Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3. Ali Bey

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Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - Ali Bey

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genitori. Quanto diversi sono i fanciulli musulmani di Féz, che frequentemente ci mostrano delle figure angeliche!

      In vista dell'estesissimo commercio di questa città parrà strano che non siavi alcuno stabilimento pubblico per diramare le lettere, e perciò la corrispondenza si eseguisce per mezzo dei patroni de' batelli che vengono frequentemente da Smirne, da Costantinopoli, e da altri luoghi. Arrivati in Alessandria scorrono le strade e le case colle lettere avviluppate in un fazzoletto, e chiunque aspetta lettere, domanda il sacco, e visita tutte le lettere perchè d'ordinario il portatore non sa leggere, onde la corrispondenza rimane esposta all'indiscrezione, o all'interesse speculatore di qualche negoziante.

      Benchè il clima d'Alessandria sia caldo non lo è per altro in ragione della sua posizione geografica. I venti di mare vi regnano tutta l'estate, e vi mantengono l'aria umida, di modo che il mio igrometro segnava un alto grado d'umidità in uno de' più caldi giorni ch'io vi provassi nel luglio e nell'agosto; ed il termometro all'ombra non si alzò mai oltre i ventidue gradi di Reaumur.

      L'oftalmia risguardata come la sola malattia endemica del paese, parmi procedere da una causa affatto meccanica: essendo senza dubbio l'effetto di alcuni grani di sabbia impalpabile, di cui l'atmosfera è sempre ingombra. Penetrando questa nell'occhio, vi eccita una specie di prurito, che provoca a strofinarsi. Siccome l'organo è d'ordinario irritato dal riverbero del sole e della polvere salina, la più leggiera confricazione allorchè la sabbia è penetrata nell'occhio lacera la pellicola, e produce l'infiammazione. Poche persone sfuggono a questa malattia. Convinto di questa verità allorchè mi sentivo qualche corpo straniero nell'occhio resistevo costantemente al prurito, e tale precauzione mi salvò dall'oftalmia.

      Fui meno antiveggente pei cambiamenti di temperatura in autunno; i quali sono in questo così improvvisi, che nello spazio di tre o quattr'ore provansi più variazioni di caldo e di freddo; onde vi soffersi una leggiera indisposizione.

      Benchè la storia de' paesi da me visitati possa sembrare straniera all'itinerario de' miei viaggi, la singolare situazione politica dell'Egitto, paese privo di sovrano territoriale, e che gode d'una specie d'indipendenza anarchica domanda una particolare attenzione.

      Dietro le notizie che ho potuto procurarmi sul luogo, darò dunque un cenno intorno alla sua situazione dalla spedizione francese fino al giorno della mia partenza per la Mecca.

      È noto che un branco de' Francesi che occupavano l'Egitto dovettero cedere agli sforzi riuniti di un'armata inglese di 23,400 uomini, comandata dal generale Abercrombis; di un'armata turca di 6,000 sbarcata ad Aboukir, sotto gli ordini di Hassan Pascià, Capitano Pascià della porta Ottomana; di un'altra armata inglese di 6,000 diretti dal general Beird sbarcato a Suez, e di una quarta armata turca di 28,300 uomini, proveniente dalla Siria comandata dal Gran Visir; che uniti a 27,000 marinaj ed impiegati forma un totale di 70,700 uomini. Col mezzo di questa forza l'Egitto rimase in potere degl'Inglesi e de' Turchi.

      Alcun tempo dopo in forza del trattato d'Amiens gl'Inglesi evacuarono il paese, Hassan Pascià si ritirò, ed il governo d'Egitto rimase tra le mani di Mehemed Pascià che aveva un corpo di truppe turche ai suoi ordini, composte in gran parte d'Albanesi e d'Arnauti. Ben tosto gli Albanesi si ribellarono contro il Pascià turco, e chiamarono i Mamelucchi che vivevano ritirati nell'alto Egitto. Questi non tardarono ad averne l'esclusivo comando, e gli Arnauti rimasti semplici soldati al servizio dei Bey, non soffrirono a lungo la loro signoria, si rivoltarono, e ne fecero perir molti; gli altri si salvarono nell'alto Egitto. Quando cominciò la sollevazione del Cairo, il bravo Osman Bey Bardissi trovavasi in casa con una ventina al più di Mamelucchi. Attaccato da alcune migliaja d'Arnauti, fa tranquillamente sellare i cavalli, indi tutt'ad un tratto facendo aprire le porte piomba come un fulmine sugli Arnauti, attraversa le loro file, e si ritira nell'alto Egitto ove trovasi anche al presente2. È verosimile che questa sollevazione fosse organizzata da Koursouf Pascià, governatore d'Alessandria, e che i scheich del Cairo non vi fossero stranieri.

