Terre spettrali. Софи Лав

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Terre spettrali - Софи Лав страница 8

Terre spettrali - Софи Лав Un Casper a quattro zampe

Скачать книгу

Aveva una bellezza maestosa e un po' gotica: ora, da adulta, le fu facile capire perché fosse così scontato per i bambini del posto pensare che la villa fosse infestata dai fantasmi.

      L'oceano non era visibile, ma il tenue sbaffo pastello dell'orizzonte e il blu acceso del cielo sembravano prometterne la presenza sul retro della proprietà. Con le braccia leggermente tremanti, Marie svoltò nel vialetto d'accesso.

      Mentre dall'altro lato del parabrezza la casa si faceva sempre più grande, le affiorarono in mente altri ricordi. Si ricordò che dormiva nella stanza per gli ospiti al piano superiore, con la zia June che le rimboccava le coperte dopo averle letto una delle sue strambe favole della buonanotte. Si ricordava persino delle tende della camera, sottili e viola, che proiettavano su ogni oggetto della stanza una strana sfumatura vinaccia, quando filtrava la luce del sole.

      Si ricordò dell'enorme conchiglia nella toilette, collocata proprio sopra il gabinetto, e di come si mettesse ad ascoltare il ruggito del mare quando andava a fare le sue cose. Non riusciva a sentirlo molto bene, ma si ricordava che zia June le aveva detto che quando le conchiglie rimanevano troppo tempo lontane dall'oceano perdevano il loro legame con l'acqua e, per questo, non riuscivano più a ricordarsi il suono. Questa conchiglia in particolare, secondo sua zia, ogni tanto suonava “Blue Suede Shoes” di Elvis Presley, se si ascoltava attentamente.

      Parcheggiò davanti alla casa e restò a fissarla. Eccola là, l'ispirazione per il suo bed-and-breakfast immaginario, e il fulcro di tutti i suoi più bei ricordi d'infanzia. Fu sul punto di uscire e camminare fino al portico, ma pensò che forse era spingere le cose un po' troppo oltre. Ignorava quali fossero le regole da seguire in questi casi, quando si trattava di proprietà, banche e anziane eccentriche signore da poco defunte.

      Rimase seduta, ancorata in un sentimento tra gioia e tristezza. Tutto era come se lo ricordava. Era come se il tempo si fosse fermato da quando era stata lì l'ultima volta, una ventina d'anni prima. Aveva pensato di venire in visita quando aveva saputo che June era caduta e si era slogata una caviglia ma, giusto il tempo di organizzarsi, e quella era già guarita ed era partita per un viaggio a Stoccolma. Dopo questa visita mancata, l'unica volta che aveva visto la zia era stata due anni prima, quando June era venuta a trovarla a Providence, di passaggio durante un altro dei suoi viaggi. A parte queste occasioni, avevano soltanto parlato per telefono. C'erano state anche due goffe chiamate Skype in cui June aveva passato metà del tempo a frignare su quanto odiasse la tecnologia.

      Tutto era rimasto così uguale che si sorprese a esaminare il cortile alla ricerca di gatti mutanti somiglianti a scoiattoli.

      Non sapeva da quanto tempo fosse seduta lì. Fissò la casa, sentendo la sua influenza avvolgerla come un'ombra. Aveva qualcosa di vittoriano, con minuscole guglie e tetti conici. La facciata esterna era composta perlopiù di mattoni sbiaditi dal tempo, tra i quali crescevano ciuffi di muschio qua e là. Da così vicino, quell'effetto spettrale che impressionava così tanto i bambini del circondario svaniva. Da così vicino, anzi, la casa sembrava calda e invitante.

      Fu solo quando riavviò l'auto e fece retromarcia che si rese conto di quanto quella casa le fosse mancata.

      Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterci entrare di nuovo. Ma probabilmente, a meno di un miracolo, non sarebbe mai più successo. L'ultima volta che aveva parlato a June, le aveva accennato a come stesse cercando un'organizzazione di buona reputazione a cui donare la casa: forse un centro di riabilitazione, o magari una specie di pensione per animali dove le persone potevano portare i loro amici a quattro zampe quando avevano bisogno di partire per un lungo periodo.

