Visione D'Amore. Dawn Brower
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“Ancora questo Hitler. - borbottò - Ha tutta l’aria di voler dichiarare guerra al mondo intero. Qualcuno dovrebbe fermarlo. E dire che siamo nel 1933, diamine!” esclamò. Il 1933? Ma lei non era ancora nata! O meglio: era nata, sì…ma avrebbe dovuto avere non più di tre anni! Come faceva invece a trovarsi nel corpo di una giovane donna? E di lei bambina…che ne era stato? Il cuore le si fermò nel petto, a questo pensiero.
"Non avete ancora mangiato nulla, ma forse è meglio così. A breve v’imbarcherete, e se soffriste di mal di mare…Ma sulla nave sarete servita di tutto punto. I vostri bagagli sono già pronti, Ida ha provveduto a tutto! Siete pronta per partire, mia cara?” disse la duchessa. Ida. Doveva essere l’arpia che aveva conosciuto. Dio, se non le facesse tanto male la testa…
"Credo di sì…vostra grazia." Aveva detto giusto? Se non ricordava male era così che bisognava rivolgersi ai Duchi…almeno a quelli di una volta. Nel 1951 le cose erano un po’ diverse…ma non di tanto. E quella donna? Forse era la madre di Vivian, per questo le somigliava. Come si chiamava? Brianne, le sembrava.
"Ida mi ha informato quando è venuta a svegliarmi. Partirò per la Germania…giusto?” Il posto più terribile del mondo! Se era davvero piombata nel 1933…la Germania era in piena epoca nazista e si stava preparando davvero per dichiarare guerra! Una tragedia orribile, con la deportazione e l’assassinio di milioni di Ebrei, zingari, disabili, gay…Oh Dio! E lei…ci si trovava giusto in mezzo!
"È una donna molto efficiente.” La duchessa sorrise. “È stato un piacere avervi nostra ospite. Abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti di vostro padre, da quando siamo arrivati a New York due anni fa. Sapete che la mia famiglia è originaria della Carolina del Sud e ha una tenuta a New York.”
Certo che lo sapeva ... solo che se l’era dimenticato. La duchessa lanciò uno sguardo di rimprovero alla figlia. “Fu quando perdemmo nostra figlia. Senza l’aiuto del vostro caro padre non l’avremmo mai ritrovata a Central Park.”
Hmmm. Interessante. Un aspetto di Lady Vivian che non conosceva affatto. Quindi, da piccola il suo capo era un po’ ribelle. Un momento: ma era la Lady Vivian che conosceva, quella? E che ci faceva da piccola a Central Park…da sola?
“Mio padre è sempre molto gentile.” mormorò, tenendosi neutra. Sperò di non stare dicendo cretinate.
“Edward Wegner è un brav'uomo. Spero che gli piaccia il suo nuovo incarico di vice Ambasciatore in Germania.” esclamò a sorpresa il duca. Ripiegò il giornale e lo mise da parte. "Ma credo che non resisterà a lungo, laggiù. Presto l’atmosfera si farà calda, in Germania. Abbiamo già sofferto tanto per una guerra, ma temo che se ne scoppierà un’altra sarà anche peggio.”
Parole sante! Il duca non sapeva quanto avesse ragione. Anya deglutì a fatica e cercò di mangiare qualcosa. Fece un boccone delle sue uova strapazzate sperando che, se fosse stata impegnata a mangiare, nessuno le avrebbe fatto altre domande.
"Oh Julian, siete sempre il solito! - esclamò amabilmente la duchessa - Non la spaventate con le vostre farneticazioni. Il viaggio sarà già lungo di suo. Non mettiamole in testa altri pensieri! Siete stato in Germania e me lo avete descritto come un paese adorabile, molto ben organizzato e ricco. Perché dovrebbe covare un’altra guerra?”
