Della scienza militare. Blanch Luigi
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Da questo adunque possiamo inferire che gli uomini degli eserciti vetusti erano superiori agli uomini degli eserciti moderni, benché questi, a dir vero, migliorino a misura che negli Stati si adotta la massima che il servizio militare è un dovere di tutti temporaneamente.
Non diremo lo stesso delle armi, mentre le scienze naturali ed esatte erano nell'infanzia anche nelle colte nazioni dell'antichitá, e le opere stesse di Aristotele e di Plinio dimostrano insieme e la superioritá degli uomini e lo stato poco soddisfacente delle scienze naturali. Epperò i moderni hanno una indeterminata superioritá a questo riguardo; ma bisogna osservare che non è solo alla scoperta della polvere che si dee attribuire tal differenza, ché essa poteva farsi anche nell'antichitá, ma questa scoperta stessa non ha dato tutti i suoi risultamenti se non quando il progresso di tutte le scienze esatte e naturali l'ha secondata nel suo crescere e nel suo perfezionarsi. In effetti ci sono popoli selvaggi e popoli barbari che conoscono e si servono dell'armi da fuoco, ma non perciò posseggono la scienza militare. E se fosse vero che i chinesi, come alcuni pretendono, avessero preceduto gli europei nella scoperta della polvere, ne risulterebbe una pruova piú chiara di quanto asserimmo.
Gli ordini come dipendenti dalle armi hanno dovuto risentirsi, siccome facemmo osservare, dello stato delle scienze che loro servono di base. Ma gli antichi possedevano le scienze esatte ch'erano necessarie per servire di princípi alla tattica, ed in effetto ingegnosi e matematicamente ragionati erano tutti i movimenti della falange e della legione. Tutto ciò però che dipendeva dalle scienze geodetiche, geografiche ed astronomiche non avea base larga; per cui la parte trascendente della guerra presso gli antichi era piú nell'istinto degli uomini grandi che nello stato della scienza.
Tale a noi sembra il potere che ha avuto lo stato delle scienze sui militari ordinamenti degli antichi. Ci resta ora a considerare fino a qual punto sí fatto stato dell'arte militare abbia influito sulle fasi dell'istoria dell'antichitá e sulla sorte dell'umana specie.
Noi abbiamo indicato nel precedente discorso l'influenza che esercitò la resistenza della Grecia alla Persia, coronato dal buon successo nella guerra contro i medi a pro della civiltá della specie umana. Nessuno disconviene dell'immensa spinta che diedero allo spirito umano le conquiste di Alessandro, la conoscenza dell'Oriente, la formazione di un impero greco in Egitto e la fondazione di Alessandria; cittá che non solo serví al commercio delle derrate, ma a quello delle dottrine, ed ove conservò lo spirito umano un asilo per esercitarsi nella doppia decadenza letteraria della Grecia e di Roma. E questi grandi risultamenti nessuno negherá esser dovuti agli ordini greci, i quali guidati da mente sublime prevalsero sull'ignoranza militare dell'Oriente.
Le conquiste de' romani costituiscono l'importanza e l'unitá dell'istoria di quel tempo e hanno preparato piú di ogni altra cosa l'avvenire d'Europa. Perciò l'illustre Bossuet nel suo magnifico Discorso sulla storia universale ha considerata la vasta dominazione romana e la sua caduta come il grande strumento di cui la provvidenza usò per propagare il cristianesimo; alti risultamenti che si legano allo stato della scienza presso i romani ne' periodi diversi della loro politica esistenza. Tali conquiste sarebbero state certamente impossibili se ne' popoli che i romani attaccavano fosse fiorita la scienza militare. Ma fino a che punto la correlazione tra le scienze e la guerra si conservò nella decadenza dell'impero quando fu aperto il varco alle barbare dominazioni?
