Papà Prende Le Redini. Kelly Dawson

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Papà Prende Le Redini - Kelly Dawson

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e in colpa. Questo lavoro non stava andando bene. La sua Tourette era già stata scoperta e aveva appena offeso un collega. Non era qui per farsi dei nemici, ma a quanto pare era quello che stava accadendo.

      Si scrollò dai suoi pensieri quando sentì avvicinarsi qualcuno, e quasi subito capì che era Clay. Batteva distrattamente un frustino sul palmo della mano mentre camminava lungo l'ampio corridoio della stalla. Smise di camminare e la fissò, poi le puntò contro il frustino con sguardo ammonitore.

      "Sei qui per lavorare, non per sognare." La guardò con occhio severo, i capelli arruffati che gli cadevano sul viso, il sopracciglio alzato che gli conferiva una certa autorità. Un altro non avrebbe interpretato quei gesti come un comando, ma a lei quell’atteggiamento di Clay faceva venire i brividi dietro la schiena. Annuì imbarazzata, prese il rastrello e si mise al lavoro, osservando di nascosto la sua ombra che si allontanava. Anche da lontano era spettacolare! Non c’era un filo di grasso sul suo corpo; era magro ma muscoloso, e incredibilmente in forma.

      Mentre continuava a pulire la stalla, si chiese come sarebbe stato se lui l’avesse sculacciata con quel frustino. Lo avrebbe usato solo di punta, per farle sentire un breve ma piacevolissimo dolore? O l'avrebbe frustata con violenza, impugnando il frustino come un bastone, e facendole dei bei lividi su tutto il sedere?

      Per non farlo spazientire di nuovo, pulì tutto il suo box in tempo record, svuotando l’intera carriola piena di letame molto prima di Darren.

      Big Red batté un po’ gli zoccoli sul terreno e si scansò leggermente, mentre lei lo strigliava, ma per il resto la lasciò fare senza ribellarsi. Sebbene lavorassero gomito a gomito Bianca notò che Darren la ignorava di proposito, non voltandosi a guardarla nemmeno una volta.

      Posizionare la sella correttamente sulla schiena di Big Red era una vera impresa, visto che era così alto, ma lei ci riuscì, e quando gli altri fantini erano già in sella e si stavano avviando verso la pista, Tom, il padre di Clay e il vero proprietario di quelle scuderie, apparve magicamente alle sue spalle e l’aiutò a montare in sella.

      Big Red al trotto era stupendo! Le sue lunghe zampe divoravano il terreno con passi fluidi e veloci e, mentre volava lungo la pista, non ancora al galoppo, Bianca potè avvertire la potenza di quell’animale e rimase senza fiato. Poteva sentire ogni muscolo del suo corpo contrarsi mentre i suoi potenti quarti posteriori lo spingevano in avanti.

      E’ per questo che ho lottato con le unghie e con i denti! Bianca gridò dentro di sé. Per questo spettacolo della natura!

      Cavalcare, soprattutto a folle velocità, era ciò che amava di più al mondo. Si sentiva così a suo agio, in sella e, mentre si lasciava portare dal galoppo bruciante del grosso castrato, si rilassò completamente, finalmente libera dai tic. Il vento le sibilava in faccia e lei gettò indietro la testa e rise, felice di essere di nuovo in sella, a fare l’unica cosa che amava davvero.

      Alla fine dell'allenamento, cercò di frenare Big Red tirando le redini per riportarlo al trotto, ma il grosso cavallo la ignorò e continuò a correre.

      Maledizione! - pensò - Scommetto che Clay sapeva che sarebbe successo e ora si starà prendendo gioco di me!

      Ma quel pensiero la rese solo più determinata. Non aveva mai reagito bene alle persone che le dicevano che non poteva fare qualcosa, ed era successo tantissime volte nel corso degli anni, sia per colpa della Tourette, ma anche a causa della sua fragile corporatura. Tirò con forza le redini. Aveva già visto dei cavalli sfuggire al controllo dei loro fantini, andando a danneggiare le recinzioni e facendo male a se stessi e ai loro cavalieri, e quel pensiero le diede la forza di cui aveva bisogno per controllare il grande e forte cavallo.

