Il Look Perfetto. Блейк Пирс

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il Look Perfetto - Блейк Пирс страница 3

Il Look Perfetto - Блейк Пирс Un thriller psychologique avec Jessie Hunt

Скачать книгу

non sentì il peso della giovane. Vide che aveva ancora sulle mani i guanti di plastica.

      Nella sua mente sempre più frastornata, sentì suonare un campanello d’allarme. Questa era più di una rapina con narcotizzazione. Qualcosa nel modo tranquillo e noncurante in cui la donna si stava muovendo gli suggeriva che non fosse interessata solo ai suoi soldi e ai suoi averi. Si stava divertendo. Il modo in cui si strusciava contro il suo torso lo fece pensare a un serpente che si arrampica lentamente risalendo il tronco di un albero.

      “Cosa… facendo?” riuscì a bofonchiare.

      Lei parve capirlo perfettamente.

      “Sto rispettando una promessa,” rispose spensieratamente, come se stesse parlando del tempo atmosferico.

      Gordon fissò i suoi occhi azzurri e vide che tutta la giocosità di prima era svanita. Ora erano freddi e concentrati. Capì di essere nei guai. Quella consapevolezza gli fece scorrere nel corpo un’ondata di adrenalina. Gli bastò per alzarsi dal letto.

      Si aspettava di essere scattato in piedi facendo cadere la donna sul pavimento, invece si era alzato sì e no di dieci centimetri dal letto, e lei lo spinse nuovamente giù con la semplice pressione dell’indice contro il petto. Poi la donna si chinò su di lui e i loro volti si trovarono a pochi centimetri di distanza. I suoi capelli gli caddero negli occhi, ma non c’era niente che potesse fare per evitarlo.

      “È finita per te, Gordon,” gli sussurrò in un orecchio. “Qualche ultima parola?”

      I suoi occhi, l’unica parte del corpo che riusciva apparentemente a controllare, si sgranarono.

      “Argh…” cercò di gridare.

      “Non ti preoccupare,” disse lei bruscamente, interrompendolo. “Non che mi interessi sul serio.”

      Gordon la guardò mentre si rimetteva dritta sopra di lui e gli stringeva le mani attorno al collo. Non poteva effettivamente sentire le dita che gli stringevano la gola, ma capì che stava succedendo perché respirare divenne improvvisamente difficoltoso. Gli occhi iniziarono a sporgere dalle orbite, come se potessero schizzare fuori dalla testa. Gordon cercava disperatamente di respirare, ma non sembrava riuscire a trovare un solo filo d’aria da portare ai polmoni. La vista si fece più offuscata, la sua lingua scattava a destra e a sinistra alla ricerca di ossigeno. Ma niente funzionò.

      L’ultima cosa che vide prima che calasse il buio fu la donna sopra di lui che lo fissava intentamente mentre lo strangolava. Stava ancora sorridendo.

      CAPITOLO DUE

      Jessie Hunt sedeva nervosa al banco del Nickel Diner sulla South Main Street, a soli due isolati dalla stazione centrale del Dipartimento di Polizia di Los Angeles.

      Anche se la persona che avrebbe incontrato non si sarebbe per niente curata del suo aspetto, voleva fare una buona impressione. In genere si considerava in forma. Aveva occhi verde chiaro e capelli castani che le arrivavano alle spalle e che attualmente erano più lucenti del solito. Si era premurata di indossare la camicetta e pantaloni più professionali che aveva prima di andare al lavoro oggi, abbinati a un paio di scarpe basse che non accentuassero la sua già notevole altezza di un metro e ottanta. Dubitava che chi la guardasse oggi la potesse scambiare per una modella, come succedeva a volte. Ma anche se mancavano poche settimane al suo trentesimo compleanno, sapeva di essere ancora capace di poter far voltare la gente a guardarla, quando le serviva.

      Considerato tutto, pensava di cavarsela piuttosto bene. Dopotutto erano passati solo sette giorni da quando era stata drogata da un sospetto assassino e le avevano fatto una lavanda gastrica. Da allora, dopo essere stata dimessa dall’ospedale, era rimasta per lo più rinchiusa nel suo appartamento, sotto le cure e la protezione del detective Ryan Hernandez.

