Salvato Da Una Ninfa Marina. Rebekah Lewis

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Salvato Da Una Ninfa Marina - Rebekah Lewis

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come eredità.

      ***

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      L’ACQUA GELIDA LO COLPÌ sul viso un po’ più tardi e lui annaspò, inghiottendo il liquido e sentendosi soffocare, cercò di muovere le braccia per nuotare, ma era bloccato e legato a...un albero? James sputò, tossì, sbatté gli occhi e cercò di riacquistare la consapevolezza dei luoghi intorno a lui. Non stava affondando nel mare, ma nei boschi, probabilmente quelli della sua proprietà, e stava riprendendo coscienza davanti al suo assalitore che era- un ragazzo. Beh, non proprio un ragazzo, ma sicuramente al limite della giovinezza. Non più grande di diciassette anni, al massimo.

      “Chi diavolo sei?” Con lo svanire dello stupore, l’irritazione riempì rapidamente il vuoto. James guardò il ragazzo con cipiglio, con la strana sensazione di averlo già visto da qualche parte. Poteva giurarlo sulla propria vita, non si ricordava dove.

      Il diavoletto, che indossava dei vestiti scuri e sciatti, incrociò le braccia e fece un sorrisetto compiaciuto. Alla luce della luna, i suoi capelli color sabbia erano una massa di onde scomposte, lunghe fino alle spalle. Un monello di strada, forse, ma senza dubbio un loro capo. Dietro di lui c’era una dozzina di uomini, tutti ugualmente giovani e scarmigliati. Quello al comando aveva in mano un secchio vuoto, il che aveva senso visto che l’acqua che aveva contenuto precedentemente inzuppava James fino alle ossa.

      “I tuoi domestici sono legati e imbavagliati nelle loro camere” disse il monello, gettando via il secchio. “Pensavo che un pirata come te avrebbe preso più precauzioni nella propria casa, vecchio.”

      Vecchio? Vecchio? Aveva solo trent’anni. Nel fiore degli anni! “Ti chiedo scusa, ragazzo,” riuscì solo a grugnire in risposta. Lottava con le catene che lo trattenevano, ma non c’era verso di liberarsene. “Perché una banda di mocciosi entra nelle case illegalmente nel mezzo della notte, spaventando la sfortunata servitù? Non dovreste già essere a letto?”

      Il suo assalitore rise. “Ho diciassette anni”, disse, confermando le supposizioni di James. “Non sono affatto un moccioso. Veramente non mi riconosci?”. Si avvicinò e scrutò James. Stringendosi nelle spalle, iniziò a camminare davanti a lui come avrebbe fatto un animale arrabbiato. “Io ho riconosciuto te. Dopo averti messo k.o., certamente, così sei andato giù come un viscido merluzzo. Immagina il mio shock visto che un membro rispettabile dell’aristocrazia è coinvolto nel contrabbando di brandy dal Continente.”

      James sospirò. Aveva finito di ballare. Adesso sarebbe stato ricattato o arrestato. Il suo equipaggio non si dedicava alla vera pirateria, ma il contrabbando era ancora illegale ed avrebbe sicuramente provocato uno scandalo che la sua famiglia non avrebbe potuto evitare. Come terzo figlio del Visconte Summerfield, forse non aveva un proprio titolo, ma ciò non lo rendeva meno parte dell’aristocrazia, fortunatamente. Ci sarebbero stati dei pettegolezzi se fosse stato arrestato- e soprattutto grazie a un ragazzo grossolano.

      Ma come aveva fatto a scoprirlo? Se il monello aveva progettato di entrare in casa sua, non si era reso conto di chi ci abitasse? Qualcosa non quadrava. Tutto ciò che James poteva fare, era negare di essere coinvolto in quelle attività e sperare in bene.

      “Non indovini?”

      “Indovinare cosa, esattamente?” disse James a denti stretti, perplesso. Era come se il ragazzo vivesse in un proprio mondo fantastico e si aspettasse che tutti lo seguissero. Oh, giusto. Era offeso perché James non sapeva chi fosse. “Il tuo nome? Non mi interessa.”

      Il ragazzo estrasse un pugnale lungo ed appuntito dalla cintura e lo rivolse contro di lui. James non si lasciò impressionare, anche quando il ragazzo disse, “Mostrami un po’ più di rispetto e forse vivrai.”