      "Whoa, ragazzone! – gridò – Ho bisogno del tuo aiuto!” Spingendo tutto il suo peso sulle staffe, si appoggiò all'indietro sulla sella e tirò le redini più forte che poteva, segandosi quasi le mani, e continuando a parlare ininterrottamente al cavallo. Lentamente, il grosso castrato obbedì, rallentando gradualmente fino ad arrivare ad un dolce trotto.

      “Bravo ragazzo.” cantilenò lei, carezzandogli dolcemente il collo, ancora ben dritta sulla sella per fargli capire che doveva fermarsi. L’animale alla fine sbuffò rumorosamente e rallentò del tutto, e Bianca ne approfittò per riportarlo nella stalla a tempo di passeggiata.

      Ahah, Clay, ce l'ho fatta! Ho vinto la sfida: ho controllato Big Red! Ce l’ho fatta! rise trionfante dentro di sé.

      * * *

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      Il lavoro in pista era molto più faticoso di quello che ricordava. O forse era che non cavalcava da un bel po’ e ci aveva perso la mano. In ogni caso, non vedeva l'ora di fare una breve pausa nella sala riservata ai fantini e bersi una bella tazza di caffè, prima di rimettersi al lavoro.

      "E’ arrivato un nuovo cavallo. - la informò Clay - Una puledra. È stata abusata in modo orribile e non permette a nessuno di avvicinarsi a lei, ma papà ha accettato di prenderla, vediamo se possiamo aiutarla. Ha un buon pedigree e dovrebbe essere in grado di correre, se riusciamo a farle superare la paura. Se ti va, puoi venire a vederla."

      "Come si chiama?"

      "Rosa. Sapphire Rose. "

      Mentre seguiva Clay fuori, Bianca si appoggiò alla ringhiera di legno del recinto rotondo, e si mise a osservare Tom che guidava il rimorchio fin dentro il cancello. Fu percorsa da un brivido al suono degli zoccoli che scalciavano contro il fianco del rimorchio, accompagnato da un nitrito acuto. La povera bestia sembrava terrorizzata!

      "Non le avevate fatto un calmante?" rimbombò la voce profonda di Clay alle sue spalle.

      "Si è ripresa! – sbuffò uno dei fattorini - È pericolosa, questa. Sei pazzo a tenerla. Bisognerebbe sopprimerla."

      “Hmmm..” mormorò Clay appoggiandosi alla ringhiera accanto a lei, come se concordasse con l’uomo.

      "No! – urlò Bianca - È solo spaventata. Per favore, dalle una possibilità!"

      Clay le diede una pacca delicata sulla spalla, costringendola a sorridere. "Noi gliela daremo."

      Bianca guardò, con gli occhi spalancati per l'orrore, uno degli uomini che si infilava nella porta laterale del rimorchio armato di un grosso bastone, e spingeva con questo la puledra giù per la rampa fino al recinto rotondo. Le ci volle tutta la sua forza di volontà per mordersi la lingua invece di urlargli delle bestemmie, e dovette combattere con l’impulso di arrampicarsi sulla recinzione e lanciarsi contro di lui. Cosa c'era di male nell'essere gentili? Ma si costrinse a rimanere ferma e in silenzio; non spettava a lei riprendere il lavorante...o almeno, non fintanto che Clay e Tom erano lì e la guardavano.

      La puledra era bellissima. Anche nello stato in cui si trovava - scheletrica, sporca e ferita - teneva alte testa e coda, mentre scalciava per tutto il perimetro del piccolo recinto, sbuffando rumorosamente dalle larghe narici. Aveva una macchia bianca a forma di fiamma sul muso, e anche tre delle caviglie erano bianche. Poteva avere circa due anni.

      Mentre si avviava verso di lei con i due uomini, Bianca notò sulla testa una ferita profonda che trasudava ancora sangue, e molti segni di frusta su tutto il corpo, dal fianco fino al collo. Ansimò e sentì Clay irrigidirsi al suo fianco.

      Si fermarono davanti alla staccionata a guardare Tom che le scivolava accanto, con la mano tesa in segno di amicizia, ma la puledra non gli permise nemmeno di avvicinarsi. Non appena l’uomo

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