Papà Prende Le Redini. Kelly Dawson
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Le fece l'occhiolino, sorridendo sulla sua battuta, ma lei non ricambiò il sorriso. Non poteva: sapeva che lui aveva ragione. Alcuni dei suoi tic facciali erano movimenti bruschi e, spesso, si combinavano con violente torsioni del collo, il che alterava completamente la sua percezione dell’esterno e poteva farle perdere l’equilibrio.
"Non mi è mai successo, quando cavalco. O anche quando lavoro con i cavalli, lo giuro! Tutto ciò ha un meraviglioso effetto terapeutico su di me. A cavallo, mi sento una persona normale ".
Incrociò le dita dietro la schiena sperando di avere fortuna, e che lui le avrebbe concesso quell’ultima possibilità. Non sarebbe stato il primo a licenziarla per la sua Tourette, e senza dubbio non sarebbe stato l'ultimo.
"Se mi dai una possibilità per questo lavoro, ti prometto che non te ne pentirai." supplicò. Non voleva sembrare disperata, ma in verità lo era. Nessun'altra scuderia aveva voluto assumerla; la maggior parte degli allenatori preferiva ancora apprendisti fantini maschi, anche se in realtà maschi e femmine hanno pari diritti. E aveva bisogno di un lavoro, preferibilmente uno con degli orari che le permettessero di prendersi cura di Annie.
Clay la guardò severamente per un attimo prima di lasciarsi andare ad un ennesimo sorriso.
"Sei fortunata: non sono io che mi occupo di assunzioni e licenziamenti, quindi per ora nessun problema. Parlerò con papà e cercherò di spiegargli la situazione."
Ancora una volta le strizzò l’occhio. ”Ma, se dipendesse da me, ti metterei sulle mie ginocchia e ti sculaccerei per bene, per non avermi detto niente!”
"Oh, grazie, signore!" Era così sollevata che dovette reprimere l’impulso di gettargli le braccia al collo per la gioia.
Fu solo più tardi, molto più tardi, quando si trovava già sotto le coperte, che le ritornò alla mente la frase: ”Ti metterei sulle mie ginocchia e ti sculaccerei per bene.” pronunciata da quella voce profonda, e si sentì scuotere da un brivido. Non ne aveva parlato con Annie, ma sapeva che la sorella l’avrebbe capita. Era una delle poche persone al mondo a conoscere la sua ossessione per le sculacciate. Annie sapeva tutto dei siti web che Bianca frequentava a tarda notte, per soddisfare questa sua insana passione. E forse Annie avrebbe anche capito se le parole di Clay erano tendenziose, oppure no.
Con questo pensiero in mente si addormentò, pensando a quell’uomo e a come sarebbe stato essere sculacciata da lui. Era bello, con mani grandi e forti, abbastanza grandi da lasciarle delle impronte sul tutto il sedere. Si immaginò rovesciata sulle sue ginocchia con quelle enormi mani che le facevano diventare rosse le chiappe, mentre con la sua voce da baritono la rimproverava per qualche misfatto immaginario. Si addormentò con un sorrisetto sulla faccia, aspettando con ansia il mattino, quando avrebbe rivisto il suo bel caposquadra.
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Capitolo Due
Le scuderie erano già attive come un alveare, quando il giorno dopo arrivò al lavoro poco prima delle sei del mattino, pronta per un'altra intensa giornata. Clay era già lì, con i suoi morbidi vecchi jeans strappati che gli pendevano dai fianchi stretti e aderivano in modo sexy alle sue gambe lunghe e magre. La maglietta nera che indossava metteva in risalto le sue spalle larghe, e i muscoli delle sue braccia erano in meravigliosa contrazione, mentre portava con entrambe le mani due secchi blu pieni d’acqua. Si unì al resto della squadra dopo aver controllato la lavagna appesa fuori della scuderia, per vedere la sua prima consegna: era stata assegnata a Big Red, un enorme castrato marrone che torreggiava su di lei per oltre un metro, probabilmente il cavallo più grande e più forte della stalla. Chiaramente Clay e suo padre, facendola salire proprio su quel cavallo per il suo primo giro, avevano intenzione di metterla alla prova e verificare se come apprendista fantino di Tom Lewis lei andasse bene. Non poteva biasimarli: sapeva che, essendo molto piccola anche per una donna, avrebbe sempre dovuto mettersi in gioco. Era quindi ovvio che le facessero provare per primo il cavallo più forte. Per diventare un bravo fantino non era indispensabile essere forti; anche il coraggio e una forte determinazione erano essenziali, insieme ad un buon rapporto col cavallo, e lei aveva tutto questo in abbondanza. Quindi, che la sfidassero imponendole un cavallo così difficile, non le faceva affatto paura.
Ripulì per bene tutta l’area dagli attrezzi. poi portò fuori il grosso castrato, assicurandolo ad uno dei ganci a lato. Il gigante buono le strofinò con affetto il naso sulla spalla, mentre lei gli parlava a bassa voce, accarezzandogli il collo prima di posizionare la carriola contro la porta della stalla.
"Ciao, sono Darren." Il giovane che puliva il box accanto a lei le tese una mano sporca e Bianca, anche se era imbrattata di fango e polvere, la strinse, sorridendo timidamente. Un po’ di sana sporcizia non le aveva mai dato fastidio. Anche il ragazzo che aveva davanti non aveva una gran corporatura, anzi la sua mano era solo leggermente più grande della sua. Tuttavia constatò che la sua stretta era energica, mentre le dita callose di lui ancora tenevano le sue.
“Bianca.” disse. Sembrava abbastanza amichevole, ma purtroppo non era un granché fisicamente, soprattutto se paragonato a Clay.
"Da quanto tempo lavori qui?" gli chiese.
“Da più di cinque anni ormai. Tom mi ha assunto come apprendista. "
"E ora sei un fantino autorizzato?"
"Sì." Fece un piccolo cenno col capo, da cui traspariva tutto il suo orgoglio. "Oggi corro su uno dei favoriti. Un altro vincitore, si spera! Luke è laggiù a preparare la puledra adesso." Le fece un cenno con la mano, e Bianca lanciò uno sguardo verso la scuderia: laggiù c’era un uomo, molto simile a Clay, che stava strigliando una bellissima puledra color castagna.
"Chi è Luke?" chiese.
"Il fratello di Clay. Ci sono tre fratelli Lewis; Luke è il maggiore. Poi Clay, e infine Cody. Alla fine li conoscerai tutti; lavorano qui, ma Cody si divide tra questo posto e la fattoria."
"Clay sembra carino." Era solo un'osservazione, ma il viso di Darren si incupì.
"Si." Poi sorrise. "Che fai stasera? Vuoi bere qualcosa con me? Conosco un posto dove si mangiano delle ottime costolette.”
"No!" Quella parola le uscì fuori più di getto e più violentemente di quanto volesse e, dallo sguardo di Darren, capì che il ragazzo si era offeso.
"Mi dispiace, è solo che ..." s’interruppe. Non poteva dirgli di Annie, del fatto che intendeva trascorrere ogni minuto libero con la sorella morente. Non ancora. "E’ solo che ho altri progetti per stasera, tutto qui."
"Ok, va bene." Da come la guardò Bianca capì che lui non le credeva affatto,