Salvato Da Una Ninfa Marina. Rebekah Lewis

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Salvato Da Una Ninfa Marina - Rebekah Lewis

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erano minori. Almeno lo pensava. Ione non si era mai avventurata oltre la linea costiera. Non si era mai sentita al sicuro sulla terraferma prima. A causa della sua natura. Per quello che avrebbe dovuto fare per proteggersi se fosse rimasta troppo a lungo...

      Forse sarebbe dovuta andare alla ricerca dell’Isola Evanescente che alcune delle sue sorelle avevano cercato per anni precedentemente. Non rimaneva mai nello stesso posto per due volte ed avrebbe offerto più sicurezza se avesse provato il desiderio di accoppiarsi. Forse non avrebbe dovuto annegare l’uomo che avrebbe usato per generare le proprie figlie, se si fosse trovata in qualche posto al sicuro. In qualche posto che non spingesse gli umani a cacciare i suoi simili per paura o curiosità. Era ormai pronta ad accoppiarsi con un uomo, ma non riusciva a convincersi di ciò. Inoltre, non voleva uccidere qualcuno dopo un atto del genere. Sembrava...sbagliato. Cosa sarebbe successo se le fosse piaciuto e avesse voluto farlo di nuovo con lui?

      Ione scosse la testa, scuotendosi via i capelli dal viso nel farlo. Non apparteneva al mondo degli umani, ma la prospettiva di annegare dei mortali aveva contribuito a tenerla lontana. Non aveva una natura violenta e quasi tutte le ninfe marine erano femmine, mentre solo una parte di loro aveva le pinne come lei. Suo cugino Tritone- figlio di Poseidone e suo messaggero, come lo era Hermes per Zeus al di sopra delle onde- aveva una coda come la sua, così come i suoi figli, sia maschi che femmine. Poteva accoppiarsi con uno dei tritoni maschi se lo desiderava, ma i suoi cugini non facevano niente di romantico per lei. Certamente erano dei maschi decenti, ma lei voleva qualcosa di... diverso. Se si fosse mai accoppiata, voleva qualcuno di nuovo ed eccitante. Qualcuno che non le ricordasse di come era cresciuta. Che non appartenesse alla famiglia. Qualcuno tutto suo. Forse un umano.

      La sua famiglia sarebbe inorridita se lei ne avesse lasciato vivere uno per il proprio piacere? Il desiderio la pervase mentre ci pensava. Le ninfe avevano bisogno di due cose nella vita: l’elemento dal quale traevano la propria forza e il sesso. Erano secoli che stava nel mare, ma il sesso...si occupava di se stessa quando nasceva il desiderio, ma aveva bisogno di stroncare quella parte di sé. Più la negava, più diventava triste. Per questa ragione non sopportava più di stare a casa. Ed era dovuta partire. Aveva bisogno di molto di più di quello che avrebbe dovuto desiderare.

      Il rumore di un tuffo le fece alzare lo sguardo di nuovo. Uno degli umani era saltato nell’acqua. Che strano. Il bel mezzo della notte non era proprio il momento ideale per farsi una nuotata, se non si avevano le pinne. Gli umani non avevano la vista acuita come lei...né le branchie. Quindi perché stava facendo così?

      Il mortale, un maschio, continuava ad affondare, muovendo appena un braccio o una gamba, scalciando per tornare verso la superficie o la barca, che stava andando via come se loro non avessero notato affatto che si era allontanato. Lei rimase a bocca aperta. Per gli Dei, stava affogando! I suoi compagni lo avevano lasciato a morire di proposito? Perché lo avrebbero fatto?

      Prima di avere preso qualsiasi decisione, mosse la coda ad un’andatura veloce, scivolando verso l’alto fino a quando non afferrò l’uomo sotto le braccia. Era divisa tra l’istinto di proteggere l’umano ed quello di proteggere il segreto della sua gente da quelli come lui, quindi Ione si affrettò ad allontanarsi con lui nella direzione opposta rispetto alla barca. Il fatto che il cielo notturno nascondesse tanto quanto il chiaro di luna svelasse, era d’aiuto. Era sempre stata affascinata dal bagliore della luce della luna- ma ora non era il momento di stupirsi per quelle cose.