      Koursouf si recò subito al Cairo, e prese il comando dell'Egitto: ma gli Arnauti sempre inquieti, ed altronde tormentati dai scheih del Cairo abbassarono Koursouf, e gli sostituirono Mehemed Alì attuale Pascià.

      Mentre i Mamelucchi erano al Cairo, la Porta aveva nominato governatore d'Alessandria l'inquieto Alì Pascià ch'erasi di già fatto conoscere nella rivoluzione di Tripoli di Barbaria, ov'era stato alcun tempo Pascià intruso. Venne in Alessandria con istruzioni d'indebolire la potenza degli Arnauti e de' Mamelucchi, per rimettere l'Egitto sotto l'immediata ubbidienza della Porta. Era seguito da un corpo di truppe di lui degne: l'indisciplina, il disordine, la licenza loro erano giunte a tale, che non facevansi riguardo di tirare dei colpi di fucile contro le persone che incontravano per istrada, e che gli prendeva voglia d'uccidere senza veruna ragione. Gli Europei e le loro case non erano sicure da tanta licenza, e le case de' consoli non erano in verun modo rispettate. Dal suo canto Alì Pascià ch'era il più crudel uomo che immaginare si possa, non lasciava passare un solo giorno senza fare strozzare qualche vittima, facendone poi gettare i corpi nel mare; mentre altre ne faceva assassinare segretamente nelle catacombe. Tale era l'uomo che la Porta incaricava di rimenare l'Egitto sotto le sue leggi.

      Infruttuosi riuscirono i reclami de' Consoli Europei al Pascià per metter fine agli eccessi delle sue truppe, onde risolsero di andare colle loro famiglie a bordo di una fregata che trovavasi in porto, e di là spedirono le loro rimostranze ai rispettivi ambasciatori a Costantinopoli.

      Alì Pascià intimidito da questo passo dei Consoli gl'invitò a trattare con lui; e finalmente accettarono la proposizione di ritornare alle loro case dopo avere solennemente capitolato col Pascià.

      Terminata questa vertenza, ottenne da' Mamelucchi e dagli Arnauti di poter recarsi senza truppe al Cairo. Ma appena vi fu arrivato, facendo avanzare le sue truppe, furono sorprese e disfatte in sulla strada. In conseguenza Alì Pascià ebbe ordine di sortire dal Cairo e dal paese, prendendo la strada della Siria. Il terzo giorno il corpo de' Mamelucchi che lo scortava, rimasto addietro, fece fuoco contro di lui, che ne rimase ucciso con tutta la sua gente.

      Mentre ciò accadeva in Egitto, la politica andava preparando per quel paese e pel commercio europeo del Levante un'assai più importante rivoluzione, che andò poi fallita.

      Quando gl'Inglesi evacuarono l'Egitto, il Mamelucco Elfi Bey schiavo ed erede di Murat Bey partì con loro alla volta di Malta con intenzione di recarsi a Londra. Ma perchè le circostanze politiche variavano ad ogni istante, e l'importanza della persona d'Elfi Bey ne seguiva le vicende; stanco della poca considerazione in cui dagl'Inglesi era tenuto a Malta, pensò di entrare in trattative colla Francia; ed era già pronto ad imbarcarsi per andarvi, quando gl'Inglesi gli offrirono una nave per passare a Londra; ove appena sbarcato concertò tutto quanto poteva ad un tempo convenire alla propria ambizione, ed agl'interessi della Gran Brettagna. Gli furono in conseguenza assegnati fondi e mezzi per ingrandirsi, e convenuto il piano di condotta che doveva tenersi verso l'Egitto.

      Ricolmo di doni e di ricchezze fu Elfi ricondotto in Egitto sopra una fregata inglese: ma Osman Bey Bardissi, il più valoroso ed influente di tutti i Bey adombrato del ritorno d'Elfi, e temendone l'ingrandimento, dispose di disfarsene ad ogni costo. Quando seppe ch'era sbarcato in Egitto, trovò chi si prese l'incarico di avvelenarlo, e temendo che non bastasse il veleno, gli tese insidie per assassinarlo sulla strada.

      Elfi dubitò, o fu segretamente avvisato del pericolo che gli sovrastava, e fuggì a cavallo a traverso al deserto, solo, senza danaro, e privo di tutto. Si racconta, che entrato senza saperlo nella tenda di un Bedovino suo nemico mentre non eravi che la sua sposa, palesò il proprio nome per ottenere qualche soccorso. Spaventata la donna del suo pericolo, gli diede viveri ed acqua, pregandolo a fuggir subito onde non essere sorpreso dal marito che mortalmente l'odiava. Elfi approfittò del consiglio. La donna raccontò al marito l'accadutole, il quale non dimenticando in quel primo impeto

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<p>2</p>

Dopo l'epoca di cui parla il nostro viaggiatore Osman Bey fu avvelenato. (Nota dell'Editore Francese)