Della scienza militare. Blanch Luigi
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Della scienza militare - Blanch Luigi страница 12

In Ispagna si lottava tra gl'indigeni ed i saraceni, e tale stato di guerra permanente manteneva la necessitá di riunire masse numerose per aggredire o difendere. Perciò non dovea mancare alcuna pratica d'ordini militari; ma la poca conoscenza che abbiamo degli scrittori arabi e la poetica esagerazione degli autori spagnuoli ne' loro racconti non ci ha lasciato di che formarci un'idea del metodo di guerra allora usato. Vi si osserva però che le qualitá individuali costituivano l'eroe, il quale dovea la vittoria non alle sue disposizioni, ma al proprio valore, alle proprie armi, al terrore che metteva il solo suo nome ne' nemici ed alla fiducia che ispirava ne' suoi. Il gran Cid del pari che gli altri eroi contemporanei appalesano questo carattere, e i loro piú caldi panegiristi non notano mai tratto alcuno della loro intelligenza, ma sí bene della loro ferrea volontá.
Nel basso impero si osserva l'istesso sistema che nel periodo antecedente, ma sempre in decadenza, secondo che piú si discostava dalla sua origine e che le forze dell'impero diminuivano con essere ristrette nei loro limiti materiali.
Negli arabi alcun cambiamento positivo non vi era e conservavano tuttavia sui greci i vantaggi che enunciammo.
Le imprese dei normanni eran dovute piú particolarmente alla loro abilitá per mare, tutta di abitudine, di coraggio e di pratica, e per terra a quella superioritá che dovevano avere siccome barbari non ammolliti né sformati dalla conquista e combattenti con nemici sparsi, in vaste terre che occupavano fra popolazioni avverse sí, ma avvilite, le quali non potevano resistere ai nuovi invasori perché non avevan resistito ai primi. E ciò spiega gli straordinari successi dei normanni, che non possono essere attribuiti a nessuna superioritá militare scientificamente considerata.
Resta ad osservare che cosa fosse lo stato dell'arte militare nelle repubbliche italiane, le quali ordinate sotto altra forma avevano resistito a Federico Barbarossa, avevano difeso Milano e Crema con ostinazione e trionfato a Legnano in aperta campagna.
La lega lombarda fu la prima che in quell'epoca presentasse lo spettacolo di una milizia comunale ragunata dal popolo senza distinzione di classi: metodo ch'era il risultamento del suo stato sociale e politico e degl'interessi delle comunitá estese con la lega, la quale offre il simbolo dell'unitá federale e la sua pratica applicazione nell'esercito collegato che pugnò a Legnano. Questa prima riunione di italiani dopo l'invasione de' barbari ci fa ricercare con ansietá che cosa fossero le loro armi e i loro ordini, giacché abbiamo veduto come gli uomini si scegliessero. Gli storici contemporanei dicono che un elmo, uno scudo, con braccialetti e cosciali, erano le armi difensive delle milizie delle cittá lombarde, e le armi offensive una spada larga e tagliente. Solo qualche corpo di alabardieri e di arcieri erano eccezioni e non regola. Quest'armamento non comportava nessun ordine tattico da piegarsi ad ogni variazione della guerra, ma tutta affidava la riuscita al valore individuale, il quale aveva una direzione nel dover difendere il carroccio, che era il mistico e sacro simbolo della vittoria e della patria. Gli eserciti di Federico, al dire degli storici, non differivano dagli eserciti italiani, tanto piú che si osserva che le genti d'arme tedesche non erano né numerose né perfezionate ne' loro metodi come lo furono dipoi. Ed infatti da un illustre storico di quel tempo è attribuito a questo perfezionamento delle genti di arme alemanne la superioritá ch'ebbero sugli abitanti delle cittá italiane; il che con altre cagioni produsse la successiva conquista degli italiani o per gli stranieri o pei condottieri, e divennero perciò alcuni di essi signori del luogo, come lo Sforza di Milano.
