Il fiume Bianco e i Dénka: Memorie. G. Beltrame
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Il fiume Bianco e i Dénka: Memorie - G. Beltrame страница 5
Havvi in ciascuna tribù una quantità di giovani poveri, i quali ambiscono di far mostra del loro coraggio e di procacciarsi in tal maniera la dote che essi debbono, volendo sposarsi, offerire al padre della fidanzata, dote che generalmente consiste in un certo numero di capre, di pecore, di cammelle o d'altro.
Per questi giovani la guerra è una buona fortuna; la loro suscettibilità quindi per il punto d'onore non conosce confini; il più leggiero pretesto dà origine spesso a lotte le più tremende. Raro è il caso che una tribù viva in pace per più di due anni senza che succeda alcuna infrazione delle leggi del deserto. I vecchi allora ne gioiscono, mentre s'incamminano senza inquietudine verso la tomba. Ma la gioventù?... La gioventù s'agita, si lamenta, si dispera per tanta disgrazia; finchè sorge qualcuno fra i principali personaggi della tribù, rinomato per bravura ed esperienza delle cose di guerra, il quale approfittando della speciale condizione in cui trovansi gli spiriti irrequieti della gioventù, la chiama a sè e le dichiara ch'egli è pronto a guidarla ovunque per derubare i vicini de' loro bestiami, per saccheggiare le carovane, per la tratta dei Negri.
Il Capo, in due o tre giorni, s'è formata una truppa di circa un migliaio d'uomini, e la campagna incomincia.
Da questo momento esploratori sono inviati qua e là per investigare di nascosto ogni cosa; e il Capo sa minutamente quanto succede di giorno in giorno, di ora in ora, nel deserto e presso le tribù vicine. — Viene egli a conoscere che gli uomini forti di una tribù sono partiti per la guerra o per la caccia? — Egli si mette in marcia, sorprende le loro mandre guardate da piccoli fanciulli, le rapisce e dispare in un istante. — È stata veduta una carovana nel deserto? — Egli dispone subito la sua gente a gruppi, e tutti se ne vanno silenziosi verso la carovana tenendo gli occhi sempre all'erta; e questi la precedono, quelli la fiancheggiano, altri la seguono a poca distanza, protetti dalle colline di sabbia che nascondono alla stessa il segreto dei loro passi. Il Capo frattanto e tutti i suoi bravi la spiano cautamente, contano le sue armi, ne studiano l'accampamento, osservano la maniera di allestire i cammelli; l'aspettano al varco, e allora, la sera o il mattino, quando mercanti, servi e cammellieri sono occupati a scaricare o a caricare le tende, le casse, il mobilio, la cucina, i viveri, le mercanzie, o nel momento che si prendono un po' di riposo, un po' di cibo, o appena desti dal sonno, gli Arabi, ad un cenno del loro Capo, si slanciano contro di loro, uccidono quanti si oppongono all'improvviso loro assalto e tutto portano via, non lasciando colà che un campo di morti.
Qualche anno prima del mio arrivo nel Sudàn, una grossa carovana, composta di 120 uomini e 200 cammelli, cadde vittima d'una insidiosa aggressione degli arabi Benì-Geràr. Un solo uomo, di nome Abd-El-Kàder, ebbe la sorte d'aver salva la vita e di poter dare esatti ragguagli del crudele e pietoso avvenimento.
La carovana, partita da Dòngola, era diretta a El-Obèid nel Kordofàn, ove trasportava merci provenienti dall'Europa e dall'Egitto, e datteri di Nubia. Essa si trovava vicina al pozzo Bir-Uày, ove si sarebbe accampata; quando 600 Arabi dei Benì-Geràr, montati sopra 300 cammelli e guidati da un Capo de' più arditi, passarono un po' a sud del pozzo allo scopo di sorprendere e derubare i Kubabìsc del numeroso loro gregge che intorno a quei luoghi da qualche giorno pascolava. I pastori però ch'erano alla custodia di quel bestiame non appena ebbero qualche sentore dell'avvicinarsi dei Benì-Geràr, lasciarono quel posto e s'avviarono verso il pozzo di Elài, che dista da Bir-Uày un giorno e mezzo circa di cammino. E quando i Benì-Geràr s'accorsero della ritirata dei Kubabìsc, due esploratori annunziarono al loro Capo la venuta della carovana al pozzo Bir-Uày. Quindi il Capo adunò la sua gente per chiedere se fosse miglior partito quello di dar tosto l'assalto alla carovana, o l'altro di seguir prima le orme dei Kubabìsc e impadronirsi dei loro bestiami. E tutti furono d'avviso di mover tosto verso il pozzo di Elài, imperciocchè la carovana per tre giorni almeno sarebbe rimasta al pozzo Bir-Uày per ristorarsi delle fatiche del viaggio e per dar riposo e nutrimento ai cammelli.
