Il Look Perfetto. Блейк Пирс

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Il Look Perfetto - Блейк Пирс Un thriller psychologique avec Jessie Hunt

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gli pendevano mestamente dai piedi. Le scarpe erano posate al lato del letto. I suoi vestiti, che includevano un abito dall’aspetto costoso, un paio di boxer e una maglietta, si trovavano ordinatamente piegati su una sedia vicino alla scrivania.

      Nella stanza non c’erano ovvi effetti personali: nessuna valigia, niente abiti in più, nessun orologio od occhiali accanto al letto. Diede un’occhiata nel bagno e vide la stessa situazione lì: nessun oggetto per la toletta, nessun asciugamano usato, niente che suggerisse che l’uomo avesse trascorso molto tempo nella camera.

      “Cellulare?” chiese Ryan all’agente che stava nell’angolo.

      “L’abbiamo trovato nel cestino,” gli rispose l’investigatore della scena del crimine. “Era rotto, ma il team tecnico pensa sia recuperabile. La SIM era ancora dentro. L’hanno portato al laboratorio.”

      “Portafoglio?” chiese Ryan.

      “Era sul pavimento vicino al letto,” disse l’investigatore. “Ma era stato ripulito. Quasi ogni cosa potenzialmente identificabile rimossa: niente carte di credito né patente. C’erano un paio di foto di bambini. Immagino si possano usare alla fine per stabilire l’identità. Ma sospetto che il cellulare ci darà più velocemente dei risultati!”

      Jessie si avvicinò al corpo, assicurandosi di evitare tutti i segni di prove sulla moquette.

      “Nessuna evidente ferita di difesa,” notò. “Niente graffi sulle mani. Nessun livido sulle dita.”

      “Difficile credere che se ne sia stato fermo a farsi soffocare, a meno che non fosse parte di un giochino sessuale. Ovviamente è già successo in passato,” disse Ryan, riferendosi a un complicato caso risolto recentemente che aveva coinvolto del sadomasochismo.

      “Oppure avrebbero potuto averlo drogato,” ribatté Jessie, indicando il bicchiere vuoto che si trovava sulla scrivania vicino a un’altra prova contrassegnata. “Se qualcosa è scivolato nel suo bicchiere, potrebbe essere stato incapacitato a reagire.”

      “Quindi immagino che stiamo escludendo il suicidio,” disse Ryan avvicinandosi al corpo.

      “Se ha fatto questa cosa da solo, sarebbe un risultato davvero notevole,” disse Jessie.

      Guardò l’espressione di Ryan mutare da divertimento a curiosità.

      “Cosa c’è?” gli chiese.

      “Penso di riconoscerlo.”

      “Davvero?” chiese Jessie. “Chi è?”

      “Non ne sono sicuro. Penso possa essere un politico locale, o magari uno del consiglio comunale?”

      “Dovremmo confrontare la sua foto con quelle dei politici del posto e di altri funzionari,” suggerì Jessie.

      “Giusto,” confermò Ryan. “Se la cosa è confermata, allora potremmo pensare a un movente politico.”

      “Vero. Può darsi che qualcuno fosse scontento di una votazione recentemente ottenuta, o prossima. Ovviamente si potrebbe pensare che mostrare delle foto di lui stesso nudo e drogato in un hotel sarebbe stato sufficiente.”

      “Buona considerazione,” le concesse Ryan. “Magari è una sorta di messaggio per qualcun altro.”

      “Anche questa è una possibilità,” disse Jessie, guardandosi attorno nella stanza, alla ricerca di qualcosa che forse le stava sfuggendo. “Ma sarei propensa a pensare che, per il modo in cui si muovono i messaggi, due proiettili alla testa avrebbero avuto maggiore impatto. Penso che sia necessario scoprire chi è questo tizio prima di poter trarre delle reali conclusioni.”

      Ryan annuì soddisfatto.

      “Perché non scendiamo alla reception,” le disse. “Vediamo cos’hanno da dirci sul nostro John Smith.”

*

      L’addetto alla reception che aveva fatto il check-in per “John Smith” della City Logistics aveva terminato il turno alle sei di mattina e avevano dovuto richiamarlo lì. Mentre aspettavano il suo arrivo, Ryan diede istruzioni all’ufficio della sicurezza di fornire loro i video di sorveglianza dall’ora del check-in, oltre a ogni strisciata della carta che dava accesso alla stanza del defunto.

      Jessie era seduta nella lobby insieme a Ryan, in attesa, e osservava il via vai della routine dell’albergo. Alcune persone stavano facendo il check-out. Ma per lo più c’erano turisti che gironzolavano o gente d’affari che usciva per quelle che sembravano faccende da ‘titani dell’industria’.

      Capì che il receptionist era arrivato nel momento in cui lo vide entrare. Vestito con blue jeans e una maglietta casual, il ragazzo – sulla ventina e con la faccia piena di acne di un bambino – sembrava essere stato svegliato da un sonno profondo, avendo a malapena il tempo di mettersi addosso qualcosa, figurarsi di pettinarsi i capelli. Aveva anche un’altra caratteristica che sembrava avvolgerlo come un cappotto invisibile: paura.

      Jessie diede un colpetto a Ryan e indicò il giovane. Si alzarono e lo raggiunsero proprio mentre lui si avvicinava al banco. Fece un cenno di saluto a un manager, che gli indicò di andare all’estremità del banco, lontano dagli ospiti.

      “Grazie per essere venuto, Liam,” disse il manager.

      “Nessun problema, Chester,” rispose il giovane, anche se sembrava inquieto. “Hai detto che era urgente. Di che si tratta?”

      “C’è della gente che ha delle domande per te,” disse Chester seguendo le istruzioni di Jessie sul non essere specifico riguardo al motivo per cui Liam era stato richiamato.

      “Chi è che ha delle domande?” chiese Liam.

      “Noi,” disse Ryan da dietro di lui, facendolo sobbalzare e un quasi saltare sul posto.

      “Chi siete?” chiese Liam, cercando di apparire tutto d’un pezzo, ma senza riuscirci.

      “Mi chiamo Ryan Hernandez e sono un detective del LAPD. Questa è Jessie Hunt. È una profiler criminale per il dipartimento. Perché non andiamo in un posto privato dove possiamo parlare liberamente?”

      Per mezzo secondo Liam parve sul punto di poter scappare. Poi sembrò ricomporsi.

      “Sì, direi che va bene.”

      “C’è una piccola sala conferenze alla fine di quel corridoio,” disse il manager Chester. “Dovrebbe consentirvi una certa privacy.”

      Quando furono all’interno della sala conferenze, con la porta chiusa e tutti seduti ai loro posti, Liam parve irrigidirsi di nuovo. Poteva essere per la presenza di due agenti di polizia che lo stavano fissando, o il non sapere il motivo dell’interrogatorio, o lo strano rumore bianco che si sentiva nella stanza altrimenti silenziosa.  Jessie sospettava fosse una combinazione di tutti quegli elementi. Qualsiasi fosse il motivo, Liam non fu in grado di contenersi.

      “È per le casse di birra?” mormorò. “Perché mi hanno detto che era una fornitura extra e che le avrebbero buttate, quindi ho pensato non fosse un grosso problema se le prendevo.”

      “No, Liam” gli rispose Ryan. “Non si tratta di casse di birra. Si tratta di un omicidio.”

      CAPITOLO QUATTRO

      La mandibola di Liam si spalancò così tanto che Jessie quasi temette che potesse staccarglisi

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