      Fossero venute da chiunque altro, Marie avrebbe dubitato di quelle idee. Ma, trattandosi di zia June, entrambe le possibilità sembravano essere assolutamente verosimili. Durante quella conversazione, l'ultima approfondita che avevano avuto, June sembrava alquanto ossessionata dall'idea di lasciare la casa in buone mani.

      Quindi, a meno che i futuri proprietari, o, immaginava, il sovrintendente del patrimonio di zia June, le permettessero di entrare e dare una rapida sbirciatina di cinque minuti, era più che probabile che non avrebbe mai più messo piede in quella casa.

      Dopo aver raggiunto Crabapple Road, uscendo dal vialetto d'accesso Marie gettò un ultimo sguardo alla casa dietro di sé. La luce del sole si riflesse su una delle finestre della facciata anteriore del vecchio maniero e, per un attimo, sembrò che la casa le stesse facendo l'occhiolino, come se avesse un segreto che si rifiutava di svelare.

      Si chiedeva se la zia June si fosse lasciata alle spalle qualche segreto. Riservata com'era stata, la prospettiva era scoraggiante. Ma, con il funerale imminente, Marie non poteva fare a meno di pensare che magari avrebbe sentito uno di questi segreti dalle labbra di qualche sconosciuto… e questo avrebbe potuto alterare il suo ricordo di June.

***

      “Che diavolo avete da guardare?”

      Era così che iniziava l'ultimo messaggio di June Fortune al mondo.

      Fulminò con lo sguardo le circa quaranta persone che si erano riunite attorno alla televisione a schermo piatto nell'aula multifunzionale della chiesa della comunità locale. Lentamente, sul viso di June si disegnò un sorriso, che si irradiò verso tutti coloro che erano venuti a rendere omaggio alla sua vita.

      Ci furono diverse risatine soffocate. Poi le risate si fecero più nitide a mano a mano che June, nei venti minuti successivi, si prodigava a spiegare a tutti per quale motivo non dovessero piangere la sua dipartita ma, al contrario, celebrare la sua lunga vita. Disse che stava andando in un posto migliore (scherzando sul fatto che si sarebbe trovata benissimo a Montego Bay per trascorrerci l'eternità), e passò la maggior parte del tempo a fare battute su quanto lunga fosse stata la sua vita.

      Quando il video finì, ci furono lacrime e risa a riempire la stanza. Era davvero quello il modo migliore per commemorare la prozia June. La donna aveva lasciato il mondo alle sue condizioni, nella sua casa, e aveva pronunciato un addio degno di uno spettacolo comico.

      Marie non era estranea ai lutti. Suo padre era morto quando lei aveva vent'anni. Prima ancora, quando Marie era appena quattordicenne, sua madre era letteralmente svanita nel nulla. Marie aveva anche partecipato al funerale della nonna della sua migliore amica ai tempi delle superiori. Ma qualcosa del funerale della zia June e della veglia funebre sembrava surreale. Le persone come June sembravano non dover morire mai.

      Il ricevimento fu organizzato nel centro ricreativo della comunità locale, in una piccola sala che affacciava sull'oceano. Si radunarono tutti sul patio posteriore. Ci fu molto vino e moltissimi dolci. L'impianto stereo suonava musica swing degli anni '40 e '50. Marie provò a passare un momento gradevole, ma le improvvise interruzioni da parte di persone di cui si ricordava a malapena o che non conosceva affatto resero il tutto difficile. Non partecipò alle conversazioni, ma sorrideva e annuiva quando le sembrava appropriato.

      “Che pazza, June,” le disse un anziano signore con gli occhi lucidi. “Ma pazza in senso buono, capisci cosa intendo?”

      “Sinceramente, pensavo che non sarebbe mai morta,” aggiunse una robusta signora sulla cinquantina. “Era proprio una donna scoppiettante!”

      “A proposito di far scoppiare cose, sa che ha seriamente accarezzato l'idea di farsi cremare e di far esplodere le proprie ceneri con dei fuochi d'artificio?”

      “Vorrei dire che non ci credo, ma sembra proprio una delle cose che avrebbe fatto!”

      Marie fu felice di sentire le persone condividere storie su sua zia. Era chiaro invece che quasi nessuno sapeva chi fosse lei. Alcune persone, infatti, le si avvicinarono e le chiesero come conoscesse June. A quanto pareva, “era la mia prozia” non era una risposta così interessante, dato che non faceva avanzare granché la conversazione.

      Marie

Скачать книгу