Il fiume Bianco e i Dénka: Memorie. G. Beltrame

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Il fiume Bianco e i Dénka: Memorie - G. Beltrame

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       G. Beltrame

      Il fiume Bianco e i Dénka: Memorie

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066068899

       A' MIEI LETTORI

       I.

       II.

       III.

       IV.

       V.

       VI.

       VII.

       VIII. Bachìta la schiava.

       IX.

       X.

       XI.

       XII.

       INDICE-SOMMARIO

       Indice

      Io nol nego: fin dai vent'anni ho avuto la vocazione d'andarmene proprio in Africa; ed unico mio scopo era la conversione di quelle genti barbare e selvagge a religione e civiltà. Ma non posso negare altresì d'essere stato fin da giovinetto sempre vago del viaggiare, d'ogni cosa nuova, strana, lontana da ogni nostra abitudine. Passavo quindi molte ore del dì guardando avidamente la carta dell'Africa; rinfocolavo l'immaginazione colla lettura di molti viaggi di missionari e di altri viaggiatori; studiavo l'arabo giorno e notte; sognavo, facevo calcoli su calcoli, castelli su castelli.... e dirò anche che covavo il desiderio di scrivere un giorno qualche cosa che almeno non fosse stata mai scritta; e to' che in parte ci sono riuscito. La Società Geografica Italiana fece stampare la mia grammatica, che adesso si ristampa col dizionario relativo della lingua dei Dénka parlata da più di venti tribù dell'Africa Centrale; e quindi un saggio di grammatica e un brevissimo vocabolario della lingua degli Akkà. Venne pure alla luce il mio viaggio nel Sènnaar e nello Sciangàllah; e a questi lavori — per quanto ne sò io — non venne fatto mal viso. Ora, per cura del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, vengono pubblicate le mie memorie sul fiume Bianco e sulle tribù dénka, nella fausta occasione del Congresso Internazionale Geografico in Venezia.

      Nè voglio darmi a credere che molte cose non sieno state, o non sieno per essere giustamente censurate. Lo so che non è possibile scrivere un libro e mettersi così in relazione diretta con tante persone per bene senza che vi si trovino cose degne di nota. Ma questo posso dire ch'io cercai sempre la verità. I miei giudizi e i miei apprezzamenti possono essere erronei, ma sono sinceri.

      Spero quindi che anche questo povero mio lavoro non riuscirà discaro; e dico lo spero, perchè eziandio la lode delle persone, ammodo s'intende, è uno sprone per tutti, che fa sopportar con piacere il sacrificio e durar la fatica con tanto di cuore.

      Verona, 30 aprile 1881.

      G. Beltrame.

       Indice

      Il Provicario Apostolico dell'Africa Centrale Ignazio Knoblecher — Ultime sue parole in Koròsko ai Missionari veronesi — Le rive del fiume Bianco da Chartùm ai Scìluk — Le meraviglie di una foresta — Gli Arabi d'Abù-Zèt — I Baggàra-Selèm — Linguaggio mimico degli Arabi.

      Mi recai per la seconda volta in Africa sullo scorcio del 1857 coi missionari Francesco Oliboni, Angelo Melotto, Alessandro Dal Bosco, Daniele Comboni, e con un artigiano, Isidoro Zili.

      In Koròsko, piccolo e povero villaggio di Nubia fra il 22º e il 23º lat. N. sulla riva destra del Nilo, c'incontrammo col Provicario Apostolico Ignazio Knoblecher, il quale tornava in Europa per rimettersi in salute; ma invece moriva in Napoli nel mese, se non erro, di aprile dell'anno 1858.

      A questo imperterrito Missionario, a cui mi legano tante care memorie, era dovuta l'origine della Missione dell'Africa Centrale che allora contava dieci anni; e a lui principalmente s'addiceva il merito d'averla conservata e diffusa in mezzo a stenti, sofferenze, difficoltà e pericoli senza numero. Egli aveva lungamente lottato col terribile clima e sopportato con vera rassegnazione le febbri del Sudàn, a vincere le quali torna quasi sempre inutile il solfato e persino l'arseniato di chinina.

      Mi suonano ancora all'orecchio le parole che mi diceva avanti di benedirci tutti e di lasciarci l'ultimo saluto. — «Caro don Giovanni, vi raccomando la Missione Italiana, di cui voi sarete il Presidente. Ho già disposta ed ordinata ogni cosa perchè siate bene accolto coi vostri fratelli nella Stazione di Santa Croce sul fiume Bianco (6°, 40′ lat. N.). Colà starete per qualche tempo, esplorerete il paese, noterete i costumi degli abitanti, ne studierete la lingua, e sceglierete quindi la posizione che a voi sembrerà più opportuna per fondarvi la vostra Missione. Vedete però di andar molto cauto prima di conferire il Battesimo, specialmente agli adulti. — Non so se noi ci rivedremo ancora. — Io mi sento sfinito e temo di dover presto morire.... se mai, a rivederci in cielo.»

      Quattro volte percorsi in barca la via del fiume Bianco; due volte a ritroso della corrente, nella stagione secca, favorito dai venti del nord; e due volte a seconda, nella stagione delle piogge (charìf), allorquando spirano i venti del sud; e giunsi fin quasi al 4º grado di latitudine settentrionale.

      Partendo da Chartùm, nello scendere il fiume Azzurro, a sinistra del quale è posta la città, i barcaiuoli a forza di remi possono a stento tenere scostata la barca da quella riva, contro cui fortemente la spinge il vento di tramontana: ma girata appena l'estrema punta della penisola del Sènnaar, ecco ch'essi depongono i remi, spiegan la vela, e intonano un canto monotono al loro profeta, mentre la barca sotto la carezza poderosa del vento procede innanzi superba verso il mezzodì.

      Per

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