Partíron subito, e dopo alquante ore di buon trotto giunsero in Elài, ove il gregge dei Kubabìsc non era custodito che da qualche vecchio e da alcuni giovinetti, i quali, come videro i Benì-Geràr, si diedero alla fuga. I Benì-Geràr s'impadronirono di tutto il bestiame e lo incalzarono verso Bir-Uày, ove arrivarono dopo due giorni. Colà si misero in agguato, presso la carovana, dietro a due lunghe colline di sabbia aspettando il momento opportuno per assalirla.
I mercanti frattanto coi loro servi vivevano sicuri, tranquilli, allegri almanaccando intorno ai guadagni che speravano ricavare dal traffico delle loro mercanzie.
La vigilia del giorno fissato per la partenza, colui che soleva dirigere la carovana diè l'ordine di riunire i cammelli ch'erano sparsi qua e là, lasciati liberi di pascere gli arbusti spinosi della vallata. Tutti furono rinvenuti ad eccezione di un solo, che apparteneva a un mercante, il quale non poteva darsi pace d'averlo perduto; e vedendo appressarsi la notte, comandò a un suo schiavo di ricercarne le tracce e di seguitarle finchè l'avesse trovato. Lo schiavo, riconosciute le pedate, rinvenne il cammello del mercante, ma presso i Benì Geràr, i quali, come del cammello, divennero padroni anche dello schiavo.
Frattanto il mercante, passate alcune ore, vedendo che oltre il cammello anche il servo era scomparso, voleva egli stesso mettersi in cerca dell'uno e dell'altro; ma il suo amico Abd-El-Kàder: no, disse, è notte, e temo che tu smarrisca la via; andrò io, che sono un po' più pratico del deserto.
Abd-El-Kàder aspettò che tutti si fossero ritirati nelle loro tende; si ravvolse in una cappa bianca, e con un triste presentimento nell'anima si diresse pian piano a quella parte verso la quale s'era incamminato lo schiavo. — In tutto l'accampamento regnava un silenzio profondo. — Dopo circa un quarto d'ora, salì sopra una collina di sabbia, discese, traversò una stretta valle, ove qua e là vedeva qualche macchia nera. — Erano cammelli accosciati. — Ebbe allora per un momento la tentazione di rinunziare all'impresa di procedere più innanzi; cominciò a sospettare d'un'imboscata, e temeva d'essere sorpreso da qualcheduno dei nemici. Ma la curiosità vinse la paura e tirò avanti in punta di piedi, finchè trovossi sur una seconda collina e vide a un tratto brillare davanti a' suoi occhi i fuochi accesi dei Benì-Geràr. — L'oscurità della notte lo proteggeva; egli potè arrestarsi un istante; contò press'a poco i fuochi e gli uomini; si stese in terra, e tese l'orecchio; udì confusamente qualche discorso che gli parve si riferisse alla sua carovana; e tutto commosso di ciò che aveva veduto ed udito tornò frettoloso e tremante all'accampamento de' suoi.
Tutti erano quieti nelle loro tende; solamente l'amico l'attendeva con qualche buona notizia; ma quando intese ciò ch'eragli avvenuto: ci siamo, sclamò; ora convien pensare a salvarci.
Furono tosto chiamati a consiglio i mercanti, i servi e i cammellieri, ai quali Abd-El-Kàder raccontò ogni cosa e gli invitò a una pronta deliberazione.
Ecco i due quesiti proposti: «dovrem noi partire stanotte?... o sul far dell'alba?...
Meglio sarebbe stato, secondo il parer mio, appigliarsi al primo partito. I mercanti però risolsero di differire la partenza allo spuntar del giorno, poichè nella notte, com'essi dicevano, il grugnito de' cammelli avrebbe svegliato i nemici, i quali sarebbero accorsi per impedire che fossero caricati. — Ma il grugnito de' cammelli, io dico, gli avrebbe pure svegliati all'alba, quando fossero stati addormentati. — Meglio era partire la notte, perchè allora i Benì-Geràr dormivano senza dubbio; avrebbero dovuto quindi svegliarsi, accordarsi, riunire i loro cammelli; la qual cosa richiedeva tempo e presentava maggiori difficoltà fra le tenebre della notte. Oltre a che la carovana, se fosse riuscita a partire prima d'essere assalita, poteva mutar direzione nel suo cammino