Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3. Ali Bey

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Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - Ali Bey

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più alta importanza diventa uno stromento destinato a misurarli: ed un saggio governo deve prendersene la più attenta cura, perchè conoscendo anticipatamente la misura del raccolto, può provvedere, prima che si sentano, ai bisogni della popolazione. Per tali considerazioni i Francesi diedero a quest'oggetto la debita importanza, ed è loro dovuto il bel passeggio con doppie linee di alberi che attraversano in tutta la sua lunghezza l'isola della Rouda dal S. al N.

      Di là ritornai al vecchio Cairo o Mussar-el-Atik, sobborgo posto sulla diritta del fiume in faccia all'isola di Djizè. Vuolsi che altra volta questo sobborgo fosse più dilettevole soggiorno di quello del Cairo per le moltissime case di delizia che vi avevano i grandi ed i ricchi abitanti del Cairo e che oggi abbandonate vanno cadendo in ruina. Pure la popolazione del vecchio Cairo è ancora ragguardevole, ed i pubblici mercati abbondantemente provveduti. Sonovi monasteri di varj riti Cristiani. Io visitai quello de' Greci situato in amena posizione, la di cui terrazza signoreggia la città e la campagna. Da questo punto vedonsi le piramidi di Sakkara, che sembrano rivalizzare con quella di Djizè. La cappella di questo monastero dedicata a S. Gregorio è sommamente venerata dalle persone del paese per l'immagine del Santo posta in un angolo sopra un piccolo altare, e chiusa con griglia d'acciajo. Nel centro della cappella s'innalza una colonna, dalla quale pende una catena di ferro con cui vengono legati i pazzi che vi sono condotti per ottenere il patrocinio del Santo; e que' monaci assicurano, che accadono frequenti miracolose guarigioni, qualunque siasi la religione del pazzo che vien presentato.

      Visitando il convento de' Cofti fui condotto in una grotta sotto l'altar maggiore, nella quale credesi che si ricoverasse la famiglia di Gesù quando venne in Egitto, salvandosi dalle persecuzioni di Erode: ma la cosa mi parve troppo assurda per meritarsi la menoma considerazione. È non pertanto a credersi che la grotta e la cappella non siano sterili monumenti pei monaci che ne hanno cura.

      Boulak posto sulla sponda del Nilo è il più considerabile sobborgo del Cairo. Sonovi molti buoni edificj, e la sua posizione lo assicura dalla distruzione, che si fa già sentire a Djizè, ed al vecchio Cairo. Il porto di Boulak è sempre coperto di bastimenti che commerciano con tutti i paesi posti lungo le rive del Nilo, e perciò vi si vede assai movimento, e le dogane danno molto profitto all'erario. La strada da Boulak al Cairo rifatta ed abbellita dai Francesi offre un dilettevole passeggio.

      Rispetto al commercio di Boulak, è certo che adesso non è se non un'ombra di ciò che dovrebbe essere, perchè l'insurrezione dell'alto Egitto, ove sonosi ritirati i Mamelucchi con Ibrahim Bey ed Osman Bey Bardissi, toglie al Cairo tutto il commercio dell'interno dell'Affrica. Inoltre le rivoluzioni di Barbaria impediscono la partenza delle carovane di Marocco, d'Algeri, e di tutti i paesi occidentali; e d'altra parte gli Arabi di Ssaddor, ossia deserto dello smarrimento, si avanzano fin presso a Suez per ispogliare le carovane che portano le mercanzie dell'Arabia e dell'India, procedenti dagli scali del mar Rosso: a ciò si aggiunge per ultimo la guerra degl'Inglesi che guasta affatto il commercio del Mediterraneo: tutte cose estremamente nocive all'esterno commercio dell'Egitto.

      Nè più florido è il commercio interno, perchè tutto l'alto Egitto è dominato dai Mamelucchi, la provincia di Bohira da Elfi, e gli Arabi della provincia di Scherkia sono rivoltati; parziali tumulti succedonsi senza interruzione nella Garbia o Delta, di modo che non è possibile fare un passo nell'Egitto senza esporsi a gravissimi rischi.

      Se in così triste circostanze si fa tuttavia al Cairo un notabile commercio, quale sarebbe in più felici tempi e sotto un provvido governo…!

      CAPITOLO XXXII

      Viaggio a Suez. – Navigli Arabi. – Tragitto del mar Rosso. – Pericolo della Nave. – Arrivo a Diedda. – Vertenza col governatore. – Diedda.

      Agli 11 di dicembre, essendo terminato il Ramadan, feci le necessarie disposizioni per proseguire il viaggio della Mecca. Varj miei amici scrissero ai loro corrispondenti di Suez, di Diedda, e della Mecca, per prepararmi alloggio e protezione in tutti i luoghi in cui doveva trattenermi; ed il lunedì 15 dicembre 1806 uscii dal Cairo accompagnato da molti scheik. A non molta distanza dalla città presi congedo da questi buoni amici, cui non poteva permettere d'avanzarsi più oltre nel deserto, e due o tre ore dopo, feci alto ad Ahsas lontano mezza lega al Nord di Mafarieh3.

