Terre spettrali. Софи Лав

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Terre spettrali - Софи Лав Un Casper a quattro zampe

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poi al piano di sopra, dove c'erano altre due camere identiche a quelle del piano terra. Boo adesso la stava seguendo. Mentre Marie faceva strada, si ricordò dell'ultimo avvertimento della signora Grace: la prima stanza del piano di sopra era, aveva detto, particolarmente movimentata. Gettò solo una rapida occhiata nella camera. Ma quel brevissimo tempo le era bastato per percepire in modo molto netto che c'era qualcosa di strano lì dentro. Solo per un attimo, le sembrò di aver infilato la testa in un'antica voragine in cui l'uomo non aveva messo piede per secoli.

      Quella sensazione però svani appena uscì dalla stanza. Mentre si calmava, notò che Boo invece era entrato e che sembrava essere interessato a qualcosa. Qualsiasi cosa fosse, attirò la sua attenzione solo per breve tempo, poi anche lui si girò e tornò in corridoio.

      Alla fine del corridoio si trovava una camera più grande che serviva da stanza dei giochi. C'erano un biliardo e un tirassegno per le freccette, ma entrambi erano coperti. Una piccola libreria accoglieva anche una vasta selezione di giochi da tavolo. Dall'aspetto della stanza, Marie ebbe la sensazione che venisse utilizzata raramente.

      Il giro continuò di nuovo al piano terra, per proseguire in cucina e poi fuori sulla grande veranda posteriore, che sembrava l'unico ambiente moderno di tutta la casa. Il legno fresco era un chiaro indizio del fatto che era stata ristrutturata o riparata di recente. La veranda affacciava su un vasto terreno che, bisognava ammetterlo, in quel momento, bagnato dalla luce del tramonto, era assolutamente splendido: erano quelli i giardini che davano il nome al bed-and-breakfast. Certo, non si poteva paragonare alla vista sul mare di cui si godeva dalla veranda di June Manor, ma possedeva comunque il suo fascino quieto.

      Lasciata la veranda, Marie tornò nel piccolo soggiorno. Riaccomodatasi sul divanetto che aveva già occupato poco prima, cercò di rilassarsi. In fondo, forse si trattava solo di una grande messinscena, o qualcosa del genere. Forse la signora Grace aveva sentito parlare di ciò che era accaduto a June Manor e le stava facendo uno scherzo elaborato.

      Eppure, mentre il pomeriggio cedeva definitivamente il passo al crepuscolo e il cortile diventava sempre più buio, Marie avvertì che quelle erano soltanto speranze, nient'altro che pie illusioni. Persino Boo sembrava essersi un po' innervosito, man mano che si avvicinava la notte.

      “Va tutto bene, Boo,” cercò di rincuorarlo. “E mi spiace averti trascinato in questa situ…”

      Fu interrotta da un rumore sordo proveniente dalla cucina. Marie e Boo voltarono subito la testa. Le spalle di Marie si irrigidirono e la coda di Boo si rizzò, rimanendo immobile. Marie si accorse di essersi alzata in piedi. Sapeva cosa stava per accadere. Fece del suo meglio per evitarlo ma, prima ancora di rendersene conto, stava correndo verso la porta.

      CAPITOLO TRE

      Sfrecciò attraverso l'atrio precipitandosi fuori in veranda, poi di corsa scese giù per le scale. Alla fine si fermò, affannata, rendendosi conto che era da tanto tempo che non provava un così grande spavento. Era imbarazzante ma anche rigenerante, e in un certo senso le faceva quasi piacere. Poi si guardò attorno. Ai margini della veranda era ormai calato il buio. Proprio lì, in un remoto passato, forse un uomo si era impiccato.

      Lentamente, e con molto imbarazzo, Marie si rincamminò verso la casa. Aveva il cuore ancora gonfio di paura, ma ricordava bene qual era la posta in palio. Ventimila cucuzze. E una reputazione… per così dire. In parole povere, c'era troppo in gioco. Per la prima volta quella sera, fu addirittura contenta che né la signora Grace né Brendan si trovassero lì.