C'era qualcosa che le sfuggiva, nel tono della duchessa. Era stata in Germania? Se Anya ricordava bene, il duca era stato una spia durante la prima guerra mondiale. Probabilmente era stato anche in Germania, ma la duchessa era Americana. Di sicuro lei se n’era rimasta tranquilla a casa. Cosa ne pensava del regime nazista?
Anya ingoiò il suo boccone, che le scese dolorosamente in gola come se raspasse sulla carta vetrata.
"Non credo di farle paura. In fondo, va a trovare il suo fidanzato.” disse il duca.
"Davvero?” pensò Anya. Non era una domanda, quella del duca, ma un’affermazione. Quindi doveva essere così, era fidanzata. Che ci faceva il suo fidanzato in Germania?
La duchessa sorrise. "Sempre che Anya non abbia ripensamenti. Vostro padre ha detto che è nell'esercito tedesco ... un ufficiale di alto rango. "
Un ufficiale…nazista? Ma che cosa aveva in testa il suo…presunto padre? “Non saprei…ma non credo.” mormorò. Decise di far credere che era una figlia obbediente e rispettosa. Magari amava davvero il suo fidanzato, chissà…
"Bene. - disse la duchessa, sempre con quello strano tono - In ogni caso, avete tutta la vita davanti a voi. Ci sono decisioni che richiedono tempo…e fidanzamenti che non possono essere spezzati tanto facilmente.”
Anya sorrise con cortesia. Non capiva ancora dove volesse arrivare la duchessa. Intendeva…dissuaderla da quel matrimonio? Si pulì la bocca con il tovagliolo e si alzò.
“Se Vostra Grazia vuole scusarmi, ho bisogno di preparare le ultime cose, prima di partire.” disse.
"Certamente, mia cara. - rispose la duchessa, senza alzarsi - Odio gli addii, quindi non verrò fuori a salutarvi. Ricordate comunque che in questa casa siete sempre ospite gradita. Fate buon viaggio.”
Avrebbe dovuto inchinarsi? Per tranquillità Anya optò per una graziosa riverenza ai duchi, poi uscì dalla sala. Aveva bisogno di calma per riflettere. Tutto quello che aveva scoperto non andava affatto bene…Anzi, da quel poco che aveva capito era proprio in un mare di guai.
CAPITOLO TERZO
Ottobre 1933
Anya guardò fuori dal finestrino dell'auto che dalla stazione ferroviaria la stava portando alla sede transitoria dell’ambasciata Americana. Era all’oscuro di tutto. O almeno, di ciò che la riguardava direttamente. Sapeva solo che tutti la credevano Anastasia Wegner, figlia di un membro dello staff dell'ambasciatore William Dodd.
Da quello che aveva intuito, non somigliava per niente a questa Anastasia. Dall’idea che si era fatta, Ana era una ragazza un po’ succube e senza alcuna ambizione. Aveva persino accettato di fidanzarsi con un ufficiale Tedesco! Si sentì il sangue al cervello, al pensiero di dover sposare un nazista. Lei non avrebbe mai potuto farlo! Era tutto così…strano. L’unica cosa che era rimasta uguale era quell’anello di opale che teneva al dito: era sempre quello che le aveva regalato sua nonna, preciso in tutto, dalla foggia al disegno floreale all’opale rotondo.
All'inizio non ci aveva fatto caso, tra il mal di testa e tutta quella serie di cose che l’era capitato tra capo e collo…
Eppure, eccolo lì, come sempre. Poteva trattarsi di una coincidenza, ma qualcosa le diceva che non lo era affatto. Era probabile, invece, che fosse l'anello di fidanzamento di Ana. Solo per questo provava il forte impulso di strapparselo dal dito e buttarlo chissà dove. Ma si trattenne. La dolce Ana non avrebbe mai fatto una cosa del genere. S’impose quindi di mantenere il controllo.
Sospirò e chiuse gli occhi. Presto sarebbero arrivati all'ambasciata e avrebbe dovuto incontrare il padre di Ana. Quel poco che