      Ad Ahsas attesi due giorni sotto la tenda la riunione d'una numerosa carovana. In questo frattempo alcuni amici del Cairo sì musulmani che cristiani vennero a trovarmi, e tra questi il console francese accompagnato da molte persone, e da cinque Mamelucchi rinnegati Francesi al servizio di Mehemed Ali. Interpellai costoro se fossero contenti del presente loro stato, e seppi che dopo aver fatto parte dell'armata francese, avevano preso il turbante, e che trovavansi vantaggiosamente stabiliti in Egitto colle loro famiglie. Hanno una piastra spagnuola al giorno, ed essendo quasi sempre in commissione ne' villaggi per riscuotere le contribuzioni e per altri oggetti, ne ritraggono considerabili vantaggi. Hanno inoltre bellissimi cavalli, e sono riccamente equipaggiati.

      Il segno della partenza fu dato il Giovedì 18 a mezzogiorno, e subito si videro arrivare da tutte le bande lunghe file di cammelli che uscivano dai rispettivi accampamenti per riunirsi agli altri, che tutti si posero in cammino a traverso il deserto dirigendosi a levante.

      Io non conduceva meco che quattordici cammelli, avendo lasciati in Egitto la maggior parte de' miei effetti ed alcuni domestici. La carovana conteneva cinquemila cammelli, e due in trecento cavalli, ed era composta di musulmani d'ogni nazione che facevano il pellegrinaggio della Mecca. I cammelli camminano in lunga fila, e con un passo eguale come quello di un pendulo. Si passò parte della notte accampati in mezzo al deserto.

Venerdì 19 dicembre

      Siccome la carovana camminava lentamente, tenendo sempre la medesima direzione io la sopravanzava, accompagnato da due domestici, i quali tendevano un piccolo tappeto ed un cuscino presso la strada, e su questo restava seduto più di tre quarti d'ora che richiedevansi pel passaggio della carovana; ed allora rimontando a cavallo ripeteva la stessa operazione tre o quattro volte al giorno, ingannando in tal modo il tedio di quel lento viaggio.

      Tutto questo deserto è composto di colline di arena affatto sciolta, e priva di qualunque essere vegetabile o animale; non un insetto, non un uccello. Scopresi a destra in molta distanza una diramazione del Djebèl Mokkattàm, ossia montagna tagliata del Cairo, che si prolunga fin presso a Suez.

Sabato 20

      Si riprese il cammino in sul far del giorno; e giunto sulla sommità d'una collina vidi in molta distanza la città di Suez. Allora tutti quelli ch'erano a cavallo, e gli Arabi armati, sui cammelli o sui dromedarj, si posero in sul davanti della carovana formando come una linea di battaglia, e proseguirono la marcia così ordinati. Non molto dopo scoprimmo un branco di gente a cavallo che sortiva da Suez per venirci incontro. Già ci preparavamo a difenderci, quando si riconobbero per soldati Arnauti, ed abitanti di Suez: la gioja sottentrò al timore, e riunitisi insieme i due corpi si rinnovarono le allegrezze.

      Noi marciavamo collo stess'ordine sopra una lunga linea, mentre alcuni Arabi staccandosi qua e là a destra ed a sinistra, si sfidavano l'un l'altro e divertivansi correndo, e tirando delle fucilate parallelamente alla nostra linea, talchè sentivasi il fischio delle palle che ci passavano assai dappresso; lo che riusciva sommamente piacevole alla carovana. Ed a dir vero è uno straordinario colpo d'occhio il vedere questi Arabi staccarsi dalla linea, correre a briglia sciolta, montati sopra cavalli o dromedarj, colla lancia in resta in una direzione parallela alla linea, e tanto vicini che la punta della lancia passava lontana quattro dita dal naso dei nostri cavalli. Figurisi la specie di movimento che dovevano dare ai loro cavalli per non toccare la linea che andava avanzando: era duopo che i loro cavalli corressero con passo obliquo e veloce come il lampo: che cavalli sono mai gli arabi!

      Finalmente verso mezzogiorno in mezzo al romore delle fucilate ed ai gridi di gioja la carovana entrò in Suez, ove io fui alloggiato nella casa che mi era stata preparata

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Avendo Ali Bey perduto il giornale del viaggio del Cairo a Diedda, fu obbligato di rifarlo col soccorso di alcuni fogli staccati; ed avendo poscia rifatta la stessa strada ritornando dalla Mecca al Cairo, di poco danno ha potuto essere la perdita delle particolarità rimarcate nella descrizione del primo.