Il fiume Bianco e i Dénka: Memorie. G. Beltrame
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Читать онлайн книгу Il fiume Bianco e i Dénka: Memorie - G. Beltrame страница 4
4. L'azione di montare a cavallo, mettendo la mano destra a cavalcioni sulla mano sinistra.
5. L'azione di mozzare il capo, strisciando rapidamente il dosso della mano diritta su pel collo dal di dietro in avanti.
6. L'azione dello sferzare, scotendo dinanzi a sè la mano destra bene aperta.
7. L'azione del colpire con lancia o spada, imitando i movimenti che si fanno impugnando queste armi nell'atto che si cerca d'offendere il nemico.
8. L'azione del pagare in piastre d'argento, stropicciando coll'indice il pollice della mano diritta, percotendo nello stesso tempo leggermente coll'unghia di questo la palma della mano sinistra.
9. L'atto di vedere e quello di udire, mettendo l'indice dell'una o dell'altra mano immediatamente sotto dell'occhio, o verso il meato uditorio.
10. L'azione di prendere qualche cosa, allontanando un poco la mano destra aperta e chiudendola nel mentre la si riavvicina al proprio corpo.
11. L'atto di comprendere, portando l'indice sulla fronte o sulla tempia.
12. L'atto di consentire, toccando con la mano diritta la fronte, e inchinando nello stesso tempo un po' il capo.
13. L'atto di rifiutare, scotendo la testa e la mano destra lestamente.
14 L'interrogazione è generalmente indicata dallo sguardo e dall'immobilità delle mani.
15. Che c'è? qual novità? che cosa bramate? — Tutto ciò si traduce aprendo bene gli occhi, tenendo la bocca mezzo aperta, ed alzando fino al petto le due mani, le quali talvolta si fan tremolare come indizio di curiosità impaziente; e talvolta si agita anche la testa da diritta a sinistra.
16. La negazione, appoggiando verticalmente la mano al petto e battendoselo colle dita, come i martelletti batton le corde di un pianoforte.
17. Il disprezzo, alzando la testa e lisciando la barba con le unghie della mano diritta bene spiegata.
18. La stima, ponendosi la mano destra lentamente sopra la testa.
19. L'amicizia, accarezzando ripetutamente con la mano diritta l'indice della mano sinistra.
20. L'inimicizia, intrecciando e staccando a più riprese l'indice dell'una con quello dell'altra mano.
21. L'ossequio verso di alcuno, avvicinando le mani al cuore e agitandole alcun poco.
22. L'abbondanza, collocando orizzontalmente la palma della mano presso la bocca e soffiandovi sopra.
23. La miseria, pigliando coll'indice e il pollice l'estrema parte superiore del vestito e scotendolo mentre levasi e crollasi il capo. — Questo gesto esprime talora indifferenza.
24. Il difetto assoluto di denaro e di vitto, facendo scoppiettar l'unghia del pollice contro gli incisivi della mascella di sopra, con un movimento orizzontale della mano. Questo gesto propriamente significa: nulla; ma vuol dire ancora: non m'importa un bel niente; io non ne voglio sapere; e qualche volta indica disprezzo.
25. Il vigore e la bravura, movendo con forza dall'alto al basso la mano chiusa davanti al petto, avvertendo però di tenere il pollice aperto e ben teso.
26. La perfezione, agitando un po' la mano, tenendone la palma rivolta al cielo, e l'estremità dell'indice sul polpaccio del pollice.
27. La fine, il compimento d'un atto, battendo con la palma della mano destra sopra la mano sinistra chiusa sulla piegatura del pollice.
28. Si attesta la divinità, qualcuno de' propri antenati, sè stesso, scotendo la barba colle prime tre dita della mano, e alzando al cielo gli sguardi.
29. S'implora la pietà, il favore, l'intercessione di alcuno, avvicinando le mani alla barba della persona che si sollecita, e stringendo poi tosto una delle sue mani tra le proprie.
30. Alcune volte viene indicata la qualità del mussulmano, alzando le mani tese di qua e di là della faccia, e appuntando i pollici nella parte inferiore delle orecchie, come quando l'Arabo recita il tekbìr nella preghiera; o levando l'indice della mano diritta, cerimonia d'obbligo nella professione della fede mussulmana, accennando nello stesso tempo di sì o di no colla testa, secondo che l'individuo indicato è o non è vero mussulmano.
II.
Vendette — Guerre — Armi — Coraggio passivo e fierezza — Ostinazione degli Arabi — Il suicidio — Le montagne dei Dénka — Il Tarciàm.
I Baggàra, come tutti gli Arabi e i popoli barbari, non hanno tribunali per deliberare intorno alle pene dovute ai delinquenti; non hanno polizia per invigilare, prevedere ed evitare i delitti; non hanno prigioni per tenervi chiusi i rei o gli accusati e per far loro scontare la pena ch'essi han meritata; e quindi s'attengono alla legge del taglione, che è la legge della Bibbia, di Menu e del Corano. Occhio per occhio (aèn be aèn), orecchio per orecchio (uèden be uèden), sangue per sangue (ed-dàm b'ed-dàm); l'uccisore deve morire quand'egli non acqueti i parenti della sua vittima, cedendo loro una parte delle proprie sostanze.
All'insulto fatto ad un Arabo Baggàra o ad un suo ospite deve rispondere sovente un'intera famiglia, o tutta la tribù dell'offensore.
Il più leggiero pretesto dà origine tante volte a lotte le più lunghe e le più sanguinose fra tribù e tribù.
Io so di una carovana la quale recandosi dal Kordofàn al Dar-Fùr venne di notte tempo assalita, a poca distanza dalle frontiere, dagli arabi Baggàra i quali uccisero quindici uomini, senza darsi alcun pensiero di trafugarne le mercanzie.
Un Arabo, che conosceva appieno e raccontava minutamente le circostanze di questo incidente, asseriva che i Baggàra avevano compiuto così un atto di giustizia, una vendetta, tarda sì.... ma legittima.
Otto anni prima, alcuni mercanti, giallàba, che battevano questa medesima via, s'erano incontrati in pochi Baggàra, la cui marcia era sembrata loro sospetta, e ne uccisero due, mettendo gli altri in fuga. Ma da questo momento i Baggàra vendicati lasciaron libera la strada, che potè essere poi percorsa dalle carovane senza alcun timore.
Il beduino Sciànfara, come dice la tradizione, pretendeva il taglione per la morte violenta di suo padre. Egli aveva ucciso in diverse imboscate novant'otto de' suoi nemici. Finalmente, sorpreso da alcuni all'orlo di un pozzo, non seppe trovar modo allo scampo e dovette egli stesso perire, ma dopo d'averne ammazzato uno ancora con un colpo di pugno nel petto. Egli però aveva giurata la morte a cento, e il suo voto.... verrà esaudito. Il cadavere dell'Eroe fu sospeso ad un albero e non tardò a decomporsi; le sue ossa si disarticolarono; e un pastore della tribù nemica, passando per caso sotto quell'albero, premette col piede sulla punta di un osso e restò ferito. Nello stesso giorno gli si contrassero spasmodicamente i muscoli e dovette soccombere. Così il voto di Sciànfara, secondo la favola, ebbe il suo compimento.
Una delle cause, e forse la più attiva, delle lotte che di quando in quando intraprendono le tribù del deserto, è la sete ardente che tutti i popoli nomadi hanno del bottino. Guerra e bottino suonano presso loro la stessa cosa; essere vincitore vuol dire spartirsi la preda; vedere un Arabo tornare