Le crociate considerate come imprese comuni dell'Europa, mosse da un principio e tendenti ad uno scopo comune, fanno presentire al tempo stesso che il potere sociale si concentrava nelle nazioni, che delle relazioni si stabilivano tra esse e che in conseguenza masse numerose dovevano essere guidate in lontane regioni per compiere l'oggetto che avevasi in mira. Una volta ciò fermato, è importante ricercare se i metodi di guerra si elevarono all'altezza del loro fine, cosí diverso da quello delle piccole guerre locali. Pur nondimeno non vediamo dagli storici contemporanei nessun perfezionamento positivo negli uomini, negli ordini e nelle armi di quegli eserciti. I primi furono scelti non dall'interesse solo dei dominatori feudali, ma dalle pie disposizioni delle classi tutte della societá, in quel tempo comuni a tutti. Ma ciò non impedí che la forza non restasse nella cavalleria, composta dai potenti e dai loro vassalli, la quale conservò le sue armi, e che i drappelli non fossero formati in una scala piú vasta, non secondo un principio razionale, ma della importanza de' capi e delle nazioni; e si vedeva sempre il federalismo feudale predominare in questi eserciti male accozzati.
La fanteria, se tale può chiamarsi una riunione di uomini privi di fortuna e di sostegno, era una massa informe senza regolaritá nelle sue armi né nei suoi ordini, che poca parte aveva nella guerra di campagna e negli assedi e che serviva piú alle fatiche che agli scontri.
La curiositá di sapere il modo come si movevano e sopratutto come vivevano le schiere persiane nella guerra dei medi si rinnova a questo periodo, ma s'ignora egualmente per quali metodi vi si giugnesse. Del resto può concludersi dalle perdite immense che soffrirono i crociati e dall'esame delle loro vittorie e delle loro sconfitte che quelle prime erano dovute all'individuale valore, alla destrezza personale ed all'entusiasmo, e le altre all'ignoranza dei princípi della guerra, alla mancanza di metodo e di disciplina. In effetto tutti gli eroi delle crociate sono celebri per il loro valore, per la loro pietá, e non per la loro intelligenza militare. Goffredo, Riccardo e san Luigi ci mostrano un carattere diverso, ma non sono mai considerati come capitani esperimentati; e ciò ch'è piú da riflettersi si è che all'ultime crociate, cioè quelle di san Luigi, gli errori sono gli stessi che per lo innanzi, e nessun progresso si ottiene per due secoli di guerra e di esperienza, e l'istessa ignoranza di geografia, di topografia e di tattica si scorge nella quinta del pari che nella prima crociata[2]. La guerra di assedio si faceva con le macchine antiche e vi si aggiungeva il sacrifizio della fanteria che poco si stimava. I loro avversari parevano piú nell'arte istruiti, ma può dirsi che non mai lotta piú lunga abbia meno perfezionato direttamente la scienza e la ragione, e che il poter che le crociate ebbero sulla civiltá europea fosse quasi in germe e non operasse che lentamente, ond'è che la guerra andò del pari col resto dello scibile umano. Volendo ricercare l'effetto piú reale che produssero le spedizioni dell'Oriente, pare che sia quello di aver abituata l'Europa alle riunioni di grandi masse, come si vede a Bovines, battaglia dalla quale si scorge che le comuni giá avevano un essere, giacché fornivano un contingente; ma l'uso di esso era di formarsi in ordine circolare e servir di baluardo alle nobili genti d'arme, che ne uscivano per combattere e vi si rifuggivano per riposarsi ed essere in sicuro. Quest'uso di una soldatesca prova secondo noi lo stato della societá, le relazioni tra le classi diverse e la stima in che queste eran tenute, meglio che nol facciano molte dissertazioni. Le guerre degl'inglesi in Francia, le battaglie famose di Creci ed Azincourt dimostrano