La vita militare: bozzetti. Edmondo De Amicis
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Читать онлайн книгу La vita militare: bozzetti - Edmondo De Amicis страница 10
—Mi rincresce; bisogna ch'io me ne vada.
—Oh!
—Per forza.
—Come! Come! E perchè? proruppero vivamente il padrone e i figliuoli:—bisogna che restiate qui con noi questa notte; non siete ancora in grado di rimettervi in strada; avete bisogno di dormire; e poi con questo tempo è impossibile....
—Ma scusino....
—Ma con questo tempo è impossibile che voi vi rimettiate in cammino. Sentite.—
E tutti tacquero. La pioggia veniva giù a catinelle; la si sentiva batter forte contro i vetri delle finestre e tirava un vento d'inferno.
—Avete sentito? Come volete partire con cotesto diluvio? E con cotesto buio che non ci si vede un palmo più in là del naso?...
—Ma sentano; io sono stato anche troppo qui con loro; sa il cielo se non ci rimarrei ancora volentieri.... magari per sempre (e sorrise); ma se domattina di buon'ora io non mi trovo a Piacenza, mi metteranno in prigione.... e adesso, camminando di buon passo, sarei ancora in tempo a raggiungere il reggimento...; se tardo anche un poco....
—Ma voi non vi sentite bene; vi si vede in viso....
—Sì che mi sento bene; davvero; mi sento proprio bene adesso; mi lasci andare....
—Ma no, ma no; io farei molto male a lasciarvi andare, ve lo dico schiettamente; e se smarriste la via? E se vi mancassero le forze a mezza strada? E se vi venisse male? Restate; seguite il mio consiglio; ve lo do pel vostro bene; se credessi che voi poteste partire senza pericolo, sarei io il primo a consigliarvi di partire; ma stanco e malato come siete, con questo tempo, a quest'ora, credetemelo, non vi conviene d'uscire. Restate qui con noi, via; fateci questo piacere; ve ne preghiamo pel vostro bene.—
Il soldato stette un momento sopra pensiero.
—No, no,—proruppe poi tutto ad un tratto;—non posso, mio buon signore; domattina per tempo bisogna ch'io sia col mio reggimento; lo posso ancora raggiungere; mi scusi, non posso, bisogna ch'io vada.—
E corse nella stanza d'ingresso; dietro a lui la famiglia co' lumi. S'infilò il cappotto, si mise il cheppì, si allacciò il cinturino, si gettò in spalla lo zaino...; ma all'improvviso le ginocchia gli si piegarono sotto, lasciò cader lo zaino in terra e s'appoggiò alla parete.
—Vedete? vedete?—s'affrettarono a dire tutti gli altri; vedete che non vi sentite bene? che non siete ancora in grado di camminare? che avete bisogno di dormire?—
Egli tacque.
—Restate, restate; riprese il padron di casa pigliandolo per un braccio; dormite in casa nostra; domattina vi desteremo per tempo; vi faremo noi una lettera pel colonnello per giustificare il vostro ritardo....
Il soldato sorrise.
—Restate; ve ne preghiamo per la vostra salute; è necessario che restiate. Non è vero che restate?—
Il soldato stette un po' di tempo sopra pensiero e poi, levandosi il cheppì e il cinturino, mise un sospiro e disse:—Resterò!—
—Sia lodato il cielo!—esclamò il padrone; e gli strinse la mano. Povero giovane! pensò la sorella, e, prevedendo uno sguardo del fratello, volse il capo verso la finestra come per sentire se pioveva ancora.
Pochi minuti dopo, il padrone di casa, precedendo il soldato con un lume in mano, lo condusse alla porta d'un'elegante cameretta, l'aperse e gli disse:—Entrate.—
Il soldato entrò e, girato attentamente lo sguardo intorno, si volse al suo ospite e gli fissò gli occhi negli occhi in aria d'interrogarlo.
—Dormirete qui,—gli disse con un sorriso il buon vecchio.
—Qui?
—Già.—
Il soldato fece un atto di sorpresa e quasi di rincrescimento.—Qui non è luogo per me, signor padrone; mi faccia dormire in un'altra camera; qui, vede, io non potrei nemmeno prender sonno, me lo creda; io sono assuefatto a dormir sulla terra; io le insudicerei tutto, qui.... Mi lasci dormire in un altro luogo.—
E queste preghiere erano profferite con un accento così umile e soave, che toccavano il cuore. Il padrone lo guardò un momento e poi, dissimulando la commozione, gli rispose che non c'era altra stanza disponibile, che bisognava ch'egli dormisse in quella.
—Mi metta a dormire in cucina.
—Ma vi pare! mettervi a dormire in cucina io che vi cederei il mio letto se non n'avessi un altro da darvi, e che per voi dormirei anche giù per le scale? E poi in cucina dorme la donna di servizio.
—Allora.... allora mi metta a dormir lì fuori.
—Dove lì fuori?
—Sul pianerottolo.
—Oh!
—Ci starei bene, sa? Prima di tutto mi troverei al coperto, e poi ho la mia coperta da campo, e lo zaino per appoggiarvi la testa; e poi, già, io ci sono assuefatto a dormire al fresco e.... e poi domattina farei più presto a scendere giù; sì, sì, mi lasci dormire sul pianerottolo, signor padrone; mi ci lasci dormire.—
E stette aspettando la risposta in un certo atteggiamento di timidità e d'ansietà puerile, e con un sorriso pieno d'una così viva ed ingenua espressione di preghiera, che il padrone ne fu tocco nel più vivo dell'anima; lo guardò, s'intese battere il cuore forte forte, si sentì un impulso come d'una mano gagliarda che lo spingesse verso il suo ospite, allargò le braccia, le ritrasse, e, stringendo rapidamente la mano al soldato.—Buona notte!—gridò con voce soffocata, e scomparve.
—Buona notte!—ripetè il soldato, e rimase attonito in mezzo alla stanza coll'occhio fisso alla porta. Lo riscosse un lieve rumore alle spalle; si volse, era un bell'orologio a pendolo accosto alla parete. Lo guardò per un pezzo e poi rivolse gli occhi al letto; un bellissimo letto con parato di percalle e coperta a fiorami e piumino. Guardò il tavolino: c'era su un bel lume da notte che spandendo intorno sulle pareti e sui mobili una languida luce, ne abbelliva d'un cotal velo di mistero la splendidezza. Egli guardava or l'una or l'altra cosa colla bocca aperta e le braccia penzoloni; gli pareva di sognare.
Tornato interamente in sè, riavutosi da quello stupore e da quella confusione che gli avean pieno sino allora il cuore e la testa, ripensò pacatamente ai suoi ospiti, si risovvenne distintamente di tutte le garbatezze che gli avevano fatte, gli parve di udirsi risonar di nuovo all'orecchio tutte le affettuose parole che gli avevano dette, si ricordò del reggimento, della marcia, della pioggia, del suo svenimento; si guardò un'altra volta intorno, giunse le mani con impeto, mandò fuori una voce convulsa come tra il gemito e il riso.... Il suo cuore era già colmo di tenerezza; per farlo traboccare non ci voleva più che un'idea; l'idea venne; pensò a un'altra casa, alla sua, e il confronto gli suscitò nel cuore una così profonda e strana emozione ch'egli si abbandonò sulla sponda del letto colla faccia nelle mani.
Poco dopo era coricato e dormiva. Quel volto rozzo e abbronzato, e così com'era rischiarato da quel fioco lume, faceva un