Apologia della vita politica di F.-D. Guerrazzi. Francesco Domenico Guerrazzi

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Apologia della vita politica di F.-D. Guerrazzi - Francesco Domenico Guerrazzi

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Metodo adoperato dall'Accusa.

       Indice

      Con maraviglia pari al dolore io vidi praticato dal Decreto della Camera di Consiglio del 10 giugno 1850 un metodo apertamente nemico agli acquisti della civiltà, agli insegnamenti della scienza, e ai dettati di pubblicisti gravissimi. Mi confortarono a meglio sperare in giudici più esperti, ed io sperai; ma il Decreto della Camera delle Accuse del 7 gennaio 1851, per ammenda ai falli commessi, aggiunse dottrine ricavate dalle leggi imperiali, quando la tirannide, spenta la libertà, sospettò dei cenni, convertì in delitto i sospiri, e, credendo gittare eterne le fondamenta alla mala signoria, scavò la fossa alla virtù latina, e apparecchiò la strada al trionfo dei Barbari. Il Decreto cita autori del secolo di oro dei carnefici, che salutavano la tortura regina delle prove; allega voti di tempi per ispietata ira di parte maledetti nei quali (orribile a dirsi!) qui.... in Toscana furono visti cannibali usciti dallo Inferno lacerare umane carni, arrostirle, e divorarle!! Io per me ho fede che se i gentili Toscani hanno letto cotesto Decreto, devono essere corsi sbigottiti al lunario, per consultare se nel 1851 dalla nascita di Cristo noi fossimo, o in quale altro secolo ci trovassimo stornati.

      L'Atto di Accusa del 29 gennaio 1851 per ammenda ha raccolto le briciole cadute al Decreto del 7 gennaio, quando mi spartiva il pane dell'amarezza, e me le ha riposte sopra la mensa. Insomma, io vedo a prova, che questo solco quanto più si produce più si fa dolente. E poichè le mie parole, trattandosi di causa propria, non si concilierebbero autorità, e come dettate da passione, non da ragione, andrebbero screditate, così a me giovi mettere il metodo tenuto in cotesti documenti a confronto delle dottrine di tale uomo, che la Europa stima, ed è rigido cultore del governo costituzionale stretto.

      I Decreti e l'Atto di Accusa tessono una storia di fatti generali (quanto veri essi sieno ed esatti, qui non importa discorrere), e composta così la cornice v'incastrano dentro uomini diversi, anzi contrarii, e perfino sconosciuti fra loro, e opere disparate, independenti l'una dall'altra, e cospiranti a fini profondamente disuguali. Poi scendono a fatti speciali, senza però abbandonare i generali, imperciocchè i primi si dichiarino più culminanti, lasciandone incerti da cui ti debba guardare, da cui no. Così la Difesa procede incerta, non sapendo da quale parte pararsi; e mentre adopera le sue forze in un punto, corre pericolo di trovarsi assalita al fianco e alle spalle. Arti di duellista paiono coteste, non di giudice.

       Giudizio del Guizot sul metodo adoperato dall'Accusa.

       Indice

      «Questo sistema, scrive il Guizot,[3] fu adoperato nel 1678, e fino di allora venne meritamente aborrito, nella Inghilterra contro i cattolici dietro le denunzie di Tito Oates di cui parla a lungo lo storico Hume.» Hume poi discorrendo di cotesti tempi così racconta: «Proseguirono i processi ai pretesi colpevoli, e le Corti di Giustizia, luoghi che dovrebbero andare scevri da ingiustizia più che le stesse assemblee nazionali, si fecero conoscere elleno pure contaminate dalla rabbia dello spirito di parte, e da prevenzioni.»[4]

