Terre spettrali. Софи Лав

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Terre spettrali - Софи Лав Un Casper a quattro zampe

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quanto ne sapeva, la sua performance a June Manor, quando si era scatenato contro gli spettri, avrebbe potuto essere semplicemente il frutto di una pura combinazione. Dunque, rendendosi conto di quanto fosse inutile la sua presenza Marie decise di tornare in soggiorno. Immaginò che poteva non essere una buona idea quella di mettersi a guardare la TV; non voleva disturbare i fantasmi, o come li si volesse chiamare, che occupavano la villa. Allo stesso tempo, però, non riusciva a sopportare il silenzio della casa.

      Alla fine, scelse di accendere la TV e tenere il volume basso. Notò immediatamente che Boo sembrava inquieto. Rimaneva seduto accanto a lei solo per un attimo, poi si rimetteva sulle quattro zampe per fare un altro giro della casa. Continuò a comportarsi così per un'ora. Marie iniziò a guardare un altro episodio di The Good Place. Era una delle sue serie preferite ma, dato che era confusa e spaventata, non la stava trovando molto divertente né rassicurante.

      Mezzanotte si stava avvicinando e, poiché dubitava che sarebbe stata in grado di dormire, immaginò che dovesse almeno sforzarsi di tenere la mente più concentrata possibile. Rimanere senza telefono e con il ronzio della televisione in sottofondo non era il miglior esercizio mentale, dunque pensò che avrebbe potuto dare un'occhiata ai libri della signora Grace. Era sul punto di alzarsi quando notò che Boo stava tornando nella stanza, dopo una delle sue avventure solitarie.

      Camminò in tondo un paio di volte poi si accovacciò ai suoi piedi. A quanto pareva, per quella notte per lui bastava così, ed era pronto a dormire. Buona idea. Marie sentì gli occhi socchiudersi, lentamente… fino a che non fu del tutto addormentata.

      Si svegliò di soprassalto più tardi, dopo aver sentito un rumore provenire da un punto indefinito della casa. Fu scioccata nello scoprire che si era assopita, e lo fu ancora di più quando lesse l'ora sull'orologio appoggiato sul tavolino: erano le 3:07.

      Si rassettò, stropicciandosi gli occhi, e gettò uno sguardo sulla sinistra, da dove le era sembrato che provenisse il suono. Mentre scrutava il corridoio, lo sentì di nuovo. Veniva proprio da quella direzione, si accorse, ma dal piano di sopra.

      Boo avanzò verso il corridoio poi si voltò verso di lei, come se volesse dirle: Okay, amica, è tempo di darsi da fare.

      Marie si alzò e silenziosamente ringraziò il cane che era partito in avanscoperta. Accese le luci delle scale e seguì Boo. Mentre si avvicinava sempre di più all'oscuro corridoio del primo piano, fu pervasa dalla paura del buio che aveva quand'era bambina. Era impossibile dire quali orrori la aspettassero là sopra: bestie bavose pronte a farla a pezzi, demoni e spiriti emersi dalle viscere della terra, oppure…

      Oppure nulla. Accese la luce del corridoio e lo trovò vuoto. Eppure il rumore non era cessato. Sembrava in costante movimento, come se qualcuno stesse spostando qualcosa di soffice, o ci si stesse sedendo sopra.

      Proveniva dalla prima camera del corridoio, quella più vicina a lei e a Boo. La porta era aperta e per un breve frangente a Marie sembrò di intravedere qualcosa lì dentro. C'era un cigolio di materasso e un frusciare di lenzuola, quasi come se qualcuno stesse saltando sul letto. Rimase sulla soglia a dare un'occhiata e notò che le lenzuola erano spiegazzate, mentre la prima volta che aveva visitato la stanza erano perfettamente tirate. Sembrava proprio che qualcuno si fosse messo a saltare sul letto.

      “Suppongo che sia quello amichevole,” affermò Marie.

      Boo infilò la testa tra la gamba di Marie e lo stipite, per guardare dentro la stanza. Diede un'occhiata curiosa, inclinò la testa e iniziò a scodinzolare.

      In quel preciso momento, si sentì un altro rumore da un altro punto della casa, probabilmente la cucina. I rumori anzi erano due, poi tre, ravvicinati. Era un suono facile da identificare: e del resto, Marie ne aveva già sentito uno uguale, il primo giorno che aveva trascorso per intero a June Manor. Erano passi… e sembravano piuttosto minacciosi, specie considerando che l'unica persona presente in casa, al momento, si trovava nel corridoio del primo piano.

