Non resta che scappare. Блейк Пирс

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Non resta che scappare - Блейк Пирс Un thriller di Adele Sharp

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evanescente rumore di un liquido che gocciolava sul pavimento.

      Solo allora, gridò.

      CAPITOLO QUATTRO

      Adele controllò il suo smartwatch, scorrendo tra diverse schermate che facevano il riepilogo di battito cardiaco, movimento, musica… Inspirò dal naso mentre stava sulla soglia del suo appartamento e guardò l’ora. Precisamente le 4 del mattino. Un sacco di tempo per farsi una corsa di due ore prima di andare al lavoro. Si sistemò la fascetta che le teneva indietro i capelli e si voltò a guardare verso il lavandino.

      Aveva lasciato la sua tazza di plastica di Topolino sul ripiano metallico tra il secchiaio e il banco della cucina. Di solito puliva subito dopo aver mangiato, ma oggi, nel piccolo e silenzioso appartamento…

      “Può aspettare,” disse, rivolgendosi a nessuno in particolare. Il che ovviamente era parte del problema.

      Quella appena passata era stata una notte di riposo a intermittenza e scarso sonno. Adele era ancora sulla soglia quando il suo orologio digitale passò a segnare le 4:01. Guardò un’altra volta il lavandino e brontolò sommessamente tra sé e sé. Alla fine, andò nervosa fino a secchiaio, aprì con scatto irritato della mano il rubinetto dell’acqua e sciacquò i residui di latte sul fondo della tazza, posandola poi sullo scolapiatti. Tornò alla porta.

      Prima che potesse ruotare la maniglia, però, una sommessa vibrazione colse la sua attenzione. Gli occhi di Adele scattarono verso il tavolo della cucina. Era il suo telefono.

      Si accigliò. L’unica persona che la poteva chiamare così presto era suo padre dalla Germania, oppure poteva trattarsi di lavoro.

      E con suo padre aveva già parlato un paio di giorni fa. Fu un po’ una sorpresa, quindi, quando guardò lo schermo verde acqua che lampeggiava e vide una singola parola in lettere bianche.

      Ufficio.

      Prese il telefono mentre la vibrazione cessava. Adele lesse le tre semplici parole di un messaggio di testo sullo schermo. Urgente. Vieni qui.

      Si tolse la fascetta e andò velocemente in camera sua per cambiarsi. La sua corsa avrebbe dovuto aspettare.

***

      Dal parcheggio e attraverso i controlli della sicurezza, Adele si fermò solo una volta per lasciare il solito caffè a Doug, uno dei suoi amici della squadra addetta alla sicurezza. Quando raggiunse il quarto piano – e l’ufficio dell’agente Grant – già si sentivano le voci attraverso la porta a vetri opaca.

      Adele la spinse ed entrò senza tanti preamboli.

      Due grossi monitor appesi alla parete mostravano volti che Adele conosceva. A sinistra, sopra alla scrivania della Grant, il direttore Foucault, supervisore del DGSI. A destra, sulla TV situata accanto alla finestra dal vetro blu che si affacciava sulla città, Adele scorse la signora Jayne, la corrispondente dell’Interpol che per prima le aveva proposto l’idea di essere a capo di una task force combinata.

      L’agente Lee Grant, che portava il nome dei due generali della Guerra Civile, si trovava dietro all’alta scrivania verticale in metallo, il mento appoggiato sulle punte delle dita, il volto preoccupato. Posò lo sguardo su Adele e le fece cenno di entrare. L’ufficio dell’agente Grant era minimalista, con un materassino da yoga nell’angolo e una pila di DVD di workout nascosti sotto a un raccoglitore di plastica blu accanto alla sua scrivania.

      La donna indicò uno degli sgabelli vuoti davanti alla sua scrivania e aspettò che Adele prendesse posto. Alla fine si schiarì la gola, guardando Adele e facendo un cenno della testa, poi disse: “Hanno di nuovo bisogno di te in Francia.”

