Quasi perduta. Блейк Пирс
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Cassie annuì in solidarietà. Era certa che i suoi figli avessero sofferto. Si chiese quanto avessero litigato Ryan e la moglie. A un certo punto dovevano esserci stati dei litigi. L’unico dubbio poteva essere sul fatto che fossero finiti in urla e recriminazioni, o in un teso e terribile silenzio.
Pur avendo vissuto entrambe le situazioni, Cassie non sapeva dire quale fosse la peggiore.
Finché fu viva, la madre di Cassie era riuscita a limitare la parte peggiore del carattere del padre. Cassie ricordava molto bene i tesi silenzi della sua infanzia, che le avevano permesso di sviluppare un incredibile intuito per i conflitti. Era in grado di entrare in una stanza e capire subito se le persone al suo interno avevano litigato. I silenzi sono veramente tossici e ti consumano emotivamente, perché non hanno mai fine.
Una cosa positiva dei litigi chiassosi, è che prima o poi finiscono, anche se a volte con dei vetri rotti o con l’arrivo di un’ambulanza. Ma anche quelli le avevano causato traumi di tipo diverso, e numerose cicatrici. Le avevano anche inculcato un senso di paura, perché le urla e la violenza fisica le avevano fatto capire che una persona può perdere il controllo, perciò non ci si può fidare.
Si trattava, in sostanza, di come era diventato suo padre dopo la morte della moglie.
Cassie si guardò intorno, all’interno della cucina ordinata, e cercò di immaginare cosa potesse essere successo tra Ryan e la moglie lì dentro. I litigi peggiori, per sua esperienza, avvenivano in cucina e in camera da letto.
“Mi spiace che tu debba aver affrontato tutto questo”, disse sottovoce.
Ryan la stava guardando attentamente, e lei gli restituì lo sguardo, fissandolo nei suoi pallidi e penetranti occhi azzurri.
“Cassie, sembra proprio che tu mi capisca”, disse.
Sembrava che le stesse per chiedere dell’altro, ma la porta principale si aprì proprio in quel momento.
“Ecco i bambini, giusto in tempo”. Ryan sembrò sollevato.
Cassie diede un’occhiata fuori dalla finestra. Alcune gocce stavano iniziando a colpire il vetro, e non appena la porta si chiuse, queste si trasformarono in un freddo acquazzone invernale.
“Ciao, papà!”
Si sentirono dei passi sul pavimento di legno, e una ragazzina magra con indosso dei pantaloncini da ciclista e una giacca della tuta verde entrò correndo in cucina. Si fermò quando vide Cassie, la squadrò dalla testa ai piedi, poi si avvicinò e le strinse la mano.
“Ciao, sei la signora che si prenderà cura di noi?”
“Mi chiamo Cassie. Sei Madison?” le chiese la ragazza.
La bambina annuì, e Ryan scompigliò i brillanti capelli castani della figlia.
“Cassie sta ancora decidendo se vorrà lavorare per noi. Tu che ne pensi? Prometti di comportarti al meglio?”
Madison scrollò le spalle.
“Ci dici sempre di non fare promesse che non siamo in grado di mantenere. Ma ci proverò”.
Ryan rise, e Cassie si ritrovò a sorridere per l’impertinente onestà della bambina.
“Dov’è Dylan?”, chiese Ryan.
“È in garage, sta mettendo l’olio alla bici. Stava cigolando mentre salivamo per la collina e poi gli è caduta la catena”. Madison fece un respiro profondo e si diresse verso la porta della cucina.
“Dylan!” urlò. “Vieni qui!”
Cassie potè udire un urlo provenire da lontano. “Arrivo!”
“Ci metterà una vita”, disse Madison. “Quando comincia a mettere mano alle biciclette, non si ferma più”.
Quando vide il piatto con gli spuntini, la bambina vi si piombò, con gli occhi che le brillavano. Poi, osservandone il contenuto, fece un sospiro esasperato.
“Papà, hai fatto i tramezzini con le uova”.
“Ed è un problema?” chiese Ryan, con le sopracciglia sollevate.
“Sai come la penso sulle uova. È come avere vomito dentro un panino”.
Con attenzione, scelse un muffin dalla parte opposta del piatto.
“Vomito dentro un panino?” La voce di Ryan univa sdegno e divertimento. “Maddie, non dovresti dire certe cose di fronte ad un’ospite”.
Fai attenzione, Cassie, quel ripieno all’uovo si attacca a tutto”, la avvertì Madison, facendo un’espressione penitente al padre.
Cassie percepì immediatamente una strana sensazione di appartenenza. Quel tipo di prese in giro era esattamente ciò che aveva sperato di trovare. Fino a quel momento, sembrava si trattasse di una famiglia normale e felice, con persone che si prendevano in giro l’una con l’altra, ma che al contempo si proteggevano l’un con l’altro. Era certa però che ognuno di loro avesse le proprie peculiarità. Si rese conto di quanto era stata inutilmente nervosa, e come si fosse aspettata che qualcosa sarebbe andato storto.
Cassie non aveva mangiato ancora niente, perché si sentiva in imbarazzo a farlo di fronte a Ryan. In quel momento si rese conto di quanto avesse fame, e decise che sarebbe stato meglio mangiare qualcosa prima che il suo stomaco la facesse imbarazzare con brontolii udibili.
“Ho deciso che proverò ad essere coraggiosa, e assaggerò un tramezzino”, si offrì.
“Grazie. Sono sollevato per il fatto che qualcuno possa apprezzare la mia eccellenza culinaria”, disse Ryan.
“Se vogliamo chiamarla così”, lo corresse Madison, facendo ridere Cassie.
Girandosi verso Cassie, disse “Papà cucina sempre. Ma odia pulire”.
“Verissimo”, confermò Ryan.
Maddie fece un altro respiro profondo e si rivolse verso la porta della cucina.
“Dylan”, urlò.
Poi, con tono normale, aggiunse “Oh, eccoti”.
Un ragazzo alto e smilzo entrò nella stanza. Aveva gli stessi lucidi capelli castani della sorella e Cassie si chiese se si fosse alzato in statura di recente, perché sembrava essere un fascio di nervi.
“Ciao, piacere di conoscerti”, disse a Cassie, senza prestarle molta attenzione.
La ragazza potè notare nei lineamenti giovanili del ragazzo, la sua somiglianza col padre. Avevano la stessa mascella forte e gli zigomi ben definiti. Nel bel volto ovale di Madison riusciva a vedere meno somiglianza con il padre, e Cassie si chiese che aspetto avesse la madre dei bambini. C’erano fotografie di famiglia da qualche parte in casa? O il divorzio era stato talmente brutto che erano state tutte rimosse?
“Bisogna stringere la mano”, Ryan ricordò al figlio, e Dylan la tese, così che Cassie potè notare come fosse sporca