      «E sono accuse fabbricate sopra fatti generali quelle che comprendono ora lo stato di un paese, e il cumulo delle pubbliche disposizioni in certi tempi, e ora una serie determinata di casi che spaventarono il potere, o svelarono un pericolo urgente: qui si trattengono sul contegno e sui fini di un partito, altrove su la tendenza di tale o tale altra opinione, che conta maggiore o minore copia di amici e difensori. In Inghilterra sotto Carlo II erano fatti generali i partiti repubblicano e cattolico, la paura del popolo pel papismo del duca di York, gli sforzi della opposizione parlamentaria; in Francia sotto Enrico IV le diffidenze della Lega e del protestantismo, e lo agitarsi dei gesuiti.» Fatti generali sono da noi le cospirazioni manifeste o palesi del partito repubblicano per ridurre a forma repubblicana la massima parte della Europa, e tutta potendo; le mene bene altramente minacciose di sovvertire lo intero ordine sociale. «Non è giustizia (sempre il Guizot favella), ma persecuzione politica, quella che immagina una congiura indipendentemente da ciò che si referisce agli accusati, che prova con una moltitudine di fatti ai quali gl'imputati sono estranei del tutto, di cui non hanno cognizione, e in cui essi non si trovarono. Non è giustizia, ma politica persecuzione, la raccolta dei fatti fuori dell'accusa speciale intesa a costruirne uno edifizio capace di percuotere la immaginazione, e mostrare fra mezzo un dedalo di confusione e di oscurità il delitto sprovveduto di forme individuali e precise, e poi dire: ecco, il fatto è certo, congiura vi fu; adesso predico, che questi uomini se ne resero colpevoli. — Ecco come la tirannide (parla sempre il Guizot) adopera i fatti generali, quando non potendo trovare il delitto negli uomini va a cercarlo da ogni lato per metterveli dentro. — Questa pratica equivale al gettare lunga rete, e a strascinarla per largo tratto di mare pescando tutti i mezzi per nuocere. In questa guisa tutte le tristi passioni, tutte le vecchie diffidenze dei partiti, tutti i ciechi errori sono evocati, e diretti contro un punto solo. Ed è arte iniqua prendere uomini onorati, e di chiara fama, e metterli a canto di uomini perduti nella pubblica estimazione, quasi per fare riflettere sopra loro la luce sinistra che emana da questi ultimi. Pervertimento deplorabile, conciossiachè avvenga per lo appunto il contrario, che i buoni non iscemino di reputazione, e i cattivi al confronto dei buoni vengano ad acquistare una importanza, che non avrebbero mai posseduto, nè dovrebbero possedere.»

      Presago forse che i suoi precetti poco sarebbero attesi, e per avventura nemmeno letti, con più gravi parole insiste il pubblicista della Monarchia Costituzionale, «che fra tutte le pesti di cui la empia virtù contamina la giustizia quella dei fatti generali è la più pericolosa: per lei considerazioni vaghe vengono sostituite ai motivi legali; per lei la condizione dei prevenuti è snaturata così, che si trovano immersi dentro una atmosfera oscura e dubbia, indizio certo della invasione della politica sopra la giustizia, della presenza del dispotismo, e dello approssimarsi delle rivoluzioni. — Fra tutti i sentieri, per mezzo dei quali la giustizia entra nella via della iniquità, i fatti generali sono il più largo e il più fatale, però che esso si chiuda irrevocabilmente dietro a coloro che l'hanno passato.»

      Pellegrino Rossi dettando il suo Trattato del Diritto Penale ammaestra, che l'Accusa incolpando di tradimento i Ministri può fondarsi sopra fatti generali, a differenza dei privati, pei quali forza è che adduca fatti speciali. Ma, considerato quanto sia dura la condizione del Ministro in simile caso, aggiunge ch'egli ne trova compensamento nelle maggiori garanzie offertegli dalle forme dell'accusa e del giudizio, e dal tribunale eccezionale e politico dei Pari. Pei privati, il giudizio è più legale che politico; pei Ministri, più politico che legale.

      Ora, mercè i miei Giudici, non si concede il mio Tribunale naturale ch'è il Senato, e si costruisce l'accusa di fatti generali. Ministro sono pel modo della incolpazione; per quello del giudizio, privato. La offesa è politica, la difesa deve procedere dentro le angustie delle prove forensi. Lo Accusatore per sè usurpa la Tribuna dei Parlamenti, me poi costringe a rispondere dallo sgabello dei comuni imputati: per sè egli reclama le licenze della fantasia, me condanna al rigore dell'abbaco. No, questa non è giustizia: accusa politica mi apponeste, datemi ancora il mio Tribunale politico, — il Senato. —

       Esposizione dei fatti generali composta dall'Accusa.

       Indice

      I documenti dell'Accusa ben possono andare contenti

       Di questa digression, che a lor non tocca!...

      Onde non cadesse dubbio intorno al modo, ecco che il Decreto del 7 gennaio 1851 apertamente intitola la sua rete lunga strascinata per largo spazio di

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