Della scienza militare. Blanch Luigi
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Or se ne' popoli dell'antichitá le differenze erano molto maggiori delle somiglianze nel complesso della loro esistenza, per logica deduzione ciò doveva dare le stesse conseguenze riguardo alla coltura ed allo scibile. L'applicazione di questo principio al nostro scopo ci rende certi che l'arte militare appresso gli antichi aveva un carattere proprio e locale che la faceva rassomigliare ad una letteratura anzi che ad una scienza, giacché quella è sempre l'espressione della societá nella quale fiorisce, e questa veste sempre il carattere dell'universalitá.
Ed ecco pertanto la piú evidente diversitá tra l'arte militare degli antichi e quella de' moderni: che l'una è locale, l'altra generale, perché tra i primi le differenze sono maggiori delle somiglianze e nei secondi le somiglianze sono molto piú delle differenze. Infatti la dominazione romana, il cristianesimo, il sistema feudale, la letteratura classica hanno stabilito fra' moderni popoli quella specie di comunione, quella somiglianza, diciam cosí, di fisonomia che non poteva, come notammo, esser mai tra i loro predecessori. E però l'arte militare nella novella Europa ha preso quel carattere scientifico ed universale che non si ebbe mai appresso gli antichi. Per giugnere a questa veritá, ricordevoli del metodo da noi adottato nel precedente discorso, dimostreremo come gli uomini, le armi e gli ordini antichi, comparati co' nostri, indicano nel tempo stesso non meno le differenze dello stato dell'arte militare presso i popoli dell'antichitá che quelle delle arti e delle scienze tutte. E però si consideri:
1. La facilitá che essi avevano di muovere i loro eserciti formati in ordine profondo grazie al limitato materiale di cui usavano, perché le loro armi non domandavano una consumazione perenne di munizioni da guerra.
2. La parte secondaria che la cavalleria e le macchine di guerra tenevano ne' loro eserciti.
3. La facilitá di governare masse limitate nel numero e nei bisogni in virtú della scelta degli uomini e dell'educazione che ricevevano.
4. La poca importanza delle nozioni topografiche e geografiche, la quale risulta dalle antecedenti circostanze che erano proprie del sistema guerriero dell'antichitá, ond'è che il lavoro della penna e lo studio, cosí importanti pei moderni, erano quasi di niun valore per gli antichi; diversitá, secondo noi, la piú notabile, perché ben applicata può servir di misura al merito de' gran capitani delle varie etá e giovare ad assegnar loro quel posto che meritano nella opinione dei posteri.
Ma qui crediam necessario prevedere qualche obbiezione che alla terza di queste proposizioni potrebbe farsi. Forse ci si dirá che il numero limitato è tutto al piú applicabile solo a' greci ed a' romani ne' loro tempi gloriosi, ma non mai a' popoli orientali o a' barbari nomadi cosí dell'Europa come dell'Asia e dell'Africa.
A ciò rispondiamo che sebbene il padre della storia ci dia convincenti pruove della massa quantunque esagerata pur sempre numerosa dei persiani e di altri popoli dell'Oriente, nondimeno facciamo osservare che noi ignoriamo come sussistevano queste informi aggregazioni di uomini e come si amministravano, che poco sappiamo anche come combattevano, e che dalla sola rassegna dell'esercito persiano deduciamo che non vi era né scelta negli uomini né uniformitá nelle armi né in conseguenza negli ordini. Ma conosciamo per altro che metodi imperfetti servivano a muovere masse enormi, le quali operavano col loro peso e non mai con la loro intelligenza, e che l'arte mancava di regole certe e non poteva essersi elevata all'altezza di scienza. Il primo carattere, del pari che il piú gran risultamento di essa, consiste non solo nel far vincere, ma nell'avere negli ordini di che riparare ai rovesci. Imperciocché come osserva col suo alto senno il Segretario fiorentino, non ci è scienza guerresca ove non ci è un sistema di spiegare le proprie forze a proposito o con misura perché le speranze rinascano di continuo; speranze che non ingannano finché quell'ordine sussiste, laddove il valore individuale privo di direzione e di speranze perde il suo primo vigoroso impulso. E cosí quel grande ingegno nota e spiega la salda intrepidezza delle legioni anche ne' loro giorni sinistri e lo scoraggimento dei Galli dopo il primo loro assalto non riuscito[1].
