Terre spettrali. Софи Лав
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“Posey, ma è squisito!”
“È quello che pensavo anch'io,” affermò la cuoca, avvicinando un bicchiere d'acqua a Marie. “Adesso togliti il sapore di bocca e assaggia quest'altro,” la invitò, passandole un pasticcino cilindrico che sembrava farcito di ciliegie.
Marie lo addentò e, ancora una volta, le sembrò di sciogliersi sulla sedia. “Posey,” disse con la bocca piena di pane, crema e ciliegie. “È incredibile…”
Ed era solo l'inizio. Subito dopo arrivò la frittella con la salsa di lamponi, poi un muffin ripieno di crema al caffè. Marie avrebbe potuto sbafarsi ogni singolo vassoio che Posey aveva preparato, incurante delle flebili proteste del suo stomaco, ormai quasi al massimo della sua capacità.
Tuttavia, non ne ebbe la possibilità. Proprio mentre Posey le stava passando una grossa fetta di torta di banane e noci, il campanello della porta d'ingresso suonò e qualcuno entrò in casa. Nelle ultime settimane, quel suono riusciva a trasmetterle la stessa eccitazione che provava quando riceveva sul telefono il trillo di notifica di una nuova prenotazione ricevuta online. In genere si trattava soltanto di Posey o Benjamin, ma lei sperava sempre che potesse trattarsi di un altro potenziale cliente in cerca di una stanza dove pernottare.
“Torno subito,” disse Marie alzandosi dalla sedia, alquanto triste di dover lasciare tutta quell'abbondanza.
Attraversò il soggiorno e scorse un uomo in piedi accanto alla reception che aspettava paziente e si guardava intorno con attenzione. Fu lieta di vedere che l'uomo sorrideva. Avvicinandosi a lui, lo esaminò rapidamente. Era un uomo di mezza età, abbigliato in modo piuttosto elegante, con una camicia e un paio di pantaloni classici. Non sembrava però serioso, piuttosto il tipo d'uomo che si vestiva sempre così ed era a suo agio in quegli abiti.
“C'è sempre un odore così invitante qui?” chiese l'uomo.
“A volte,” rispose Marie. “La mia cuoca mi stava facendo assaggiare alcune sue nuove creazioni, è questo l'odore che sente.”
“Lei è fortunata.” Sfoderò un gran sorriso, poi fece un ampio cenno verso l'atrio. “Davvero un bellissimo posto.”
“Grazie. E stiamo lavorando per migliorarlo.”
“Ah, ottimo, buono a sapersi. Rende la mia visita ancora più pertinente.” Scosse la testa, come se si vergognasse di sé stesso, poi sospirò. “Mi scusi. Che fine hanno fatto le mie buone maniere? Signorina Fortune, il mio nome è Avery Decker.” Allungò la mano per una stretta e aggiunse: “E sono qui per chiederle un favore incredibile.”
“E di che favore si tratta?” domandò Marie, stringendogli la mano.
“Sono qui per acquistare la sua proprietà.”
CAPITOLO CINQUE
Marie ritrasse immediatamente la mano. Era piuttosto sicura che sarebbe sembrato sgarbato come gesto, ma non gliene importava. Aveva già avuto a che fare con un agente immobiliare insistente prima ancora di avere il tempo di sistemarsi come si deve in casa: una spocchiosa e presuntuosa signora che rispondeva al nome di Stacy Hamlett. Ed eccone un altro, che probabilmente voleva approfittare della situazione disastrosa che si era venuta a creare da quando Marie aveva accettato che June Manor venisse considerato come un luogo potenzialmente infestato.
“Non è un gran favore,” commentò Marie. “Non sono affatto interessata a vendere. Questa casa apparteneva alla mia prozia e l'ho ricevuta in eredità. E, come vede, sto cercando di portare avanti un'attività.”
“Sì, e ne ho sentito parlare. Il bed-and-breakfast sul mare che è infestato dagli spettri, o almeno così si dice, ma forse non davvero,” ironizzò Avery Decker.
“Beh, questo non è proprio corretto da dire, no?”
Decker scrollò le spalle ma era chiaro che non era affatto dispiaciuto di aver detto ciò che aveva detto. Da quel gesto Marie percepì che Decker era molto probabilmente il tipo abituato a parlare alla gente come gli pareva, e che in genere otteneva ciò che voleva.
“Ecco cosa le propongo,” attaccò Decker. “Sono l'ex proprietario di un'impresa edile che vent'anni fa ha fatto buoni affari qui in zona. Negli ultimi cinque anni, sono diventato una specie di promotore immobiliare e ho adocchiato questa casa da parecchio tempo. Neanche la proprietaria precedente era esattamente entusiasta all'idea di vendermela.”
Marie sorrise pensando alla zia June che diceva esplicitamente a quest'uomo di togliersi dai piedi. “Quindi mi sta dicendo che lei compra case, le rivolta come un calzino, poi le vende.”
“È una descrizione rozza e semplicistica, ma sì… il nocciolo è questo. E, inutile dirlo, sono disposto a pagare profumatamente.”
“Non sono interessata.”
“No?” disse Decker, con un largo sorriso, come se fosse pronto a giocare a quel gioco per tutto il giorno. “Ne è sicura? Non cerchi di vendermi un quadro più roseo di quanto non lo sia davvero. Non mi pare affatto che la sua attività se la passi granché bene. Posso alleggerirla di questo fardello.”
“Non è un fardello,” protestò Marie, facendo del suo meglio per non perdere la calma.
“La prego… mi faccia lei un prezzo,” continuò Decker, imperterrito. “Capisco il lato sentimentale, certo, ma conosco anche gli affari e il valore del denaro. Quindi, non faccia complimenti. Mi proponga lei un prezzo.”
Marie appoggiò i gomiti sul banco della reception e lo guardò fisso negli occhi. Voleva fargli capire che lei, a differenza degli altri, non si sarebbe lasciata intimorire. “Dieci milioni di dollari,” sparò.
Decker scoppiò a ridere e si batté una mano sulla gamba. “Signorina Fortune, sa benissimo che è una cifra assolutamente ridicola.”
“Non più ridicola di un perfetto sconosciuto che si presenta in casa mia, nella mia attività, pensando di farmi un favore a comprare la mia proprietà quando non ho assolutamente intenzione di vendere.”
“Suvvia, signorina Fortune, possiamo farci un bel gruzzolo sia io che lei se…”
“Non sono interessata.”
“Guardi, conosco già quattro potenziali acquirenti con le tasche piene di s…”
“Non. Sono. Interessata.” Fece un respiro profondo, cercando di dissipare la rabbia. “Detto questo, ho altre cose a cui badare. Quindi, se vuole scusarmi…”
Decker aveva toccato un punto dolente, ma Marie rifiutava di arrendersi così facilmente. Quando allungò la mano per indicare la porta, finalmente l'uomo schiodò, scuotendo la testa ma senza perdere il suo ampio sorriso dalle labbra. Mentre avanzava verso la porta, di spalle volle aggiungere un'ultima cosa. “Si ricordi il mio nome tra sei mesi, quando starà annegando nei debiti e l'attività starà per andare a gambe all'aria. Forse allora mi potrà convincere a comprarla.”
Poi subito chiuse la porta, per assicurarsi di aver avuto l'ultima parola. Rimasta sola, Marie imprecò sommessamente, portandosi una mano davanti alla bocca. Non era mai stata così rude con