Il Nostro Sacro Onore. Джек Марс
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Читать онлайн книгу Il Nostro Sacro Onore - Джек Марс страница 13
Susan scosse la testa. “Questa giornata continua a migliorare.”
Attraversarono le porte doppie ed entrarono nello Studio Ovale.
“Vuole che le organizzi una telefonata con lui?” disse Kat.
Susan scrollò le spalle. “Certo. Ci parlerò. Kurt, puoi farmi stendere da qualcuno i miei appunti? Che cosa dovrei dirgli? Perché non possiamo essere tutti amici? Perché non potete preparare una torta per quelli con i missili?”
“Ma certo,” disse Kurt, e se ne andò in un angolo dell’ufficio, già al telefono.
Kat sparì per la soglia.
Susan si guardò intorno nello Studio Ovale. Davanti a lei tre alte finestre, con le tende tirate, che davano sul giardino delle rose. Fuori c’era una giornata di sole di inizio inverno. C’erano molte persone nella stanza. Luke Stone sedeva su una poltrona dall’alto schienale nel salottino. Sotto ai suoi piedi c’era il sigillo del presidente degli Stati Uniti. Seduto accanto a lui c’era il grosso Haley Lawrence, il segretario della Difesa, che pareva aver preso peso – la mole maggiore in qualche modo aveva un che da grasso infantile, e rendeva un uomo di ben più di un metro e ottanta molto simile a un bambinetto.
C’erano altri due uomini nella stanza, entrambi in piedi. Indossavano uniformi verdi dell’esercito – uomini che Susan immaginava sui cinquantacinque anni, molto in forma, con i capelli a spazzola. Potevano essere gemelli – Pincopanco e Pancopinco.
“Signora presidente,” disse Pincopanco. Le allungò una mano. “Sono il generale Steven Perkins della Defense Intelligence Agency.”
Lei gli fece un cenno col capo mentre la mano le veniva ingoiata da quella di lui in una ferma stretta militare.
“Generale.”
Anche Pancopinco si allungò per farsi stringere la mano. “Signora presidente, sono Mike Sobchak della Naval Intelligence.”
“Ammiraglio.”
Scosse la testa. “Ok, signori, a che punto siamo?” disse Susan. “Che schema avete imbastito insieme all’agente Stone?”
Kurt era in fondo, a mormorare al telefono per tutti gli undici secondi. “Per cortesia, chiuda la porta,” disse a un uomo dei servizi.
“È una missione altamente segreta,” disse Haley Lawrence.
Susan fece spallucce e fece ruotare la mano. “Me lo immaginavo. Quindi ditemi.”
“Mandiamo una piccola squadra in Israele su un aereo del Dipartimento di Stato,” disse Kurt. “Da ieri abbiamo mandato già tre aerei del Dipartimento di Stato, quindi secondo tutti potrebbe fare più o meno lo stesso – diplomatici della crisi in viaggio per cercare di calmare la situazione.”
“Sono sicura che nessuno sospetterà che facciamo entrare delle spie,” disse Susan.
“Arrivata la squadra, avrà ragguagli dall’intelligence israeliana su possibili ubicazioni di siti nucleari iraniani. La squadra si coordinerà con gli israeliani per progettare un’infiltrazione, e poi si farà paracadutare sotto la copertura del buio in Iran. La squadra poi si farà strada, con qualsiasi mezzo disponibile, fino ai siti più probabili, e confermerà o meno l’esistenza di armi nucleari sugli stessi. Se vengono trovate armi, richiederanno attacchi aerei, sulle coordinate specifiche, che distruggeranno le armi nei silos.”
“Attacchi aerei da chi?” disse Susan. “Dagli americani o dagli israeliani?”
“Dagli americani,” disse Pincopanco. “Per definizione, gli attacchi dovranno essere potenti anti-bunker lanciati da alte altitudini. Più probabilmente, bombe MOAB lanciate da bombardieri B-52, e questo se riusciamo a far fuori i bunker tramite armi convenzionali, il che non è garantito. Non crediamo che gli israeliani abbiano capacità del genere.”
“Non crediamo?” disse Susan. “Non dovremmo saperlo?”
“Qui stiamo discutendo con Israele,” disse Pancopinco. “Potrebbero averle, potrebbero non averle. Non sono sempre collaborativi su informazioni come questa. Per ogni eventualità, se gli israeliani si mettono a bombardare silos missilistici iraniani, c’è sempre la possibilità che scoppi la terza guerra mondiale. I russi sono vicini alleati dell’Iran. E i paesi sunniti odiano gli iraniani sciiti. Ma solo quando gli israeliani non li bombardano. Altrimenti sono tutti amici musulmani e l’aggressione israeliana deve essere vendicata. Se bombardiamo noi…”
Fece spallucce. “Penso che possiamo trovare il modo di placare i russi, sulla faccenda. E i paesi sunniti se la metteranno via.”
“Perché gli israeliani non mandano le loro spie in cerca della bomba?” disse Susan.
“Abbiamo parlato con la loro intelligence. Pensano che la missione sia un fallimento sicuro. Preferirebbero bombardare l’Iran indiscriminatamente e distruggere tutte le basi e le infrastrutture militari iraniane, nella speranza di colpire eventuali testate in loro possesso. Noi li stiamo incoraggiando – li stiamo incoraggiando molto strenuamente – ad astenersi da azioni del genere. Ovviamente, il rischio di bombardare l’Iran e lasciare anche un solo missile nucleare operativo è troppo alto da contemplare…”
Susan guardò Luke. “Salve, agente Stone.”
Lui la guardò dritto negli occhi. Era una cosa che lei odiava, la cosa di cui aveva avuto terrore. Voleva fermare il tempo proprio lì e non fargli dire un’altra parola.
“Signora presidente.”
“Ha intenzione di accettare la missione?”
Annuì. “Sì. Certo. È stata una mia idea.”
“A me pare una missione suicida, agente Stone.”
“Ne ho sentite di peggio,” disse Luke. “In ogni caso, è esattamente il tipo di cosa per cui è stato organizzato il nuovo Special Response Team. Ho già parlato con la mia squadra. Possiamo essere pronti a partire in un paio d’ore.”
Tentò una tattica diversa. “Agente Stone, lei è il direttore dello Special Response Team. I miei registri indicano che ha quarantadue anni. La missione non verrebbe gestita meglio da un operativo junior dell’agenzia? Qualcuno di un po’ più giovane, diciamo? Qualcuno di un po’ più energico?”
“Ho in progetto di andare con Ed Newsam,” disse Luke. “Lui ha trentacinque anni. E comunque sono ancora piuttosto energico per un vecchietto.”
“L’agente Stone e l’agente Newsam hanno entrambi un’estesa esperienza operativa nel Medio Oriente,” disse Pincopanco. “Sono entrambi combattenti d’élite veterani, sono stati sotto copertura, e conoscono bene la cultura israeliana, araba e persiana. Se la cavano entrambi benino col farsi.”
Susan lo ignorò. Guardò la stanza. Sembravano fissarla tutti. Volevano parlare del progetto della missione, lo sapeva. Volevano che desse immediatamente il via libera, in modo da raccogliere le risorse di cui avevano bisogno, venirsene fuori con le evenienze in caso di fallimento della missione, sviluppare strategie di negazione