      Questo...bambino...aveva l’intenzione di ucciderlo veramente adesso? James si era sempre considerato un tipo paziente. Se la rabbia infiammata che stava sostituendo il freddo dei vestiti bagnati avesse avvolto il suo corpo, quella pazienza si sarebbe rapidamente trasformata in rabbia. Rinunciò a fingere di ignorare il proprio ruolo nel contrabbando. Dopo aver guardato storto gli altri ragazzi, che non facevano altro che agitarsi e sfuggire al suo sguardo, tornò a concentrarsi sul suo principale aggressore. “Che cosa vuoi, ragazzo? Ricchezze? Una percentuale sul commercio del brandy?”

      Il ragazzo fece una smorfia, come un gatto che avesse appena messo all’angolo un topo grassottello. “Questo è un ammutinamento. Adesso la tua fortuna è nostra. Sono il tuo padrone.”

      James alzò gli occhi al cielo. Non può dire sul serio. “Un ammutinamento è quando l’equipaggio si ribella sulla propria nave per destituire il capitano. Voi non siete il mio equipaggio e non siamo nemmeno su una maledetta nave.”

      “Questione di semantica”. Il ragazzo si diede dei colpetti sulla pelle morbida da neonato con la punta della lama. “Permetti che mi presenti visto che sei lento di comprendonio. Peter Paxton, conte di Underwood. Dovresti veramente fare più attenzione in Società, ma capisco che sia difficile quando sei un criminale fatto e finito, che si nasconde in campagna nella proprietà paterna quando hai acquisito con mezzi criminali abbastanza per vivere per conto tuo.”

      Quel ragazzo aveva la capacità di dargli sui nervi. Aspetta un attimo...

      Paxton...Underwood...Suo padre era il marchese di Huntington. James ricordava vagamente l’uomo e doveva avere incontrato Paxton quando era molto più piccolo, per questo sembrava familiare. Tuttavia ciò non spiegava perché avrebbe dovuto ricordarsi di lui. Non ce n’era ragione.

      “Abbiamo deciso, io e i miei ragazzi,” disse mentre faceva dei gesti con il pugnale, “che vogliamo portarti via tutto. Abbiamo trovato delle informazioni sulla posizione di un contrabbandiere e ciò ci ha condotto a te. Ora, puoi firmare i documenti per la nave così libereremo i tuoi domestici e diremo loro come possono trovarti, oppure posso ucciderti e prendermela lo stesso”.

      Un muscolo tremolò sotto l’occhio destro di James. Qualcuno lo aveva venduto, ma avrebbe affrontato ciò più tardi. Le corde erano legate in modo troppo esperto per i suoi gusti ed aveva bisogno di liberarsi. Non voleva necessariamente colpire un ragazzino, ma se lui avesse continuato a sventolare la lama nella sua direzione, lo avrebbe fatto- se avesse potuto usare le mani o le gambe. Non era schizzinoso. “Sei pronto ad uccidere per una nave che avresti potuto semplicemente rubare, piuttosto che venire fino a Summerfield per dare un grande spettacolo a vantaggio della legge...prima di tornare a Londra e prenderla comunque?” Appoggiò la testa indietro contro l’albero e scoppiò a ridere. “Non posso firmare niente finché sono legato. Se mi liberi, ti renderò dieci volte il benvenuto che ho ricevuto.” Incontrò lo sguardo di Underwood. “E’ una promessa.”

      Underwood si strinse nelle spalle.

      Tuttavia qualcosa lo assillava. “Non sapevi veramente nella casa di chi stavi facendo irruzione, ma sei riuscito a trovare il posto facilmente, senza cercare altre informazioni?”

      L’altro alzò le spalle. “In quel momento mi sembrava una buona idea.”

      James fece un rumore disgustato in fondo alla gola. Questi bambini stavano facendo un gioco che lui non capiva completamente, o che non gli interessava. “Vuoi veramente macchiare la tua anima con il male...per una nave e per l’idea che il contrabbando sia una cosa nella quale valga la pena passare la vita?”

      “Va bene per te.”

      James aprì la bocca per discutere ulteriormente, ma la chiuse all’improvviso. Lui era il terzo nella discendenza per un titolo che aveva poco valore ed

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