. “Non dovremmo sprecarlo.”

      Chantelle alzò un pugno in aria. Adorava la spiaggia, e stare fuori in generale. Accoglieva avidamente qualsiasi opportunità di correre e lanciarsi nella natura.

      “Amy?” chiese Emily. “Ti unisci a noi?”

      Amy consultò l’orologio. “A dire il vero dovrei vedermi con Harry a breve, perciò non ne avrò il tempo.”

      Emily non poteva esserne certa, ma pensava di aver udito una sfumatura nella voce dell’amica, una specie di esasperazione. Si chiese se non ci fosse un problema tra lei e Harry.

      Ma ora non c’era tempo di parlarne. La famiglia Morey era in piena modalità azione, con Chantelle che si precipitava in cerca dei guinzagli dei cani, Daniel che spalancava credenze per tirarne fuori sacchetti, succhi di frutta e snack.

      Emily toccò la mano di Amy attraverso il bancone. “Dopo parliamo,” disse.

      Amy annuì, l’espressione un po’ abbattuta. Poi Emily fu investita dal caos della famiglia, un tornado che le girava attorno risucchiandola nel suo vortice.

      “Su! Alla spiaggia!”

      CAPITOLO DUE

      La spiaggia era incredibilmente bella sotto la luce del sole. Emily credeva a stento che ci fosse tanto sole in quel periodo dell’anno. Era caldo e luminoso come in un qualsiasi giorno d’estate.

      Passeggiarono insieme, liberando entrambi i cani dal guinzaglio in modo che potessero correre avanti e abbaiare alle onde che si infrangevano a riva.

      Una volta trovato un buon posto dove fermarsi, Daniel aiutò Emily a scendere a terra. Lei si sedette a gambe incrociate, la protuberanza della pancia annidata comodamente tra le gambe. Chantelle balzò in avanti, piena di esuberanza per quella che le sembrava l’ultima possibilità che aveva di godersi la spiaggia per quell’anno.

      Daniel si allungò per prendere la mano di Emily e gliela accarezzò teneramente.

      “Come ti senti all’idea della promozione?” chiese. “Ti preoccupano le ore extra che mi terranno lontano da casa?”

      “Be’, di quanto tempo stiamo parlando?” chiese Emily. Ora era pronta a conoscere meglio la complessità della cosa, a prendere in considerazione le sfide che avrebbero affrontato.

      “Jack apre il negozio alle otto,” cominciò lui. “Questo non è il problema, in realtà. Sono abituato a cominciare presto la mattina, e gli orari si incastrano bene con l’inizio della scuola. È la falegnameria il problema più grande. Ci sono volte in cui riceviamo un grosso ordine e non molto tempo per eseguirlo. Prima, quando ero solo un dipendente, sarei stato uno dei tanti e al massimo avrei dovuto fare un’ora o due in più ogni giorno lavorativo. Potevamo condividere il fardello. Ma dato che sarò io a supervisionare l’attrezzatura usata e che sarò il solo responsabile della qualità, dovrò essere sul posto per ogni ordine, a monitorare tutto fino alla fine, proprio come faceva Jack. Sai quanto possono aumentare le ore, comunque. Be’, adesso non farò più parte dell’organizzazione dei turni. Ne sarò a capo, e da me ci si aspetterà che sia presente nei momenti di forte attività.”

      Più Daniel ne parlava più Emily sentiva l’ansia crescere. La promozione arrivava in un brutto momento. Il pensiero che Daniel non ci fosse mentre lei penava la preoccupava. E il congedo di paternità? Avrebbe ancora potuto permetterselo?

      Ma più dell’ansia, esplodeva di felicità per lui. Era anche estremamente orgogliosa di Daniel, e non voleva buttargli giù l’umore in alcun modo. Aveva raggiunto così tanto da quando lo aveva conosciuto. Inoltre c’era Amy a riempire i vuoti.

      “Sono felicissima per te,” disse. “Te lo meriti, dopo tutto il tuo duro lavoro.”

      “Sicuramente l’aumento ci farà comodo,” rispose Daniel toccandole delicatamente lo stomaco con la mano libera. “Dato che presto avremo più bocche da sfamare.”

      Emily sorrise e sospirò di soddisfazione. Nonostante le avversità che stava affrontando, guardava ancora al futuro, all’incontro con la piccola Charlotte.

      Quando Daniel tornò a parlare sembrava un po’ malinconico. “Più responsabilità vuol dire più stress. Spero che avrò ancora l’energia di trascorrere del tempo con le bambine.”

      “Sarai fantastico,” lo incoraggiò Emily. “Lo so che sarà così.”

      Anche se capace di recitare il ruolo della sposa che lo supportava da fuori, Emily era ancora piuttosto ansiosa sul cambio di ruolo di Daniel. Aveva la tendenza a lasciarsi prendere dallo stress, o a sentirsi schiacciato dall’aspettativa percepita. Era una cosa che in lui ammirava. Ma poteva anche andare a danno della famiglia, perché a volte sembrava che mettesse tutto il mondo prima di loro. Per Emily non era sempre facile ricordarsi che la vera ragione per cui a volte metteva le altre cose prima era per loro – per lei, e Chantelle, la locanda, e ovviamente per la piccola Charlotte.

      “Mi chiedo perché Jack non abbia promosso uno degli altri,” si chiese Daniel ad alta voce. “Sono relativamente nuovo in confronto ad alcuni dei vecchi.”

      “Probabilmente perché sei giovane,” disse Emily. “Perché lavorerai duro per la tua famiglia. O magari perché sa che hai il talento per farcela da solo.”

      Daniel si accigliò. “Che cosa vuoi dire?”

      “Voglio dire che potresti facilmente aprire una falegnameria tua. Non è che non ne abbiamo lo spazio, qui. Potremmo convertire uno dei granai, dopotutto. E adesso hai un sacco di esperienza nel creare mobili. Cioè, hai fatto la culla per Charlotte nel tempo libero ed è fenomenale! La gente pagherebbe tantissimo per una cosa del genere, una culla unica per il loro bambino. Devi solo guardare il cartellino del prezzo sulla mia poltrona da allattamento per vederlo!” Rise ricordando le migliaia di dollari che Amy aveva gettato sulla poltrona a dondolo e sul poggiapiedi per lei.

      Daniel, d’altra parte, stava zitto. Aveva un’espressione sognante e lontanissima.

      “A che cosa stai pensando?” gli chiese Emily.

      Tornò in qua. “Sto solo pensando che potresti aver ragione sul fatto che Jack mi abbia promosso per tenermi lì invece che perdermi.”

      “Potrei aver ragione?” scherzò Emily. “Ho assolutamente ragione! Potresti gestire un’attività di mobili su ordinazione per bambini. O persino fare barche, se lo volessi. Hai il talento per fare tutto ciò che ti metti in testa di fare.”

      Era davvero ovvio per Emily, ma Daniel sembrava sconvolto, come se il pensiero non gli fosse mai passato per la testa.

      “Non ci avevo mai pensato in questi termini,” disse. “Per me è solo un lavoro, sai.”

      “Solo un lavoro! Sei troppo umile, a volte,” proseguì Emily. “Quante persone credi che abbiano quel tipo di capacità? Tu hai talento, Daniel. Devi pensare più in grande, a volte.”

      Invece di incoraggiarlo, le sue parole parvero spingerlo alla ritirata.

      “Io

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