Uomini eminenti nelle scienze morali hanno manifestata la loro opinione intorno al circolo inevitabile che le nazioni percorrono, discendendo di bel nuovo dopo di essersi elevate all'apice della civiltá. Il nostro altissimo Vico ne ha fatto un sistema intiero ch'è rifermato da molti. Ma si domanda se i romani avevano attinto l'ultimo grado di civiltá, posto che nello Stato una ferrea schiavitú imbarbariva la maggior parte della popolazione e le classi alte erano ammollite, le medie avvilite; posto che in esso la religione non avea nulla di spirituale e si riconoscevano negli dèi piú vizi che non in qualunque uomo ordinario; posto che infine le scienze esatte e naturali erano nell'infanzia. Ivi gli spettacoli atroci ed altri particolari caratteri dimostrano una societá che conserva un gran fondo di barbarie e che non è compiutamente incivilita; per cui può dirsi che la decadenza dell'impero procedeva da ciò che gli mancava di civiltá anziché da eccesso della medesima. L'applicazione di questo principio allo stato dell'arte militare ne dará una pruova e servirá di risposta alla quistione ultima che ci siam proposta.
La degradazione degli uomini togliendo alla milizia romana quella superioritá di composizione che noi facemmo osservare, portò un colpo mortale alla milizia, poiché solo espediente dell'impero contro i barbari fu il sistema di reclutare tra questi; il che compiutamente dimostra la deteriorazione degli uomini d'arme. Si comprende egualmente come questa introduzione de' barbari qual nuovo elemento della forza militare avesse dovuto produrre il doppio effetto d'insegnare ad essi alcunché della tattica romana e d'involgere questa nelle costumanze barbariche; doppio effetto che tornava a favore del barbaro i cui metodi progredivano, ed a danno dei romani che deterioravano i loro. Le armi romane furono alterate dal loro buon lato, ch'era la parte difensiva, giacché davano maggior confidenza al soldato; la mollezza le fece cadere in disuso, ed barbari ebbero un ostacolo di meno.
Gli ordini si risentirono della decadenza degli uomini e del cambiamento nelle armi: essi furono meno solidi e meno mobili, furono alterati in tutte le loro proporzioni dalla diffidenza che avevano gl'imperatori d'Oriente, dalla forza ed unitá dell'antica legione la quale tanto aveva influito nel governo.
Ecco a nostro credere dimostrato che la superioritá degli antichi essendo stata interamente negli uomini, la sola degenerazione di costoro alterò tutti gli elementi del sistema militare e produsse il grande avvenimento della dominazione de' barbari. Se al contrario le scienze fossero state nell'impero ciò che sono tra le nazioni incivilite d'oggidí, l'arte militare si sarebbe mantenuta al loro livello ed i barbari non avrebbero potuto osare l'invasione, siccome oggi non l'osano e per le cause medesime. Basta vedere come il fuoco greco contribuisse sí lungamente alla conservazione dell'impero d'Oriente malgrado la corruzione e l'abbietta esistenza di questo, per comprendere che se l'impero romano fosse stato veramente incivilito e se questa civiltá avesse potuto reagire sulle sue forze conservatrici, avrebbe esso data alla storia un altro colore ed all'umanitá altri destini.
Nella stessa guisa e col metodo stesso ci faremo a svolgere lo stato dell'arte militare nel medio evo, per continuare sotto questo rapporto la comparazione de' moderni con gli antichi e renderla cosí piú compiuta. Nel quale imperfetto lavoro ci dá coraggio il vivo interesse che nell'animo nostro si sveglia allo scorgere nella serie degli avvenimenti quanto potere abbia avuto su di essi un'arte che a prima vista pare speciale, un'arte che ci sta molto a cuore e che vorremmo vedere presso di tutti considerata come scienza conservatrice e come parte dell'economia sociale.
DISCORSO III
Della scienza della guerra nel medio evo e delle sue relazioni con le altre scienze e con lo stato sociale.
Il medio evo, considerato come un'èra di distruzione e di rinnovazione, è una delle epoche piú importanti dell'istoria dell'umanitá.
In effetto quale spettacolo piú atto a risvegliar la meditazione che la distruzione successiva dell'antico mondo? La quale vedesi compiere per lo spazio di piú secoli nelle leggi del pari che nei costumi, sí nelle istituzioni come nelle credenze, tanto nelle idee quanto nelle passioni; e scorgiamo poi questi elementi scomposti dell'antico ordine fondersi coi nuovi e preparare un sistema di progressiva civiltá che fa l'orgoglio della presente Europa e ch'è la piú bella pagina degli annali della specie umana.
Un punto di veduta sí elevato sfuggí alla sagacitá dei filosofi del secolo scorso, i quali