L'osservazione del Machiavelli è applicabile cosí a' popoli nomadi d'Oriente che alle nazioni celtiche ed alle orde scitiche. Senonché queste avevano sui primi il vantaggio di uomini meglio preparati alla guerra pel loro stato sociale, di un armamento piú uniforme e piú compito, e se non di ordini militari positivi, almeno di quelle abitudini che ne tengono luogo e che ne producono i risultamenti. Crediamo cosí aver risposto all'obbiezione che poteva farcisi e dichiarato perché ci limiteremo a comparar coi moderni i soli popoli inciviliti dell'antichitá, giacché questi soli avevano fatto della guerra una scienza.
La piú ristretta cognizione dell'istoria antica è sufficiente a far conoscere che i greci ed i romani, benché forniti di ordinanze ed armi diverse, avevano di comune la profonditá dell'ordine piú o meno flessibile nel movimento delle sue frazioni. È chiaro come simile ordinanza non solo agevoli i movimenti, ma renda il capitano padrone di masse disposte in un ordine mobile e concentrate sui circoscritti spazi; vantaggi tutti di cui sono privi i moderni per la natura delle armi da fuoco, che portano la distruzione sulle masse disposte in ordine profondo, dove con lo spiegamento di esse la mobilitá è diminuita e la difficoltá del comando si complica per lo spazio occupato e pel bisogno di avere due ordini diversi, l'uno per attaccare, l'altro per difendersi. L'uso quasi esclusivo delle armi da fuoco rendendo le macchine moltiplicate e frequente il rinnovamento delle munizioni da guerra, ha fatto crescere le difficoltá delle operazioni tutte, dalle marcie e dall'ordine primitivo di battaglia fino alle operazioni strategiche le piú trascendenti. Le macchine antiche, importanti negli assedi, erano di quasi nessuna importanza nelle battaglie. Al che aggiugni la ristretta azione della cavalleria, la quale essendo disposta in ordine profondo e non operando mai contro la infanteria nemica se non quando i suoi ordini erano sciolti, si limitava a combattere solo la cavalleria. Al contrario oggidí la cavalleria combatte co' fanti, particolarmente se è secondata da un'agile artiglieria. La quale inferioritá delle antiche armi ausiliarie produceva come principale effetto la superioritá della difesa all'attacco.
Gli antichi eserciti si componevano di soldati scelti tra uomini giá educati a un tale scopo ed erano perciò facilmente governati. Né le cognizioni geografiche o l'importanza del tempo erano per un capitano dell'antichitá se non secondarie, il che succede appunto tutto all'opposto per un capitano de' moderni tempi. Quegli ridotto ad operare con una ordinanza forte da per sé ed appoggiandosi ad essa, aveva tutto sotto gli occhi, ed a renderlo grande bastava il merito tattico; laddove questi dev'essere strategico, vale a dire dee saper dirigere e muovere le sue truppe su terreni che non vede. Quindi il primo va giudicato dalle sue azioni, il secondo dalla sua corrispondenza; dappoiché l'uno poteva riparare gli errori de' suoi collaboratori, essendo ciò in sua balía, l'altro non giá, perché fuori del suo potere. Ci resta ora a determinare come lo stato della societá tra gli antichi e delle scienze economiche, politiche e morali, esatte e naturali si palesi nelle loro composizioni, nelle armi e negli ordini da essi adottati; ci rimane a stabilire fino a che punto i loro militari ordinamenti hanno avuto potere sopra gli avvenimenti istorici. Le quali quistioni serviranno di conclusione, perché dimostrano la nostra primitiva asserzione, la quale andremo successivamente svolgendo negli altri nostri discorsi cosí pel medio evo come pe' secoli seguenti.
Esaminando le societá incivilite dell'antichitá, troviamo nella loro filosofia e legislazione la pruova compiuta del grado eminente cui erano pervenute le scienze morali, le quali tanto contribuivano a formare gli uomini e dirigerli ad uno scopo di sociale utilitá. Ecco perché gli uomini che componevano le falangi e le legioni avevano indubitatamente una gran superioritá sopra quella moltitudine di che si compongon gli eserciti delle moderne nazioni. Perciò tutto quello che riguarda la disciplina e la forza morale degli eserciti greci e romani eccita non solo la nostra ammirazione, ma sovente ci sembra un fenomeno inesplicabile, se pure non si vuole ammettere una degradazione nella specie umana. Or quest'alta disciplina non era solo fondata su metodi meccanici, buoni senza dubbio ed indispensabili, ma essa risultava altresí dall'azione sull'intelligenza e la volontá umana, richiedendosi dal soldato antico non la limitata cooperazione che l'ubbidienza inspira, ma quella piú elevata, piú compiuta, piú