      Adele guardò i due monitor alla parete. Gli sguardi della signora Jayne e di Foucault erano un po’ deviati, entrambi concentrati sui diversi schermi a loro disposizione e quindi non direttamente puntati sulle loro videocamere. Lo stesso, Adele cercò di incrociare i loro occhi, cercando di comprendere le motivazioni.

      “Una brutta faccenda?” chiese con tono esitante.

      La signora Jayne si schiarì la gola e la sua voce chiara e cristallina rispose: “Solo due vittime per il momento. Lascio che sia Foucault a darle i dettagli.” La signora Jayne era una signora di mezza età, con occhi luminosi e intelligenti dietro a occhiali dalla montatura in osso. Aveva i capelli argentati e una corporatura un po’ più pesante rispetto alla media degli agenti. Parlava senza lasciar trapelare un particolare accento, lasciando intendere che padroneggiava la lingua inglese, anche se si capiva che non era madrelingua.

      Sull’altro schermo, il direttore Foucault, con il suo caratteristico naso aquilino, socchiuse gli occhi. Scosse la testa e abbassò lo sguardo, non fissando più lo schermo. Si sentì il rumore di carte che venivano sfogliate.

      “Sì, sì,” disse l’uomo, con un inglese dalla forte inflessione straniera. “Due morti. Fino ad ora. Due americane,” aggiunse, sollevando lo sguardo sullo schermo. “O almeno lo erano.”

      Adele si accigliò. “Cosa intende dire?”

      Lo sguardo di Foucault vagò sullo schermo, da una parte e poi dall’altra, senza fissarsi su nessuno in particolare nella stanza, ma suggerendo che probabilmente stava guardando porzioni dello schermo del suo computer.

      “Espatriate,” disse. “Americane che ora vivevano in Francia. Entrambe avevano un visto, ma avevano fatto domanda di cittadinanza, o almeno così aveva fatto una delle vittime. L’altra era arrivata da poco.”

      Adele annuì per far capire che aveva sentito. “Quindi perché avete bisogno di me?”

      La signora Jayne si schiarì la gola. La sua voce arrivò chiara, anche attraverso il fruscio delle casse. “Ci serve qualcuno che abbia familiarità con il DGSI, ma che l’America gradisca lasciar lavorare da solo. E poi la natura particolare dei crimini potrebbe richiedere qualcuno con la sua esperienza.”

      Adele si accigliò ancora. “Che natura particolare?”

      Fu Foucault a rispondere. “Due morti fino ad ora. Gole tagliate, quasi da orecchio a orecchio.” Assunse un tono più cupo e continuò: “Le mando i file non appena mi sarò liberato del medico legale. Entrambe donne giovani, entrambe arrivate di recente. Stiamo indagando, ovviamente, e sono sicuro che i nostri agenti troveranno delle buone piste, ma,” spiegò aggrottando la fronte e guardando lo schermo del computer, “la signora Jayne sembra pensare che sia saggio coinvolgere anche lei da subito. Non posso dire di essere pienamente d’accordo, ma non è una battaglia che ho intenzione di intraprendere.”

      Adele sollevò una mano mentre l’uomo parlava e aspettò che avesse finito. Lui la notò e le fece cenno di andare avanti.

      “Quanto tempo è passato tra un omicidio e l’altro?” chiese.

      Il direttore rispose senza esitazione. “Tre giorni. L’assassino è veloce. Vale la pena notare che sulla scena non ci sono prove materiali.”

      Adele si spostò sulla sua sedia, rendendosi conto che non faceva tanto rumore come quella della sua cucina. “Cosa intende dire?”

      “Intendo dire che non ci sono prove materiali.”

      “Nessuna?”

      La fronte di Foucault si aggrottò ancora di più, le sopracciglia folte che si incontravano al centro. “Niente di niente. Niente impronte digitali, niente tracce di capelli o saliva. Nessuna aggressione sessuale. I tagli stessi, secondo l’iniziale dichiarazione del medico legale, sono strani. Chiunque

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