      “E immagino che questo sia l'altro,” concluse Marie.

      All'improvviso, sebbene fosse sicura che i passi che aveva sentito provenissero dal piano di sotto, il rumore sembrò spostarsi proprio nel corridoio, a pochi metri di distanza da dove si trovavano lei e Boo. Il corridoio era diventato freddo e Marie ebbe la netta sensazione che non erano soli.

      Boo rimase al suo fianco, immobile come una statua. Tutto il suo corpo nero si irrigidì, il naso puntato in avanti come se fosse un cane da caccia ben addestrato, la coda leggermente incurvata tra le gambe, anch'essa irrigidita come il resto del corpo. Con la gola iniziò a emettere un ringhio sommesso che aumentava di volume secondo dopo secondo. Fronteggiava il corridoio, annusando e piegando piano la testa avanti e indietro.

      Rimase in quella posizione per circa dieci secondi, poi fece qualche passo lungo il corridoio. Lanciò un'occhiata in avanti poi, come se qualcuno gli avesse dato una pacca sulla schiena per incitarlo a lanciarsi alla caccia di qualcosa, si voltò e balzò dentro la stanza. Il suo ringhio divenne ancora più minaccioso. Marie non lo aveva mai sentito emettere un suono del genere e ne fu raggelata.

      Boo si addentrò nella camera, premendo con furia le unghie contro il parquet. Marie cercò di dirsi che la folata di vento gelido che le aveva frustato il corpo era solo il frutto della sua immaginazione, ma sapeva che era una bugia.

      Il cane iniziò ad abbaiare, ma non in modo giocoso o allegro. Erano delle abbaiate minacciose, dei segnali di avvertimento e pericolo. Marie avanzò di un passo verso l'ingresso poi si fermò, assicurandosi di tenersi a debita distanza e non interferire con quello che Boo stava facendo, di qualsiasi cosa si trattasse. Anche se non amava l'idea di dover stare dietro a un cane che sembrava essere in procinto di scacciare uno spirito malevolo, non le piaceva nemmeno l'idea di perdersi quello spettacolo spettrale.

      L’abbaiare di Boo si trasformò poi in una serie di feroci latrati, come se stesse inveendo contro qualcuno. Adesso si teneva molto vicino alla parete di fondo, abbaiando con forza verso l'angolo, come se avesse intrappolato una sventurata preda. Ovviamente, in quell'angolo non c'era niente e nessuno, soltanto uno spazio vuoto.

      Rivolgendosi stavolta verso il letto, Boo continuò ad abbaiare e guaire. Marie strabuzzò gli occhi, tentando di vedere contro cosa stesse abbaiando, ma senza risultato. Per un brevissimo istante, le sembrò di vedere le lenzuola muoversi, come se qualcuno fosse scivolato sul letto. Ma avrebbe anche potuto essere un inganno degli occhi, traditi dai movimenti improvvisi e frenetici di Boo.

      Più o meno nello stesso momento, Marie sentì qualcosa di freddo premerle sul petto. Fu una sensazione impressionante, come essere immersa in una piscina gelida, ma durò pochissimo tempo. Indietreggiò d'un passo, barcollando e rantolando. Il respiro le si congelò nei polmoni, ma riuscì rapidamente a riprendere fiato. Boo corse verso di lei, poi si precipitò lungo il corridoio e giù per le scale.

      Marie lo seguì e quando arrivò in fondo alle scale Boo aveva smesso di abbaiare. Il cane si era fermato a fissare l'atrio, in direzione del soggiorno. Lentamente, i suoi muscoli si distesero. Un guaito sommesso gli sfuggì dalla gola, non di tristezza o dolore, ma più che altro di confusione, o almeno così parve a Marie.

      Il cane avanzò di qualche passo verso l'ingresso, infine si rilassò del tutto. Guaì un po', tornò trotterellando da Marie, e le si strofinò contro la gamba. Lei si chinò per fargli delle coccole, lo sguardo fisso verso il corridoio.

      “Oh sì che sei un bravo ragazzo, Boo. Tutto a posto, bello?”

      Lui scodinzolò per rispondere che sì, stava bene. Ripercorsero insieme il corridoio, attraversarono a passo lento la cucina, e raggiunsero infine il soggiorno. Poi Marie si diresse nuovamente verso le scale, e alzò lo sguardo verso il piano di sopra.

      “Lo

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