      Ryan aveva insistito di stare con lei fino a che non avesse recuperato le forze. Quindi per l’ultima settimana aveva dormito sul divano letto in salotto e le aveva fatto da mangiare. Jessie aveva scelto di accettare l’aiuto e di non andare a interpretare troppo le azioni dell’uomo che a volte le faceva da partner nei casi, e altre volte di più.

      In genere, dopo un periodo prolungato di assenza dal lavoro, Jessie avrebbe ricominciato a lavorare dopo aver partecipato, insieme a Ryan, a una riunione organizzativa con il capitano del LAPD Roy Decker. Ma oggi era una giornata insolita. Aveva deciso di fissare un piccolo incontro personale prima che il capitano iniziasse a imporre regole e limiti che vincolassero la sua ripresa del lavoro.

      Anche se Jessie Hunt era una consulente profiler criminale per il Dipartimento di Polizia di Los Angeles e non un’effettiva agente di polizia, il capitano Decker era comunque il suo più immediato supervisore, e violare i suoi ordini poteva avere delle serie ripercussioni. Ma avere un semplice incontro con una persona e una discussione informale sull’andamento dell’indagine prima di ricevere ordini da Decker, beh, non poteva certo metterla nei guai.

      Era per quel motivo che si trovava nell’affollata tavola calda alle 7.30 del mattino aspettando l’arrivo di un uomo con il quale aveva parlato solo occasionalmente e quasi sempre di sfuggita. Diede un morso al suo toast e sorseggiò la seconda tazza di caffè, ben sapendo che avrebbe fatto meglio a fermarsi dopo il primo. Lui entrò proprio mentre lei stava riappoggiando la tazza sul tavolo.

      Garland Moses si guardò attorno nel locale e, notata Jessie, andò verso di lei. All’età di settantuno anni, con la pelle rovinata dal sole, i capelli bianchi spettinati e gli occhiali bifocali sempre sulla punta del naso, non attirò l’attenzione di nessuno dei clienti al suo passaggio. Nessuno di loro aveva idea di trovarsi al cospetto di uno dei forse più celebri profiler criminali dell’ultimo quarto di secolo.

      Jessie non poteva biasimarli. L’uomo sembrava mantenere un’aria trasandata. Si trascinò verso di lei, apparentemente ignaro della camicia male infilata nei pantaloni e delle macchie sul suo gilet oversize. Il giubbotto sportivo grigio che indossava gli stava addosso come appeso su un attaccapanni e sembrava poterlo inghiottire da un momento all’altro.

      Ma se lo si guardava meglio, apparivano chiare altre cose. Dietro agli spessi occhiali, gli occhi attenti sfrecciavano rapidi in tutte le direzioni, osservando in un istante l’ambiente. Anche se i capelli erano spettinati, la barba era ben fatta e non dava il minimo accenno di essere incolta. I denti erano ancora bianchi splendenti e in perfetta condizione. Le unghie erano ben tagliate e i lacci delle scarpe legati con il doppio nodo. Garland Moses proiettava l’immagine alla bell’è meglio di un cittadino di mezza età in stile Colombo. Ma come Jessie ben sapeva, era tutta una messinscena.

      Moses aveva risolto alcuni fra i casi di omicidio più difficili nel paese nell’arco di quarant’anni. Aveva partecipato al primo in qualità di membro della celeberrima Divisione di Scienze Comportamentali dell’FBI con base a Quantico, Virginia. Poi, alla fine degli anni 90, dopo vent’anni passati a incontrare il peggio che l’umanità avesse da offrire, era andato in pensione nel soleggiato sud della California.

      Ma dopo pochi mesi dal suo arrivo, il LAPD gli aveva fatto la corte perché prestasse servizio come consulente profiler. Lui aveva accettato, ponendo diverse condizioni. Primo, non sarebbe stato un formale dipendente, quindi non soggetto a regole e normative del dipartimento, libero di andare e venire come più gli piaceva. Secondo, i casi se li sceglieva lui. E, cosa per lui più importante, non avrebbe dovuto seguire nessun dress-code.

      Il dipartimento era stato contento di acconsentire. E nonostante avesse un atteggiamento espressamente burbero o fosse, come un agente lo aveva chiamato, uno “stronzo taciturno e privo di pazienza”, non se ne erano mai pentiti. Rintanato nel suo ufficio isolato e grande come uno sgabuzzino al secondo piano della stazione di polizia, Moses eseguiva il suo lavoro, e si poteva contare su di lui perché risolvesse dai tre ai quattro

Скачать книгу