La vita militare: bozzetti. Edmondo De Amicis
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Читать онлайн книгу La vita militare: bozzetti - Edmondo De Amicis страница 14
Il prigioniero era caduto ai piedi dell'uffiziale.
—Bravo! Sicuro! Giustissimo!—esclamò con voce commossa la gente che era sulla soglia, e a poco a poco entrò nella stanza.
—Alzati!—ripetè l'uffiziale. Quegli si alzò.—Scusi, signor tenente—disse uno della folla facendosi innanzi e ponendosi una mano sul petto;—quest'uomo deve domandar perdono al soldato che ha ferito.—Tutti approvarono.
L'uffiziale interrogò collo sguardo il soldato; questi scrollò una spalla. La gente insistè; l'uffiziale e il soldato dissero un'altra volta di no. La folla, più vivamente commossa dalla generosità di entrambi, ripetè con molto calore le sue istanze. Allora il prigioniero si prostrò spontaneamente ai piedi del soldato. Metteva pietà: era tutto stravolto e tremante; ansava forte colla faccia nascosta nelle mani e tentava e non poteva profferire quella parola, che più che dal volere degli astanti, gli era forse imposta dal cuore. Il soldato lo guardò un istante in aria di compassione.
—Perdonagli!—gli disse l'uffiziale.
—Per me,—rispose il soldato con un accento che volea parer noncurante e non l'era,—per me.... gli ho già bell'e perdonato.
—Bravo!—dissero ad una voce i soldati, i cittadini e l'uffiziale.
Intanto questi aveva acceso un sigaro alla lanterna e lo teneva fra le dita. Il prigioniero uscì, scortato dal sergente e da quattro soldati, asciugandosi gli occhi colla manica della giacchetta; tutta l'altra gente, mormorando, lo seguì.
—E tu sta allegro, veh!—disse l'uffiziale al ferito battendogli una mano sulla spalla e ponendogli coll'altra il sigaro in bocca.
Il soldato addentò il sigaro sorridendo, mandò fuori due o tre boccate di fumo, e poi, premendone la punta tra l'indice e il pollice per farlo meglio fumare, rispose con una faccia perfettamente serena:
—Sicuro che sto allegro.... ma capirà bene, signor tenente, che, in fin dei conti, le son cose che annoiano.
—Oh! te lo credo!—esclamò l'uffiziale ridendo.
Tutti i soldati risero, rise anch'esso il povero ferito, e si continuò a chiacchierar di bubbole per un altro paio d'ore, tanto che, in fin dei conti, la fu una delle più allegre serate.... che si possano passare in un corpo di guardia.
LA MADRE.
Allorchè l'inverno muore lentamente nella primavera, nelle sere di que' bei giorni limpidi, queti, senza vento, in cui si tennero spalancate per le prime volte le porte e le finestre, e si stesero fuori dei davanzali i vestiti da estate, e si portarono sulle terrazze i vasi dei fiori, in codeste belle sere chiare e stellate, anche le città,—non solamente quell'eterna campagna de' poeti,—offrono uno spettacolo vago, gentile, pieno di allegrezza e di vita. A passeggiar per le vie, si sente di tratto in tratto nel viso un'ondata d'aria tepida, odorosa, di che? di quai fiori? di quali erbe? non si sa; son profumi indistinti, ignoti, che sentono di freschezza, di gioventù, di vita. E quell'aria si aspira con voluttà aprendo la bocca e dilatando le narici, e pare che ci rinfreschi il sangue e ci rinnuovi la vita.—Oh, che buon'aria!—esclamiamo di tratto in tratto, e, quasi senza volerlo, quasi senza addarcene, di cantonata in cantonata, di via in via, ci troviamo fuori delle mura, lungo i viali circostanti alla città, nei giardini, e scopriamo e solleviamo la testa per sentirci alitare su tutta la fronte e scorrere fra mezzo ai capelli quella buon'aria soave.
Quelle sere non si può stare in casa, o, se ci si ha da stare, si sta affacciati alla finestra a guardar giù nella strada la insolita frequenza e l'insolito moto, e a rodersi del non poter discendere in mezzo a quella gente; che andare a letto per tempo e non godere, neppure dalla finestra, una così bella serata, ci parrebbe un peccato.
Nelle vie principali è un vero formicolìo. Le case son vote. Le famigliuole, anche le più casalinghe, si decisero ad uscire dal guscio; il babbo si affacciò alla finestra, guardò giù, guardò il cielo:—Bel tempo!—esclamò, e voltosi alla famiglia che gli stava dietro aspettando un cenno:—usciamo—disse allegramente, e dopo molto correre e vociare di qua e di là per tutte le stanze battendo palma a palma e mettendo sossopra la casa per cercare le vestine e i cappelli al buio, i ragazzi son pronti e la brigatella si mette in moto. Anche la nonna, povera vecchia, si sente quella sera fuggire qualche anno d'addosso e, malgrado i malanni abituali, esce anch'essa, appoggiata al braccio del nipote più savio. La comitiva si allunga giù per la via, due a due; i ragazzi innanzi salterellano e sfringuellano tra loro dando colla testa e colle mani nelle gambe a chi passa; i vecchi indietro, zoppicando e tossendo, badano a scansare le carrozze e a non perder d'occhio i fanciulli. Gli sposi di fresco e i fidanzati girano, due a due, e rigirano per le vie più quiete e pei viali dei giardini, stretti pel braccio, appiccicati, le teste che si toccano, le dita che si stropicciano, le gambe che si rasentano, e lì a dire e a dire e a dire, e a scambiarsi delle lunghe occhiate, e dei lunghi sospiri, e delle lunghe strette di mano, esclamando di tratto in tratto cogli occhi volti al cielo:—Com'è bella, questa sera, la luna!—La sartina torna dalla bottega alla casa dondolando rasente i muri la personcina leggera, e facendo le viste di non accorgersi di un cappello cilindrico che le tien dietro passo per passo, e le si parerà dinanzi alla svolta di quella tal cantonata, buia che è un piacere. Le fanciulle più poverelle, che hanno lavorato in casa dal levar del sole al tramonto, scendono, saltellando, le scale, incontrano sulla soglia della porta le vicine che stavano ad aspettare, fan crocchio e levano un cicaleggio garrulo e vivace, aggruppando le testoline come i fiori di un mazzetto, e facendo rotare attorno all'indice teso il nastro delle forbici attaccato alla cintola, e rispondendo alle parolette bisbigliate dai giovani che passano:—Grazioso! col cuore, e colla bocca: sfacciato!—E