      Quando portò la testa dell’uomo fuori dalle onde, lui non respirava. Temendo di averlo tenuto sotto troppo a lungo, lo circondò con un braccio e gli posò la mano sul petto, sopra il cuore, poi fece scivolare il palmo sotto la stoffa ampia dei suoi vestiti. La carne era fredda al tocco, forse a causa della temperatura dell’acqua e non perché fosse troppo tardi. Incanalando tutta l’energia nella mano, avvicinò le labbra alle sue, chiedendo all’acqua che lui aveva inalato di tornare a lei. Di uscire dal suo corpo. Quando l’acqua salata raggiunse le sue labbra, si tirò indietro, mentre lui tossiva e sputava l’acqua fuori dal corpo.

      Quindi Ione lo guardò ed ammirò la sua bellezza maschile. I capelli scuri si erano liberati dal laccio che ne teneva ancora una parte legata dietro la nuca. Aveva gli occhi blu- un blu notevole per i suoi sensi resi più acuti dalle necessità della vita sott’acqua. Aveva la mascella squadrata e un struttura del viso piacevole. Mentre la guardava, sbatté gli occhi, come se non riuscisse a crederci. Poi trasalì.

      “Devo dire”, disse a denti stretti con un tono che le provocò i brividi. “Pensavo che il paradiso fosse un posto meno...bagnato”. Quindi girò gli occhi e perse i sensi.

      Gli umani erano talmente fragili.

      Con un sospiro, lo tenne stretto e nuotò verso la riva. Poteva distinguere a malapena una spiaggia in lontananza e sperava che la notte avrebbe offerto loro abbastanza privacy, in modo che il suo emergere in superficie non mettesse in pericolo lei o la sua gente. In ogni caso, sentiva il brivido dell’avventura. Ed il desiderio di accoppiarsi tambureggiava nelle sue vene.

      ***

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      AVEVA MALE DAPPERTUTTO. Se era morto, James non avrebbe dovuto sentirsi più leggero? A meno che non fosse finito all’inferno, il che non aveva senso, visto che era sicuro di avere visto un angelo prima di perdere di nuovo i sensi. Un bell’angelo dai capelli dorati che aveva recuperato la sua anima direttamente dall’oceano. Era completamente inzuppata, come si sentiva lui ora.

      Quando un’onda lo colpì direttamente dietro la nuca, il suo corpo fu spinto in avanti e l’acqua salata gli entrò in gola, facendogli bruciare gli occhi e le narici.

      “Le mie scuse”. La voce era melodiosa e dolce, e lui si lamentò, quando si rese conto che la donna era rimasta con lui. Lo teneva tra le braccia e la sua pelle morbida e liscia strusciava contro di lui mentre lo portava a riva a nuoto. Il suo angelo. James si girò per guardarla. I capelli dorati e la pelle perfetta, senza alcun difetto, che ricordava. Mio Dio, era...

      Colpì la sabbia con le ginocchia e ricevette un’altra ondata in faccia. Erano approdati sulla spiaggia e lei lo stava trascinando lontano dalle onde...con una notevole difficoltà. Avrebbe dovuto aiutarla, ma metà del suo corpo era insensibile e l’altra metà avrebbe voluto esserlo.

      Allungò le mani per appoggiarsi alla spiaggia e tirarsi su, ma il suo moncherino ancora aperto e bruciato toccò la sabbia. Trattenne il respiro e si lasciò cadere, anche se erano immersi nell’acqua fino al ginocchio. Aveva perso la mano. In qualche modo aveva dimenticato quel dettaglio altrimenti indimenticabile, distratto com’era dal bel viso dietro di lui e dal fatto che aveva male dappertutto.

      “Sei ferito!”, esclamò la donna con la sua voce melodiosa. Era una persona terribile, visto che sentiva sollievo perché lei si strusciava contro di lui?

      “Solo un graffio, in realtà”. Perché voleva impressionarla? Era chiaro che fosse mezzo morto. Perché cercava di proteggere il proprio orgoglio? Lei lo aveva tirato fuori dall’acqua ed avevano nuotato fino a riva.

      Strabuzzò gli occhi quando scoprì che la sua ipotesi, prima di avere il viso pieno di sabbia, era corretta. Lei non indossava niente.

      James si lasciò cadere sulla schiena, deciso a dare un bello sguardo alla sua salvatrice senza appoggiarsi al braccio sinistro. Capì immediatamente di essere stato vittima di un’illusione febbrile, perché aveva compreso che la donna non era affatto un angelo- sentiva troppo dolore per essere in Paradiso- ed era sicuramente nuda, ma non poteva essere umana. Era troppo perfetta, troppo bella, e si sentiva troppo a suo agio nell’acqua. Quando abbassò lo sguardo, e si maledisse perché gli mancava l’autocontrollo di un gentiluomo- trattenne il respiro. Era

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