      Quando tornò in soggiorno, trovò Boo ad accoglierla. Con il cane al suo fianco, avanzò verso la cucina. Non dovette esaminarla troppo a lungo per constatare l'origine del rumore che l'aveva spaventata. C'era una saliera di cristallo proprio al centro del pavimento. Decisamente non si trovava lì quando lei e Boo avevano fatto il primo giro della casa. La piccola saliera non si era rotta, ma il coperchio si era staccato e del sale si era sparso sul pavimento. Boo avanzò piano verso il sale, lo annusò, poi girò la testa in una smorfia di disgusto.

      “Credi che possa essere semplicemente caduta?” chiese Marie.

      Ma era solo una pia illusione, perché lo spargipepe che faceva il paio con la saliera era invece ancora al suo posto sul piano cucina, ad almeno un metro di distanza.

      Boo annusò ancora una volta il sale sparso per terra. Poi sollevò la testa per guardare la sua padroncina ed emise un guaito sommesso.

      Marie rabbrividì e pensò: La penso proprio come te, amico.

***

      Il buio calò su Bloom Gardens come una coperta scura sopra un materasso, anche se in quel caso non c'era proprio nulla di confortante. Marie non sapeva bene cosa dovesse fare, anche perché il vero protagonista era Boo. Quanto a lei, le storie che la signora Grace aveva raccontato quasi le avevano fatto venire voglia di scappare a gambe levate.

      E l'episodio della saliera non aiutava affatto.

      Oh mio Dio, ma cosa ci faccio qui?

      Nella sua testa si materializzò un grafico a torta che provò a ignorare, ma in cui poteva visualizzare la risposta. Il novantotto per cento del grafico era colorato di verde: indicava i verdoni che le erano stati promessi. L'altro due per cento era invece colorato di giallo ed era accompagnato da questa legenda: Fare colpo su Brendan.

      Ripensando a lui mentre si trovava ancora in cucina, Marie prese il telefono e scrisse un messaggio molto più breve di quanto avesse inizialmente in mente: Così… la signora Grace non resta qui. Lo sapevi????

      Immaginò che dovesse essere impegnato con il convegno e che per un po' non avrebbe potuto risponderle, ma inviò il messaggino comunque.

      O, perlomeno, provò a inviarlo. Il messaggio risultava sempre in corso d'invio, ma sembrava impossibile riuscire a spedirlo correttamente. Eppure c'era campo e…

      Ma mentre Marie aveva gli occhi fissi sul cellulare, il segnale pieno si azzerò repentinamente. E la stessa cosa accadde alla batteria, che passò dal quarantacinque per cento a zero in cinque secondi netti. Fino a che il telefono non si spense del tutto.

      “Che diavolo succede?”

      Non aveva mai avuto un solo problema con quel telefono. Aveva meno di un anno e aveva sempre funzionato perfettamente. La sua mente dunque saltò subito alla (non tanto) logica conclusione: era colpa della casa. In qualche modo, la casa o le forze che la occupavano stavano sabotando il suo telefono.

      Uscì dalla cucina, chiedendosi se per caso non fosse una zona senza segnale. Ma il telefono rimase morto anche in soggiorno, nello studio e in corridoio.

      Percorrendo a passo lento la casa con Boo sempre al suo fianco, poté percepire immediatamente che qualcosa era cambiato lì dentro; dopo lo spegnimento del telefono, era diventato evidente. Non erano più lievi brividi di freddo che Marie sentiva adesso, ma era una specie di torpore che si stava impadronendo di lei. Inoltrandosi lungo i corridoi per controllare ogni camera, iniziò ad avere l'impressione che il pavimento fosse fatto di gomma rovente, e questo le rendeva difficile camminare.

      Si aggrappò al pensiero di ciò che le aveva detto Brendan, che non l'avrebbe mai lasciata sola se avesse pensato che potesse essere in pericolo. Gli credeva, ma sapeva anche che la loro soglia di tolleranza nei confronti delle situazioni spaventose era piuttosto diversa.

      Fece due giri della casa, senza sapere esattamente cosa stesse cercando. A ogni passo era sempre più terrorizzata, ma la parte di lei che continuava a considerarsi una smaliziata scettica era determinata a voler scoprire cosa di preciso in quella casa sembrasse così disturbante. Mentre camminava nell’edificio, le venne in mente che forse era tutta una

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